La domenica del Papa – Amore per sempre
È molto più di un appello per la pace l’angelus di papa Francesco alla vigilia del sette ottobre, “l’attacco terroristico contro la popolazione di Israele”. È un invito a fermare la “terza guerra quasi mondiale”, è richiesta per “l’immediata liberazione” di tutti gli ostaggi mettendo fine “alla spirale della vendetta” così che “non si ripetano più gli attacchi come quello compiuto dall’Iran qualche giorno fa, che possono fare precipitare quella regione in una guerra ancora più grande”. Guarda anche al Libano il Papa e ai suoi abitanti “costretti a lasciare i loro villaggi”; alle parti in conflitto chiede un “cessate il fuoco immediato su tutti i fronti”, e alla comunità internazionale di mettere fine “alla spirale della vendetta”, portare aiuti umanitari necessari alla popolazione che “sta soffrendo moltissimo a Gaza e negli altri territori”. Tutte le nazioni, e il pensiero va anche al conflitto nel cuore dell’Europa, “hanno il diritto di esistere in pace e sicurezza nei loro territori, che non devono essere attaccati o invasi. La sovranità deve essere rispettata e garantita dal dialogo e dalla pace non dall’odio e dalla guerra”. Così contro le “trame diaboliche della guerra” Francesco, nel pomeriggio, è a Santa Maria Maggiore per invocare l’intercessione della Madre di Dio e ricorda che lunedì 7 ottobre è giornata di preghiera e digiuno per la pace nel mondo.
Angelus nel giorno in cui le letture ci dicono che l’uomo non è chiamato alla solitudine ma all’incontro, alla relazione con l’altro, al rapporto uomo donna, dove è l’alterità diventa luogo di comunione. Nella Genesi è scritto che Dio disse “non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda”. È in questa unione nella differenza che il matrimonio trova la sua ragion d’essere. Così in Marco leggiamo che la riflessione di Gesù sul matrimonio nasce in quel dialogo con i farisei che lo mettono alla prova sul ripudio della moglie, come prevedeva la legge di Mosè, secondo la quale il marito “poteva cacciare, ripudiare la moglie, anche per motivi futili, e ciò veniva giustificato con interpretazioni legalistiche delle Scritture”. Ma Gesù non entra nel dibattito sulla interpretazione della legge, piuttosto ridimensiona la prescrizione mosaica e ricorda, afferma il Papa, che “donna e uomo sono stati voluti dal Creatore uguali nella dignità e complementari nella diversità, per poter essere l’uno per l’altra aiuto, compagnia, ma al tempo stesso stimolo e sfida a crescere”.
Il Talmud di Gerusalemme invita a non far piangere una donna perché Dio conta le sue lacrime: “la donna è uscita dalla costola dell’uomo […] dal fianco per essere uguale, un po’ più in basso del braccio per essere protetta, e dal lato del cuore per essere amata”.
Così leggiamo, sempre nel libro della Genesi, che “l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due saranno una sola carne”. Marco, a sua volta, ribadisce l’indissolubilità con queste parole: “l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto”.
Così parlando all’angelus il vescovo di Roma sottolinea che il rapporto matrimoniale “dono reciproco pieno, coinvolgente, senza mezze misure – questo è amore – sia l’inizio di una vita nuova destinata a durare non ‘fino a quando mi va’ ma per sempre, accogliendosi reciprocamente e vivendo uniti come una carne sola”.
Certo ci sono anche situazioni in cui non è più possibile continuare a percorrere la stessa strada. E in questa eventualità c’è bisogno di una maggiore attenzione e solidarietà da parte della comunità. Una Chiesa “ospedale da campo”, ricordava Francesco alcuni anni fa, non punta il dito per giudicare gli altri, ma “si sente in dovere di cercare e curare le coppie ferite con l’olio dell’accoglienza e della misericordia”. Oggi afferma che il rapporto uomo donna non è facile, e “richiede fedeltà, anche nelle difficoltà; richiede rispetto, sincerità, semplicità. Richiede di essere disponibili al confronto, a volte alla discussione, quando ci vuole, ma sempre pronti al perdono e alla riconciliazione”. Per gli sposi infine è essenziale “essere aperti al dono della vita, al dono dei figli”, afferma il pontefice, “che sono il frutto più bello dell’amore”.