Tarquinio, direttore di Avvenire: “Sono rimasti solo i cattolici a schierarsi apertamente per la pace”
Un messaggio chiaro, persino duro, quello che ha lanciato ieri a Taranto il direttore di “Avvenire” Marco Tarquinio, chiamato ad affrontare, all’interno della 51a edizione della Settimana della fede, un argomento delicato come la guerra, col tema assegnatogli: “Conflitto e unità – guerra e pace”. Sempre accogliendo e propalando le paterne sollecitazioni di papa Francesco, Tarquinio ha sottolineato come la pace, la giustizia, la verità non devono mai uscire dalla coscienza dei credenti e devono essere il loro criterio di affacciarsi nel mondo. Lo abbiamo intervistato per chiedergli:
La sua voce è stata una delle pochissime voci che anche nei dibattiti televisivi oltre che nel lavoro quotidiano, si è spesa dal primo momento in favore della pace, mentre tutti gli altri sembravano impegnati a fare calcoli strategici, puntando sulla guerra come una necessità. Come lo spiega?
Questa è una novità del panorama mediatico italiano, dove la diversità degli accenti, delle voci, la profondità della lettura non sono mai stati qualcosa di estemporaneo ma di radicato. Colpisce perché nel tempo in cui siamo sono rimasti soprattutto i cattolici, a cominciare dal papa, e da tanta parte delle nostre comunità cristiane, a essere capaci di vedere l’insidia che è rappresentata dalla guerra oggi nel mondo come logica che presiede ai rapporti tra gli stati. Io credo che tutti gli italiani si siano emozionati il 27 febbraio, tutti quelli che hanno avuto orecchie per sentire evche hanno trovato media disposti a diffondere, le parole dell’angelus del papa sulla guerra, la 169a scatenata nel mondo, vale a dire quella fra russi e ucraini. Papa Francesco ha citato l’articolo 11 della Costituzione italiana e credo che sia venuto il brivido a tutti al sentire il papa citare la nostra Costituzione che recita: “l’Italia ripudia la guerra come strumento per la risoluzione delle controversie tra gli stati”. Ne deriva un grande impegno morale che dobbiamo cercare di essere all’altezza di recepire.
Nel video l’intervista completa