Rigenerazione ecologica

Un “agnostico pio” e un arcivescovo in dialogo a Taranto sulle orme di papa Francesco

22 Feb 2023

di Elena Modio

Papa Francesco aleggiava nel Salone degli specchi di Palazzo di città durante l’incontro tra Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, e monsignor Filippo Santoro, già presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace e animatore della Settimana sociale dei cattolici svoltasi a Taranto sul tema “Il Pianeta che speriamo”. Presente all’incontro moderato dall’assessora all’ambiente Laura di Santo, il vicesindaco Fabrizio Manzulli. Ecologia integrale, transizione ecologica, produzione sostenibile, cibo equo e solidale sono alcuni dei temi che sono stati toccati nel dialogo ispirato ai contenuti dell’ultimo libro di Petrini “TerraFutura” (Giunti – Slow Food Editore, 2020).

“Carlin” come Petrini è noto ai più ha raccontato il suo “strano” incontro con Papa Francesco: “Io pensavo di tutto meno che diventare amico di un Papa, mi chiamò lui che conosceva la realtà di Terra Madre e mi ringraziò per il lavoro svolto. Fu una lunga telefonata, abbiamo affrontato tematiche che riguardano l’economia della sussistenza che è stata vilipesa per quella dell’accumulo. Lui è di origini piemontesi, io sono piemontese, ci siamo raccontati aneddoti sulle nostre nonne, la mia diceva che “nel sudario non ci sono le tasche”, sua nonna veniva dalle Langhe, era una cuoca che teneva aperta la sua trattoria solo a mezzogiorno, “Non voglio essere la più ricca del camposanto” diceva. Non è una battuta, quando chiudeva faceva altro, erano due donne sagge. Impostare la vita nel loro stesso modo sarebbe un segno concreto di una rigenerazione dell’economia”. Petrini ha continuato raccontando della sua conversazione con Francesco: “Posso parlare di mia nonna? Gli chiesi. Era cattolica sabauda, a inizio del ‘900 sposa un macchinista ferroviere tra i fondatori del Pci; mia nonna ha continuato a frequentare la Chiesa ma nel ‘48 ci sono le elezioni e il Papa scomunica i comunisti. Mia madre va come sempre a confessarsi e il prete le chiede: “Cosa vota?” – e lei – “Comunista!” – e lui – Sa che l’assoluzione non posso darla?” – e mia madre – “E se la tenga”. il Papa rise dicendo che racconti simili ci sono anche nel Vangelo e che tanta gente dichiara essere credente senza esserlo davvero. Da qui nacque questo rapporto, dalla sapienza contadina che abbiamo condiviso. Arriva quindi l’enciclica, è sotto embargo, le Paoline mi chiedono la prefazione, convoco i tre parroci della mia città e la leggiamo e loro saltano: è un documento straordinario che inizialmente non è stato capito né dai laici né dai cattolici, lui è di un’onestà straordinaria. Mi raccontò che alla Conferenza di Aparecida i vescovi parlavano di ambiente e lui non capiva, dice che il suo è stato un percorso di riconversione, di adesione al grande dramma della Terra. I tempi della politica sono lenti e il disastro è immanente, la Cop di Parigi non ha prodotto alcun passo avanti e il cambiamento climatico genera disastri umanitari grandi. Cosa dobbiamo fare? Preso atto dell’insensibilità politica rafforzata dalla guerra, la società civile deve prendere iniziative virtuose che possano cambiare le cose.

