Pellegrinaggio Macerata-Loreto: un appello alla pace e alla conversione del cuore
60mila pellegrini, nella notte tra il 10 e l’11 giugno, si sono messi in cammino rispettando una tradizione lunga quarantacinque anni
“Chi cerchi?”. È questa la domanda che ha guidato e sostenuto i passi dei circa 60mila pellegrini che, nella notte tra il 10 e l’11 giugno, si sono messi in cammino da Macerata a Loreto, rispettando una tradizione lunga quarantacinque anni. Era infatti il 1978 quando mons. Giancarlo Vecerrica, allora giovane insegnante di religione e oggi vescovo emerito di Fabriano-Matelica, diede vita al Pellegrinaggio proposto da Comunione e liberazione, come segno di ringraziamento e devozione alla Madonna al termine dell’anno scolastico. Un atto che si è aperto, stavolta, nel ricordo indelebile di san Giovanni Paolo II che, nel 1993, assieme al fondatore di Cl, don Luigi Giussani. Memorabile la tenerezza di quella occasione in cui Woytjla consegnava ai giovani il simbolo che guida ancora oggi il Pellegrinaggio: “Ora affido a voi, cari giovani, la croce che vi farà da guida nel vostro pellegrinaggio al Santuario di Loreto. Imparate dall’esperienza di questa notte a seguire, anche sulle strade del vostro quotidiano cammino, la croce di Cristo, nella quale è salvezza, vita e risurrezione”.
Sulla scia di quelle parole oggi il gesto si ripete, con più fede di sempre, con più giovani di sempre. “Scampato” alla pandemia e rimodulato negli ultimi tre anni secondo formule alternative a motivo delle disposizioni sanitarie imposte dal Covid, il tragitto notturno che, tra le campagne marchigiane, collega la Civitas Mariae alla Santa Casa lauretana, è ritornato ad attrarre partecipanti da ogni parte d’Italia e dall’estero – con circa 200 pullman – e convenuti allo stadio maceratese “Helvia Recina”, dove si è celebrata la consueta messa e l’accensione della Fiaccola della Pace. Fiaccola che, nell’ultima Udienza in piazza san Pietro, ha ricevuto una benedizione particolare da parte di Papa Francesco, prima del ricovero al Policlinico “A. Gemelli”: l’invito dei medici ad un assoluto riposo ha impedito la tradizionale telefonata con cui il Pontefice, ogni anno, ha salutato i pellegrini. E mentre nel mondo non accennano a cessare venti di guerra, è stato letto un messaggio da parte di mons. Paolo Pezzi, arcivescovo metropolita della Madre di Dio a Mosca: “In questa circostanza, che è molto dolorosa, per certi versi tragica, perlomeno preoccupante, desidero farmi pellegrino di pace e chiedere a voi di pregare, di pregare per la pace perché la pace di Cristo si distenda nelle nazioni e tra i popoli. Domandiamo con insistenza la conversione del cuore, perché è la condizione necessaria affinché nei nostri cuori, e perciò nelle nostre comunità, regni la pace”.
Dal popolo del Pellegrinaggio a piedi, un appello diretto, al termine, è stato rivolto anche ai presidenti Putin e Zelens’kyj, “tenendo nel cuore l’iniziativa del Santo Padre che ha inviato il card. Matteo Zuppi come pellegrino di speranza”. A celebrare l’eucaristia è stato il card. Angelo De Donatis, vicario di papa Francesco per la Diocesi di Roma, alla presenza di numerose autorità civili e militari del territorio, ma soprattutto di ragazzi e ragazze, di famiglie e di quanti, nonostante il meteo incerto, hanno scelto di camminare, di pregare assieme rispondendo ad un interrogativo che, come affermato dal suo ideatore, “non equivale ad una caccia al tesoro, bensì ad un’educazione volta a vivere l’esistenza proprio come un pellegrinaggio, cercando Gesù ogni giorno”. Assieme a Vecerrica sull’altare, oltre a mons. Rocco Pennacchio, arcivescovo metropolita di Fermo, mons. Nazzareno Marconi, vescovo di Macerata e presidente della Conferenza episcopale marchigiana, che, con un pensiero indirizzato in special modo ai malati, riprendendo le parole di sant’Agostino ha sottolineato come “il tema di quest’anno svela la verità sull’uomo, c’è una ricerca profonda in ognuno di noi e il nostro cuore si quieta solo se incontra un volto” e “solo chi sa scorgere la presenza di Cristo trova la sua meta. Padre Matteo Ricci scrisse: ‘Se hai pochi amici avrai poca gioia’. Ogni anno il Pellegrinaggio vi dona tanti amici, e dunque vi attende una grande gioia”. “Non abbiate paura di cercare Dio – ha evidenziato inoltre De Donatis nell’omelia alla vigilia del Corpus Domini – perché Lui si rivela a chi lo cerca dando la vita in pienezza. Ciò che ti attende non è ‘qualcosa’ ma ‘Qualcuno’. Se nel cuore hai tante preoccupazioni che ti appesantiscono, sappi che Dio è più grande del tuo cuore e conosce ogni cosa.
Prova a lasciarti alleggerire da Lui, passo dopo passo, per giungere a Loreto più umile, più ricco dell’essenziale. E ritroverai in quella Casa colei che dirà di nuovo ‘Sì’ per per far entrare Dio nella tua storia. In questa notte e da questa notte, siate voi fiaccole della pace, che illuminano con la speranza questo tempo di buio”.
Quindi, la partenza, con circa 28 km percorsi, interamente trasmessi in streaming, sotto la regia del Comitato organizzatore “Pellegrinaggio Macerata-Loreto”, presieduto da Ermanno Calzolaio, con la logistica curata dal responsabile Massimo Orselli e il generoso servizio di centinaia di volontari, nonché la collaborazione delle Forze dell’ordine preposte. Nitide le intenzioni che hanno scandito la strada: la pace in Ucraina, gli alluvionati dell’Emilia Romagna e delle Marche e, ovviamente, la pronta guarigione del Santo Padre. Nella notte, intervallate dai canti, dalla recita del Rosario e da spazi di silenzio, le tante testimonianze a raccontare le esperienze, le fatiche, le sofferenze e i sogni che albergano nell’animo. All’arrivo all’alba della domenica – con diretta trasmessa su Tv2000 -, con l’accoglienza del card. De Donatis e mons. Fabio Dal Cin, arcivescovo prelato di Loreto, l’immagine che più di ogni altra rappresenta il Pellegrinaggio nell’immaginario collettivo: il fiume di gente che, con migliaia di scarpe, cappelli colorati e striscioni, invade la discesa di Montereale, a Loreto, con la statua della Beata Vergine ad “abbracciare” ogni pellegrino che, in questa epoca sofferta di incertezze e sfiducia, pieno “di forza, di grazia e di gloria”, cerca realmente il Signore.