Il gruppo scultoreo “Orfeo e le sirene”, unico al mondo, diventa un fiore all’occhiello del MarTa
Chi incantava più il pubblico dell’antichità: il mitico Orfeo, poeta e cantore divenuto, con la sua cetra, punto di riferimento per i secoli a venire, o le Sirene, controverso simbolo dell’attrazione irresistibile e fatale? La mitica querelle, che ha dato vita a tante arte nell’antichità risolvendosi a favore di Orfeo, diventa oggi un’attrazione internazionale con l’esposizione ufficiale al MarTa, del gruppo scultoreo “Orfeo e le Sirene”, rientrato in Italia dagli Stati Uniti dov’era esposto al Getty Museum di Los Angeles, dopo essere stato acquistato al termine di un tipico percorso dell’”archeomafia”, iniziato negli anni Settanta, dopo il rinvenimento da parte di tombaroli nel Tarantino, e la vendita a trafficanti che, dopo un restauro abusivo in Svizzera, lo hanno rivenduto a collezionisti stranieri. Il rimpatrio dell’opera è stato possibile grazie alla complessa attività investigativa condotta in Italia e all’estero dai Carabinieri della Sezione archeologia del reparto operativo del comando per la Tutela del patrimonio culturale (TPC), coordinata dalla procura della Repubblica di Taranto, in collaborazione con il District attorney’s office di Manhattan (New York – U.S.A.) e lo Homeland Security Investigations (H.S.I.).
Da oggi lo straordinario gruppo scultoreo fa sfoggio della sua bellezza nel Museo nazionale, che si arricchisce così di un nuovo capolavoro, unico al mondo, con l’inaugurazione del nuovo allestimento, che ha visto la partecipazione del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. Ha portato i saluti della città il sindaco Rinaldo Melucci, che ha sottolineato la “grande opportunità di raccontare ancora il cambiamento di Taranto, che non è e non sarà mai più la città dell’Ilva – e ha aggiunto – Siamo e saremo la città dell’arte, del mare, della resilienza”. Dopo l’introduzione di Luca Mercuri, direttore regionale dei Musei di Puglia, e gli interventi del direttore generale Musei, Massimo Osanna, del procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Taranto, Eugenia Pontassuglia, del comandante dei Carabinieri TPC, generale Vincenzo Molinese, e della professoressa Tatarella, componente del CNBC, è toccato al ministro Sangiuliano rimarcare l’importanza di questo evento che testimonia ancora una volta la centralità dei Beni culturali nella vita e nelle prospettive del Paese. “Visitando il Museo – ha detto – ho ritrovato il mito fondante di questa terra, il sedimento culturale di cui voi dovete essere orgogliosi e consapevoli. Questo è un punto di inizio che ci consente di sottolineare la vocazione culturale di questa città”. Appezzando il progetto della Biennale del Mediterraneo, il ministro ha annunciato anche l’indizione delle procedure per l’individuazione di una capitale annuale dell’arte contemporanea, dopo quelle della cultura e del libro, per testimoniare quanto sia importante per il governo e si è impegnato a tornare presto nella città.
Il gruppo scultoreo unico, in argilla, non ha paragoni o copie, risale all’età ellenistica (intorno al 300 a.C.). Scavato clandestinamente nel nostro territorio e venduto a trafficanti internazionali con base in Svizzera, è approdato negli Stati Uniti ed esposto già dalla metà degli anni Settanta nel Getty Museum di Los Angeles, risultando tra i prezzi più pregiati, dal quale sono già tornati in Italia, a più riprese, numerosi e importanti reperti archeologici, in parte provenienti da Taranto e poi restituiti al MarTa.
Dopo una prima esposizione nel Museo dei reperti ritrovati di Roma, come avvenuto anche per le precedenti restituzioni, nel Museo dell’arte salvata, il gruppo scultoreo è tornato a Taranto, per chiudere un ciclo penoso e doloroso che coinvolge da oltre un secolo e mezzo il nostro patrimonio storico-archeologico. Opere inestimabili, in parte commercializzate da notabili tarantini quando non ci era ancora una legislazione di tutela, sono esposte nei più importanti musei del mondo, a iniziare dal Louvre e dal British Museum (e non citiamo la dea in trono di Berlino). Proprio al Louvre sono stati individuati numerosi reperti e opere d’arte trafugati in Italia, per i quali è in atto un procedimento teso alla loro restituzione. Del resto, come ha sottolineato il generale Molinese, la banca dati, unica al mondo, in possesso del nucleo Tutela patrimonio culturale, cataloga ben 8 milioni di opere d’arte delle quali circa 1,5 milioni sono da ricercare. Ma il lavoro dei tombaroli