Melucci ad Adi e Ilva sul benzene: 30 giorni per abbattere le emissioni o si fermano gli impianti
Il sindaco Rinaldo Melucci torna alle “maniere forti”. Con una nuova ordinanza emessa in queste ore, dopo aver ricevuto notizie dalla Asl sulle massicce e nocive emissioni di benzene, ordina ad Acciaierie d’Italia e Ilva in amministrazione straordinaria, ognuna per le proprie competenze e responsabilità, di individuare entro 30 giorni gli impianti responsabili dell’aumento della concentrazione di benzene registrata dalle centraline atmosferiche.
Con un lungo e dettagliato provvedimento che ricostruisce l’interlocuzione con Asl e Ispra in merito alle emissioni e ricorda la legislazione vigente e la pericolosità delle emissioni, il sindaco dà notizia della recente trasmissione di una relazione di approfondimento tecnico-scientifico, datata 18 maggio che evidenzia l’analisi dei valori e la pericolosità nei confronti della cittadinanza.
“Abbiamo ricevuto da Asl evidenze chiare rispetto al rischio per la popolazione – le parole del primo cittadino – in particolare riguardo al danno provocato dall’aumento della media annuale della concentrazione di benzene, anche se al di sotto dei limiti di legge. Un’ulteriore relazione di Arpa ci ha consentito di correlare i picchi registrati all’attività dell’acciaieria, per questo l’ordinanza è mirata ad AdI e Ilva in amministrazione straordinaria. Abbiamo applicato quella precauzione che ci assegnano le norme, rispetto a un problema che era stato già sollevato e affrontato anche all’interno dell’osservatorio ispirato all’articolo 41 della Costituzione, che abbiamo insediato a gennaio. I nuovi elementi ci hanno messo nelle condizioni di procedere e ora attendiamo le necessarie risposte”.
È la prima prescrizione dell’ordinanza contingibile e urgente firmata dal sindaco Rinaldo Melucci che, ricalcando l’analogo provvedimento del 2020, ha inoltre intimato ai due soggetti di individuare una soluzione tempestiva al problema. Senza la quale, entro 60 giorni dall’ordinanza bisognerà procedere allo spegnimento degli impianti dell’area a caldo.
Tre anni fa, l’analogo provvedimento innescò, come si ricorderà, un contenzioso che ebbe poi appendici giudiziarie e atti amministrativi e governativi,