Finalmente si inizia a far luce sull’anfiteatro romano al Borgo
Finalmente si inizia a far luce sull’anfiteatro romano sepolto nel bel mezzo del Borgo di Taranto. Nei prossimi giorni infatti saranno avviati gli approfondimenti attraverso l’utilizzo di georadar per verificare lo stato e la consistenza dei resti che giacciono in gran parte al di sotto degli uffici comunale il cui atrio ospitò, nei decenni passati, il mercato coperto.
Non tutti gli studiosi e i funzionari, com’è noto, sono convinti della consistenza di ciò che è sopravvissuto alle devastazioni della seconda metà dell’Ottocento, quando, soprattutto per impulso della Marina Militare, la città conobbe la sua rapida espansione. Più volte, in passato, si era deciso di effettuare saggi di scavo, ma nessuna iniziativa si è rivelata determinante. Compreso il limitato saggio effettuato, in occasione dei lavori di consolidamento delle strutture sovrastanti, che ha riportato alla luce tratti delle strutture di sostegno alle gradinate. Ma a far pendere l’ago della bilancia sulla necessità di attuare finalmente una verifica è stato l’appello lanciato qualche mese fa, attraverso un documento pubblico, dal noto archeologo Francesco D’Andria, tarantino di nascita e leccese di adozione.
A farsi promotore e portavoce dell’iniziativa è stato il consigliere e rappresentante del movimento politico Demos Gianni Liviano che organizzò dapprima un partecipato incontro pubblico nellala sede di via Fiume. Tra i relatori illustri, oltre allo stesso D’Andria, gli archeologi: Giuliano Volpe, già rettore dell’Università di Foggia, e Aldo Siciliano, presidente dell’Istituto per la Magna Grecia, Rino Montalbano, del Politecnico di Bari e Stella Falzone direttore del MarTa. Successivamente fu avviata una petizione con oltre 3.000 firme a sostegno del recupero dell’anfiteatro.
Liviano chiese ed ottenne, poi, di audire in commissione Assetto del territorio il professor D’Andria che in quella circostanza spiegò ai consiglieri presenti le origini dell’anfiteatro e le ragioni dell’opportunità del suo recupero.
La scorsa settimana l’intero consiglio comunale ha approvato all’unanimità la mozione presentata dallo stesso Liviano finalizzata a impegnare il Comune a consentire lo svolgimento degli studi che avranno inizio nei prossimi giorni. In quella circostanza l’assessore Ciraci anticipò al consiglio che la sovrintendenza aveva chiesto al Comune l’autorizzazione allo svolgimento dello studio in questione.
La mozione/risoluzione per l’anfiteatro, sottoscritta da Gianni Liviano, Luca Contrario, Enzo De Gregorio, Antonio Lenti e Lucio Lonoce, ricorda, tra l’altro, come su questo argomento si siano espressi, nomi prestigiosi dell’archeologia italiana ed europea, come il tedesco Dieter Mertens, e poi Francesco D’Andria, Emanuele Greco, Pier Giovanni Guzzo, Giuliano Volpe, Luigi Todisco, Grazia Semeraro e molti altri, tutti con la speranza di portare alla luce e valorizzare l’edificio sepolto.
Il consiglio comunale impegna il sindaco e la giunta ad “attivare una interazione con la direzione del MArTA, e con la Soprintendenza archeologica, al fine di risolvere il problema del saggio di scavo aperto nel cortile del Mercato Coperto, attualmente utilizzato come parcheggio e completamente ingombro di auto, dove sono “esposti” due muri in opera reticolata, sbrecciati, in abbandono e ricettacolo di rifiuti, appartenenti al monumento che, sotto l’Impero di Augusto, segnava il paesaggio dell’antica metropoli greca in vista di Mar Grande e del suo Golfo”. E ad avviare, di concerto con le strutture periferiche del MIC e con le Università pugliesi, che hanno dimostrato il loro interesse alla collaborazione, le azioni necessarie a dare seguito a tutta una serie di richieste operative contenute nell’appello.
Liviano rivolge un ringraziamento pubblico a Francesca Romana Paolillo, soprintendente presso la sede di Taranto della Soprintendenza Nazionale per il patrimonio culturale subacqueo, per aver raccolto l’invito corale di gran parte della città e aver deciso di finanziare lo studio che si svolgerà nei prossimi giorni.