A caccia di sorprese: l’Italia nella missione spaziale Ema degli Emirati
Qualcuno potrebbe interrogarsi sul senso dell’iniziativa. Sull’opportunità di spendere ingenti risorse per volare oltre questo mondo, sopra i conflitti e le devastazioni di questi giorni, che richiedono tanta cura. L’ultima impresa, non troppo distante, di cui si parla in queste ore è la missione spaziale Ema (Emirates Mission to the Asteroid Belt) dell’Agenzia Spaziale degli Emirati Arabi Uniti. Vi farà parte anche l’Italia.
Un successo per il Belpaese
“Questa missione rappresenta una grande opportunità per il nostro Paese, essendo la prima collaborazione con gli Emirati arabi uniti nel campo dell’esplorazione del Sistema solare. Ancora una volta, l’esperienza e le capacità dell’industria italiana sono in prima fila nell’esplorazione spaziale attraverso la partecipazione ad importanti missioni internazionali”. Così il responsabile Asi per le attività industriali legate allo sviluppo di Mist-A Giuseppe Sindoni spiega l’utilità dell’iniziativa. Sulla stessa lunghezza d’onda la sua collega Alessandra Tiberia, la quale sottolinea come “la comunità scientifica italiana coinvolta nella missione sfrutterà la propria esperienza maturata nel corso degli anni da progetti passati”. L’obiettivo è massimizzare il ritorno scientifico in termini di conoscenza dei corpi primordiali del nostro Sistema solare. Lo studio delle superfici, della caratterizzazione fisica e chimica, non è fine a se stesso, ma va collocato nella logica di un possibile futuro sfruttamento delle risorse minerarie.
L’obiettivo della missione spaziale Ema degli Emirati
Partenza prevista per il 3 marzo 2028. Si andrà a caccia di asteroidi primordiali, ricchi di acqua: sulla sonda sarà presente lo strumento italiano Mist-A finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana in collaborazione con l’Istituto Naturale di Astrofisica, che guida il team scientifico italiano, e con diverse aziende. Tale dispositivo avrà il compito di studiare la composizione della superficie e le proprietà fisiche degli asteroidi mappandole nella lunghezza d’onda dell’infrarosso. In sostanza, l’obiettivo della missione è comprendere meglio l’origine e l’evoluzione di questi oggetti, per non escludere la possibilità di estrarne risorse utili.
La sorpresa è (quasi) dietro l’angolo
La missione spaziale Ema degli Emirati prevede di osservare 6 asteroidi durante sei passaggi ravvicinati per arrivare all’asteroide (269)Justitia intorno al quale Ema orbiterà per sette mesi. Lo stesso dimostra di essere particolarmente intrigante, per via delle sue proprietà inconsuete: si ritiene che possa essersi formato nelle regioni più esterne del Sistema Solare e poi trasferitosi nella fascia degli asteroidi tra Giove e Marte. Con queste premesse possiamo aspettarci molte sorprese. Lo ha detto Gianrico Filacchione, ricercatore dell’Inaf e responsabile di Mist-A. Il settimo asteroide 269 Justitia è un oggetto di circa 53 chilometri di diametro. Sarà necessario un viaggio di sei anni per raggiungerlo. Che in fondo non sono nulla, agli occhi di chi ha lungimiranza, e guarda alla bellezza e alla vastità del creato con sentimenti di meraviglia.