Beato Carlo Acutis, un giovane tra i giovani
L’esperienza di missione nelle scuole durante la peregrinatio delle reliquie
Intervista di Mimmo Laghezza a padre Carlos Ferreira ofm cap., rettore e parroco del Santuario della Spogliazione di Assisi
La settimana appena trascorsa ha rappresentato un tempo di grazia per l’intera comunità diocesana, impegnata nell’accogliere le reliquie del Beato Carlo Acutis (1991-2006), giovane testimone della fede che ha fatto dell’eucarestia e del servizio ai più poveri le colonne portanti della sua breve ma intensa esistenza. E mentre sul palco dell’Ariston di Sanremo si rimaneva folgorati da alcune esibizioni artistiche considerate dai più “trasgressive”, il servizio diocesano per la pastorale giovanile della nostra diocesi era in azione per proporre ai giovani e agli adolescenti del nostro territorio una forma di “trasgressione” diversa, paradossale ma probabilmente più efficace: quella della santità.
Per otto giorni, dal 12 al 19 febbraio, la testimonianza di questo teenager, proclamato beato dalla Chiesa nel 2020, ha toccato i cuori di numerosissime persone appartenenti alle nostre comunità parrocchiali. Tanta fede, tanta grazia, tanta vita è passata davanti all’immagine e alle reliquie del Beato Carlo che ogni pomeriggio venivano accolte, con una impressionante partecipazione dei fedeli, nelle vicarie della nostra diocesi. Ad accompagnare la peregrinatio, oltre ai sacerdoti dell’ufficio diocesano per la pastorale giovanile, si è fatto presente padre Carlos Ferreira ofm cap., rettore e parroco del Santuario della Spogliazione di Assisi. Occhi profondi, temperamento gioioso e cuore caldo, con una vivacità e un brio tipicamente brasiliano, il francescano ha saputo coinvolgere con grande successo ciascuna delle realtà incontrate, portando a tutti il commovente racconto della vita di questo adolescente che ha saputo preservare la sua originalità e la sua bellezza dalle correnti omologanti del mondo.
Ciò che, senza dubbio, ha rappresentato il cuore di questa travolgente esperienza diocesana è stata soprattutto la visita in alcune scuole del nostro territorio. Si è trattato di una vera e propria “missione”, così come l’ha vissuta padre Carlos e chi lo accompagnava, in cui si è cercato di raggiungere quanti più giovani possibile per proporre non tanto la storia di un santo da emulare eroicamente quanto l’amicizia di un nuovo compagno che sicuramente può essere una spalla su cui poggiarsi negli anni così complessi e meravigliosi dell’adolescenza e della prima giovinezza.
Grazie alla collaborazione e alla disponibilità dei dirigenti scolastici e dei docenti sono stati raggiunti circa 700 giovani alunni di cinque istituti di Taranto e dell’hinterland. In modo particolare le reliquie del Beato e la testimonianza di padre Carlos è stata accolta dagli Istituiti Alberghieri “Mediterraneo” di Pulsano e “Elsa Morante” di Crispiano, dal Liceo Artistico “V. Calò” di Grottaglie, dal Liceo “Tito Livio” di Martina Franca e dal Liceo “G. Ferraris” di Taranto. In questi luoghi di formazione, padre Carlos ha potuto incontrare gioie, attese, speranze e fatiche dei nostri ragazzi in modo particolare in relazione alla “questione fede”. La risposta dei ragazzi è stata sorprendente: il grado di attenzione e di partecipazione all’incontro-dialogo è stato sempre molto alto e ciascuno dei ragazzi incontrati ha saputo coinvolgersi e confrontarsi con quanto veniva offerto loro.
Dopo una breve presentazione, padre Carlos proponeva con semplicità la figura di Carlo Acutis come giovane coetaneo dei ragazzi incontrati, dei quali ha condiviso hobby, talenti, interessi ma anche fatiche e ansie vissute però non nella chiusura in sé stessi ma in una grande apertura a Dio e agli altri. In modo particolare, prendendo spunto da parole e da episodi della vita del Beato Acutis il racconto appassionato di Padre Carlos si incentrava poi su tematiche particolarmente calde e vicine al mondo giovanile di oggi, intercettando così il loro vissuto concreto.
Su tutte le espressioni del beato dei millennials, il suo famoso monito “tutti nasciamo originali ma molti muoiono fotocopie” ha fornito la giusta occasione per riflettere nelle classi su un grave rischio che accomuna la maggior parte dei giovani del nostro tempo: l’omologazione assoluta a canoni prestabiliti e incontestabili che lasciano poco spazio all’originalità e alle peculiari bellezze del singolo. Spesso, suggeriva padre Carlos, alla radice dei fenomeni giovanili di omologazione c’è una compromettente difficoltà ad accettare sé stessi, situazione esistenziale che Carlo ha saputo attraversare con uno sguardo di misericordia su sé e sugli altri.
Il giovane Acutis è stato anche un abile programmatore informatico e un grande esperto dell’utilizzo degli strumenti digitali, tanto che potrebbe a breve essere dichiarato particolare protettore dell’internet. Ciò ha fornito l’occasione per poter dialogare con i ragazzi incontrati nelle classi anche circa la relazione con i social e il pericolo ricorrente di diventare dipendenti dai nostri Smartphone, compromettendo gravemente le capacità relazionali di ciascuno. A tal proposito, padre Carlos proponeva un piccolo e simpatico esperimento, chiedendo ad alcuni volontari la disponibilità ad offrire il proprio cellulare per verificare la possibilità di dipendenze in atto. Singolare allora assistere alla moltiplicazione dei cellulari che venivano posti sulla cattedra proprio accanto alle reliquie del Beato Carlo, giovane tra giovani.
Altra tematica che ha suscitato un attivo coinvolgimento dei ragazzi nelle scuole è stata quella del dolore e della morte su cui ci si è soffermato a partire proprio dall’esperienza della malattia di Carlo Acutis, morto improvvisamente per una leucemia fulminante. Si è riflettuto su come molto spesso una persona che soffre si senta quasi in diritto di far soffrire altri: l’esperienza di Carlo insegna invece che anche nel momento più alto della sofferenza, il dolore si riveste di luce se vissuto per amore.
Un episodio fra tutti resta impresso nella memoria: padre Carlos chiede in una classe “Volete vedere un miracolo?” Tutti restano esterrefatti e tra stupore e un po’ di razionale diffidenza, sussurrano un timido “Sì”. “Lo volete vedere?” incalza il buon francescano con le braccia in aria. “Siete voi il miracolo!”.
Come darti torto padre Carlos? L’esperienza di missione nelle scuole è stata davvero un miracolo: sono stati incrociati gli sguardi e i cuori di circa 700 giovani, sguardi e cuori colmi di speranza, di luce, di insicurezze e paure. Sguardi e cuori benedetti da un amico speciale che dal cielo, a partire da questa settimana, fa il tifo per tutti i giovani della nostra diocesi: il beato Carlo Acutis.