Il discorso dell’arcivescovo Filippo Santoro all’inizio della processione dell’Addolorata
foto G. Leva
06 Apr 2023
Riportiamo il discorso dell’arcivescovo mons. Filippo Santoro all’inizio della processione dell’Addolorata:
Sorelle e fratelli,
eccoci ai piedi della scalinata di San Domenico nel cuore vivo e vero della città dei due Mari, Taranto vecchia e soprattutto sotto lo sguardo dolente della madre di Dio.
Saluto il padre spirituale e parroco dell’Isola monsignor Emanuele Ferro e il priore Giancarlo Roberti. Attraverso le loro persone giunga a tutti i confratelli di questo pio sodalizio che si apprestano a principiare l’atteso pellegrinaggio, l’incoraggiamento per offrire un’autentica testimonianza di fede cristiana per le nostre strade in questa notte solenne e austera.
Saluto le autorità qui convenute e ringrazio tutti coloro che si adopereranno per vivere in sicurezza e dignità questa processione.
Rivolgiamo la nostra supplica alla Madre del Signore. Vorrei impetrare da lei il dono delle lacrime che purificano e dissetano il nostro bisogno di essere amati e indirizzano la nostra vocazione all’amore.
Alla Madre di Dio chiediamo un santo peso al cuore. A quel suo cuore trafitto domandiamo delle vere ragioni per compatire il mondo come Dio lo compatisce, Egli che soffre con noi e per noi. La potenza di quest’icona peregrinante doni a ciascuno il giusto valore della vita e delle cose.
Ci agitiamo e piangiamo per tante cose inutili, non nascondiamoci il fatto che conduciamo tante volte una condotta lamentosa e futile. Quando invece guardiamo a Lei innanzitutto ristabiliamo un legame fra di noi, non siamo sciolti gli uni dagli altri. Ai piedi della croce, abbracciata all’apostolo che Gesù ama, la Donna interpellata dal Signore diviene madre della Chiesa. Sotto il manto di Maria trova rifugio la comunità di Gesù Maestro e Messia.
La metafora di Lei quasi issata come uno stendardo in cima a queste scale e a questo pendio, ci sospinge verso l’alto a mettere in rapporto le nostre sofferenze con la statura di Cristo.
Non saranno preghiere autentiche le nostre se non sentiremo bruciare sulle gote della nostra coscienza le lacrime di quelle mamme, di quei bambini, di quegli uomini che giacciono in fondo al nostro Mar Ionio. Sembra che lo sguardo dell’Addolorata stasera si posi al di là della rada di Mar Grande. Ci rendiamo conto di quanto gli uomini siano lontani dal Vangelo e da Cristo? Possiamo noi non implorare dalla Madre di Dio il dono della pace per l’Ucraina e per il mondo intero? Con quale coraggio veniamo da Lei con il desiderio di essere ascoltati ed esauditi, se almeno per qualche minuto non ci accostiamo alle sue labbra socchiuse che hanno da affidarci e confidarci tanto male da redimere, tanti sepolcri in cui deporre il Cristo morto, germe della Risurrezione, del passaggio, della Santa Pasqua? Di fronte a questo indicibile e meraviglioso spettacolo di fede, innanzi a questo cuore pulsante e rosso, che cuore è il nostro? Quale cuore offriamo a Dio? Un cuore desideroso di conversione, che vuole liberarsi da ogni tornaconto ed egoismo.
Preghiamo la Madre del Vivente che invochi su di noi il dono della vita. Vita al riparo dalla minaccia contro la dignità, vita che gode del diritto della salute, vita benedetta da un lavoro degno perché si possa cooperare alla costruzione del Regno di Dio.
Ho imparato a gustare in questi anni alcune delicatezze di questa processione. I confratelli seppur attrezzati con le forcelle che possono in un certo consentire al simulacro una sosta in realtà non le v utilizzano mai così che l’Addolorata sia sempre in movimento. Di qui prendo l’augurio per questa Santa Pasqua sotto lo sguardo benedicente della Madonna.
Durante gli anni del Covid non potevamo fare la processione allora sono venuto qui a San Domenico ho guardato la mamma Addolorata e ho pianto con lei perché avevo perduto nella pandemia un caro amico nel pieno della sua vita. Ho fissato i suoi occhi, gli occhi di lei che aveva perduto il figlio e gli ho aperto il cuore. E siamo stati insieme con tutte le mamme, le mogli e le figlie che hanno pianto. E nell’affidamento a Gesù ho ritrovato il mio amico ed ho offerto i figli e le figlie di questa nostra terra perduti per la malattia, per l’inquinamento per la violenza. I figli dell’Ucraina e della Russia terribilmente uccisi, senza che nessuno faccia un serio negoziato di pace. Gli adulti e i bambini affogati in modo disumano nel nostro mare Mediterraneo.
Ho pregato per tutti gli ammalati, ho pregato perché non ci facciamo ingoiare dall’indifferenza, dalle droghe. Che questo sia un vero tempo di rinascita per tutto il nostro territorio; per tutti, particolarmente per i più bisognosi. Taranto, amata mia città, non fermarti mai, continua a camminare sempre e soprattutto, non staccarti mai dal cuore di questa nostra Madre, da Lei, prima stella del mattino illuminata da suo Figlio Gesù!
Cara Madre nostra benedici questo popolo, particolarmente chi soffre e sostieni la nostra speranza. Grazie confidiamo in te!