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Intervista con Anna Cammalleri: I giovani partono e il Sud regredisce

23 Set 2024

di Silvano Trevisani

In un ventennio dal Meridione se ne sono andati più di 900mila under 35. L’argomento, del quale ci siamo più volte occupati, è stato approfondito da “PresaDiretta”, il programma di RaiTre condotto da Riccardo Iacona. L’inchiesta parte dal Politecnico di Torino, dove i ragazzi del Sud vanno a studiare e lì restano. Perché, grazie ad aziende e incubatori di start up, trovare lavoro è facile. Poi l’inchiesta si trasferisce tra le strade svuotate della Basilicata, i paesi con case disabitate e sempre meno scuole, perché insieme ai ragazzi ormai lasciano il Sud anche i loro genitori. Iacona ha incontrato professori e studenti dell’università di Potenza, che appena laureati se ne vanno, lasciando la Regione più povera economicamente e culturalmente. Una situazione grave che svuoterà e renderà sempre più povero il Sud messo sotto attacco anche dalla riforma sull’autonomia differenziata.

Sulla situazione abbiamo rivolto alcune domande ad Anna Cammalleri, funzionaria tarantina per anni direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale e ora consigliere del presidente della Regione Puglia per le Politiche integrate Formazione Occupazione e Cittadinanza attiva nel Sistema Puglia.

Dottoressa Cammalleri, i giovani vanno tutti via. Come sarà la Puglia sociale e culturale nei prossimi anni?

Da diversi anni riscontro, a livello regionale, la perdita di 11.000 alunni l’anno. Rimarcata negli anni successivi diventa un moltiplicatore di se stesso. È un dato estremamente preoccupante, che riguarda anche le altre regioni del Sud, che può vanificare lo scambio generazionale ma anche la fattibilità di progetti per il futuro. Anche il progetto di rigenerazione urbana, le strutture universitarie… noi abbiamo bisogno dei giovani che possano vivere quei luoghi, le città, le scuole. Io credo che si debba fare una riflessione sulla qualità della vita nelle nostre città, perché oggi le scelte dei ragazzi e delle famiglie sono scelte legate all’attrattività dei luoghi. Che non è la casa tout court ma sono i servizi, il benessere, il progetto di futuro che la città esprime. Quindi la scuola non può ragionare da sola perché risente degli accadimenti esterni, i quali, a lloro volta, risentono della qualità della vita.

Ma quanto può fare la scuola per il futuro?

Bisogna vedere se si parla di qualità o quantità. Sulla scuola si è sempre riversato l’obiettivo formativo istituzionale dei giovani. Io credo che l’obiettivo formativo vada visto in maniera verticale. Voglio dire che la scuola deve poter dare una prospettiva prima di sé e dopo di sé ai giovani che vi si formano. Devono sapere qual è l’approdo reale e concreto del loro percorso formativo. Perché altrimenti lasciano questa città per un “immaginario collettivo” che sta a Bologna, che poi forse non sta più a Bologna, e neppure in Italia. Quindi, noi dobbiamo agire più che per scoraggiare la libertà di scelta, per rendere concreta l’opzione formativa che hanno. Non solo comunicare gli indirizzi ma precisare, rispetto agli indirizzi, quali opportunità si aprono. Quindi: ci vuole un tavolo di concertazione anche rispetto all’orientamento, che non veda soltanto famiglie, giovani e scuola ma che veda anche i soggetti che su territorio danno una prospettiva di investimento, occupazione, o miglioramento della vita superiore.

Venendo a Taranto, non ritiene che l’immagine di una università magmatica, che non ha una sua fisionomia, che anno per anno vede creare o tagliare corsi e facoltà, senza prospettiva di autonomia… abbia un impatto negativo sui giovani?

La precarietà della stabilizzazione di ogni progetto danneggia, perché i giovani hanno un progetto di vita necessariamente a lungo termine. Questo è fisiologico e contrasta spesso all’estemporaneità delle soluzioni. Anche questo è un ragionamento non squisitamente tecnico ma di programmazione politica e scelte economiche. Perché non c’è corretta politica che faccia investimenti che non abbia un ritorno sostanziale. Accompagnare, dare un termine di verifica agli investimenti sugli indirizzi e stabilire che quegli investimenti si mantengono per un ciclo. Poi facciamo un back up e vediamo come operare al meglio.

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