Ho conosciuto Filippo Santoro al Sinodo a cui Francesco mi invitò, gli dissi “lo sa che io sono agnostico”, “Sì ma agnostico pio perché prova pietas per il Creato” rispose lui. Arrivo e trovo gli indigeni che ballavano con i vescovi, vedere la ricchezza della comunità dei vescovi schierati a difesa degli indigeni e dell’ambiente fu sorprendente e incoraggiante. Tre mesi dopo arrivò la pandemia grave a cui l’Amazzonia e il Brasile hanno pagato un prezzo altissimo per la negligenza della politica. Al Sinodo sull’Amazzonia, che è il polmone del mondo, ho vissuto una sensibilità culturale e spirituale mai vista, le donne partecipanti ponevano tutte la questione femminile concludendo i loro interventi con la frase “Le donne Santo Padre, ora”. Quando si pensa agli indigeni si è portati a usare degli stereotipi, lì sul palco salì una donna indigena professoressa di paleontologia che ringrazio il Papa per aver dato dignità alla loro religione ancestrale. Importante la foresta, il grande fiume, ma voglio ricordare a noi che quando veniamo al mondo la prima cosa che vediamo è la vagina di una donna. Non vedo la stessa vitalità della politica in questo Paese in nessun mondo. C’è una questione di merito, il Papa chiede alla Chiesa di organizzarsi così, con il Sinodo, con un metodo che diventa sostanza: da “agnostico pio” ho apprezzato molto. Filippo mi ha invitato a Taranto per la Settimana sociale che è stata una bomba, in cui si è ribadita la buona pratica delle comunità energetiche perché diventi propedeutica per il cambiamento climatico, e questo non lo ha chiesto la politica. Concludo dicendo che è arrivato il tempo di cambiare il sistema alimentare globale che crea disastri e fame, un miliardo e mezzo di tonnellate di cibo si butta, per produrlo si usano 200 milioni di ettari di terra fertile e una quantità enorme di acqua, acqua che ormai scarseggia ovunque, bisogna cambiare. Vorrei condividere un metodo con la società civile e la Cei: se mettiamo in essere una dichiarazione con impegni assunti e tempi di attuazione e la promuoviamo ci facciamo promotori di un nuovo modo di far politica: uno, io mi impegno a favorire cibi locali e stagionali; due, ridurre le proteine animali, il mondo lo cambi con la gioia non con le restrizioni; quanto incide il consumo di carne in produzione di co2 e acqua? E dobbiamo scegliere noi, non gli africani che consumano 5 kg di carne pro capite all’anno; tre, ridurre i cibi processati; quattro, ridurre lo spreco. aprite il frigo e vedete cosa abbiamo…; cinque, non sprechiamo acqua. Se coinvolgessimo 1 o 2 milioni di italiani che succederebbe? La politica, quella lenta, dovrebbe agire per forza. C’è un elemento positivo, i giovani sono sensibili a questo. Sono contento perché ho visto uno spaccato di questa città che mi ha scaldato il cuore: ero condizionato dall’immagine di Taranto, ma vedere la qualità del mare, questo è un tesoro, realtà virtuosa che dobbiamo incrementare: lavoro, storia, immagine. tante microeconomie generarono una grande economia, la rivoluzione ecologica durerà anni, forse secoli, le risorse del pianeta sono finite e siamo portati a rivedere il nostro modo di stare al mondo con elementi innovativi, partendo da quelli individuali, lo dice la Laudato si’. Ho conosciuto una realtà da portare ad esempio, la rigenerazione non si ferma, amministrazione comunale, Capitaneria di porto, miticultori, insieme, questa è la strada giusta” ha concluso Petrini.

Monsignor Santoro è stato contento di partecipare a questo dialogo: “Avevo chiamato Carlin per la Settimana sociale ma lui aveva degli altri impegni, voi l’avete fatto: bravi! Lui cambia l’immagine di Taranto, ce la possiamo fare. Al Sinodo dell’Amazzonia ero nella Commissione presieduta da Bergoglio, e ho conosciuto Carlo la cui sensibilità coincide con la sensibilità con l’Enciclica, c’è una pietas, una passione, c’è amore, come quello del Signore che ci vuole bene. Nel ‘92 alla Conferenza di Rio a cui partecipai, già si affrontavano questi problemi. Condivido, i cambiamenti partono dalle piccole cose ma qui a Taranto si sta realizzando un punto di svolta, ora c’è una sinergia, una collaborazione. Appena insediato convocai delle assemblee in città vecchia, con le famiglie, per sentire loro, quando si parlava solo di hotel a 4 o 5 stelle, l’ascolto, di lì siamo partiti, dalle esigenze del quotidiano che ci manifestavano le persone. Si può ben sperare, ci vuol tempo ma un’alternativa deve partire, oltre il ciclo carbone che tanto ci ha nuociuto. Alla 49ma Settimana di Taranto c’erano 1000 partecipanti, un terzo di ecclesiastici, 300 giovani e 300 donne, un percorso fruttuoso per una Chiesa chiamata alla prova della sinodalità tutto ispirato dalla Laudato si’. Serve l’impegno concreto di ognuno e la speranza cristiana si è manifestata tramite i giovani con un manifesto intergenerazionale, piste di impegno, il cambiamento di vita come dono e rapporto di cura con la natura.

Abbiamo fissato punti pratici e concreti: le comunità energetiche, in Italia ci sono 25.610 parrocchie, se diventassero comunità energetiche insieme ai cittadini producer riduciamo sensibilmente le emissioni di CO2. Noi la proposta l’abbiamo fatta, non corre ma comincia a camminare. Ancora, impegnarsi a sottoscrivere investimenti esclusivamente carbon free e promuovere il consumo di prodotti agricoli caporalato free. Serve un’alleanza intergenerazionale a partire dal catechismo bisogna mettere l’ecologia al centro.

Il vicesindaco Fabrizio Manzulli ha chiuso il dialogo coordinato dall’assessora all’Ambiente Laura di Santo: “A Terra Madre abbiamo supportato i mitilicultori tarantini, il nostro Piano “ecosistema Taranto” va nel senso che abbiamo fin qui ascoltato, sono emozionato per la presenza di Carlin Petrini e dell’arcivescovo Santoro che sono stati fonte di ispirazione per la forte attenzione alle criticità; Ecosistema Taranto nasce per definire un perimetro, un futuro diventato presente, fondato sull’attivismo dei propri cittadini volano del cambiamento che è culturale che serve più di tutto: Per anni altri hanno definito un futuro che non volevamo. I mitilicultori sono stati i protagonisti del percorso cambiamento culturale, anche Taranto avrà la sua food policy, rete conosciuta a Terra Madre. Vogliamo determinare il nostro futuro, anche facendo tornare i nostri giovani, oggi Taranto vuole essere simbolo positivo del cambiamento così come lo siamo stati in negativo, vedo comunità di intenti.

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