L’incontro in Concattedrale tra Agnese Moro e l’ex brigatista Franco Bonisoli
Percorsi di umanità sono quelli che possono legare vittime e carnefici. Quando la capacità di perdonare, soprattutto a se stessi, e di capire prende il posto dell’odio. “Percorsi di umanità” era il titolo dell’incontro promosso dall’Associazione La città che vogliamo, che voleva mettere a confronto Agnese Moro, la figlia di Aldo, e uno degli assassini: la brigatista Adriana Faranda. L’incontro si è svolto lunedì sera in una Concattedrale affollata. Al posto di Adriana Faranda, però, ricoverata domenica per un malore di una certa importanza, c’era, collegato però a distanza, Franco Bonisoli. L’ex terrorista da circa 15 anni ha intrapreso un percorso di riconciliazione con Agnese Moro.
Beati i costruttori di pace
L’esigenza di organizzare questo incontro era scaturita dal ciclo “Beati i costruttori di pace”, svoltosi nelle scorse settimane. L’evento aveva visto protagonista la stessa figlia dallo statista. Intervenendo sul tema “giustizia riparativa”, aveva raccontato del suo incontro con gli ex brigatisti che avevano ucciso suo padre. Un avvicinamento inizialmente non facile con gli uomini e le donne delle Brigate rosse, che poi aveva dato lentamente il via a un rapporto di amicizia. Non erano più i “mostri” ma avevano un nome e una identità. Il racconto di quell’incontro, trasformatosi in relazione di amicizia, aveva indotto gli organizzatori, Gianni Liviano e don Ciro Marcello Alabrese, a promuovere un nuovo approfondimento. Questa volta Agnese si sarebbe confrontata con Adriana Faranda, una delle menti delle Br.
L’incontro in Concattedrale
Quello svoltosi lunedì 17 in Concattedrale, introdotto dal parroco e coordinato da Liviano, è stato un incontro dai tratti intensi e coinvolgenti. E questo nonostante il ritardato inizio dovuto all’interruzione del traffico ferroviario, e l’audio non proprio perfetto, che ha in parte penalizzato l’ascolto. Franco Bonisoli ha ripercorso i momenti salienti della sua storia. Ha raccontato come, dopo l’arresto e la condanna, si sia reso conto di come fossero da considerare giusti i loro ideali, ma sbagliati i modi di raggiungerli. Sbagliato il provocare tanto dolore a tante famiglie per colpire rappresentanti dello Stato, dandosi per giustificazione l’idea che proprio lo Stato aveva aperto la stagione delle stragi. Ha poi finito per ammettere di aver capito una cosa importante: se egli fosse arrivato al potere, avrebbe finito col commettere gli errori dei governanti che si volevano eliminare. “Un cammino duro, difficile di avvicinamento tra persone – lo ha descritto Bonisoli – che non ha cancellato il dramma, ma che ha tenuto separato l’errore dall’errante”. Ed è questo un tratto importante del percorso di comprensione che ha portato a riconciliarsi con se stesso, prima di avviare un percorso di riconciliazione con le vittime. Tra le quali ha incontrato Agnese Moro, così interessata a comprendere e ad avviare un percorso di umanizzazione.
Da parte sua, Agnese Moro ha ripercorso brevemente l’esperienza di conoscenza, avviata nel 2010, nella consapevolezza che “ognuno di noi ha un suo inferno ma anche la possibilità di attraversarlo insieme”. Questo ritrovarsi insieme ci ha cambiato la vita. “Se non avessimo guardato le cose insieme non ci saremmo riusciti”. Nel suo intervento Agnese Moro ha usato parole intense sul perdono e sull’umanità. “L’umanità – ha detto – significa conoscere qualcuno e vederlo uguale a te”.
A proposito del caso Moro
Entrambi gli ospiti non si sono sottratti alle numerose domande del pubblico, neanche sul sequestro Moro, che non era l’argomento di discussione. Interrogata sulle tante inchieste aperte nel corso degli anni, Agnese Moro ha risposto con ironia: “Dopo la mafia, la Cia, i servizi segreti e il Kgb, ci manca solo che vengano coinvolti i marziani”. Queste ipotesi. ha commentato, sembrano tentativi di alleggerire le responsabilità dei rappresentanti dello Stato che avevano responsabilità in quel momento.