“Nel nome di mio figlio” chiedendo giustizia
La vicenda, a buon fine, dell’avvocato tarantino Sarcinella raccontata nel suo libro, presentato al Nautilus
Cosa c’è di più terribile per un avvocato da sempre assertore dei valori della giustizia che nel 2013, in procinto di partire per le vacanze dell’Immacolata, viene svegliato all’alba dalla Guardia di Finanza e trasferito in carcere con l’accusa di frode fiscale? Tutto questo, a seguito delle indagini delle Procure di Milano e Pavia, basate su intercettazioni telefoniche in cui, dai soggetti in causa, era stato fatto il suo nome quale semplice invitato a cena, senza le opportune verifiche. E da qui, l’inizio di una lunga via crucis durata ben 11 anni, con tre mesi trascorsi dietro le sbarre (fra le case circondariali di Taranto e di Milano), fra pesanti vessazioni da parte di detenuti, la casa messa all’asta, l‘abbandono dei familiari, la proposta di un pm (immediatamente rifiutata) per un patteggiamento che gli avrebbe consentito di abbracciare il figlioletto appena nato, la cui speranza di rivederlo gli ha dato la forza di lottare. In tutti quei trascorsi di grande rilevanza è stato il conforto della fede ritrovata, con le immagini di padre Pio e di Don Bosco cui rivolgersi in preghiera nei momenti più difficili.
La vicenda ha però avuto il suo epilogo con l’assoluzione a formula piena e un bagaglio di esperienze da raccontare di vittima delle storture della giustizia.
Tutto questo viene narrato nel libro edito da Albatros dal titolo “Nel nome di mio figlio” scritto dal protagonista della vicenda, l’avv. Nicola Sarcinella, tarantino, presentato nei giorni scorsi al Nautilus, prima tappa di un tour per le più importanti città italiane. “Sono convinto – ha detto – che questa storia vada raccontata perché può capitare a chiunque di ritrovarsi inconsapevolmente negli ingranaggi giudiziari, con la necessità di essere sempre pronti a sapersi adattare alle situazioni più difficili, imparando l’arte di sopravvivere”.
Drammatiche sono state le sue testimonianze circa la detenzione, fra lenzuola di carta, cibo non adeguato (quattro taglie perse in poco tempo), nugoli di zanzare da cui è impossibile difendersi, affollamento delle celle, dove le prepotenze sono di casa e tanti altri aspetti di una realtà carceraria dove, sì, bisogna scontate la pena, ma dove, purtroppo, ogni dignità è persa. Ma non mancano esperienze di solidarietà, fra cui quelle di un detenuto che, constatato la mancanza di indumenti di ricambio, gli ha donato una tuta rossa, tuttora conservata gelosamente quale segno di speranza pur in quelle drammatiche circostanze.
Alla presenza di un foltissimo pubblico Matteo Schinaia ha condotto la serata, ricca d’interventi, fra cui quello del fratello del protagonista, Massimiliano, che ha letto toccanti passaggi del libro, la cui presentazione è stata affidata alla nota scrittrice Barbara Alberti. Fra gli altri, l’avvocato familiarista Lorenzo Iacobbi ha parlato dei costi rilevanti della malagiustizia, le cui cause risarcitorie si aggirano sui trenta milioni di euro l’anno, e della necessità che i giudici vengano chiamati a risponderne in caso di colpa. Tutto questo, tenendo presente le gravi carenze d’organico (e ancor più del personale amministrativo di supporto) a far sì che i carteggi siano talvolta esaminati senza la necessaria accuratezza. Iacobbi ha quindi auspicato l’implementazione degli organici e un’adeguata formazione dei giudici al rapporto empatico con le persone coinvolte. La necessità della riabilitazione mediatica a procedimento concluso è stata invece evidenziata dal dott. Gaetano Leucci.
A conclusione della serata, la consegna di un omaggio floreale da parte del direttivo dell’associazione ‘Amici della Puglia’ di cui l’avv. Sarcinella è presidente e fondatore.
Il libro è in vendita nelle librerie cittadine e su Amazon e sulle altre piattaforme digitali.