Santa messa dell’arcivescovo per San Francesco Saverio, patrono delle missioni
Per i missionari saveriani ci sono due feste familiari molto care e sentite in tutte le comunità. In ordine di calendario sono il 5 novembre, giorno della nascita al cielo di San Guido Maria Conforti (fondatore dei missionari saveriani) e il 3 dicembre, festa liturgica di San Francesco Saverio, patrono delle missioni e modello dei saveriani. San Guido Maria Conforti fin da giovane, leggendo la vita di Saverio se ne innamorò e dovendo rinunciare all’idea di essere lui stesso missionario, per la sua cagionevole salute, elaborò l’audace progetto di fondare per l’Emilia Romagna alla fine del 19.mo secolo un istituto per le missioni estere. I primi missionari furono emiliani e iniziarono ad annunziare il Vangelo in Cina dove era morto San Francesco Saverio nell’isola Sancian, a 10 miglia dalla costa cinese. San Guido Maria Conforti fu vescovo di Ravenna e di Parma e solamente due anni prima di morire, nel 1932, realizzò il sogno di visitare in Cina i suoi missionari.
Anche quest’anno la festa di San Francesco Saverio è stata solennizzata e onorata dalla presenza dell’arcivescovo mons. Ciro Miniero e da una quarantina di sacerdoti, nella casa dei missionari saveriani, a Lama. Prima della celebrazione eucaristica sono stati ricordati i quattro martiri uccisi in Congo durante la ribellione mulelista del 1964. La Chiesa li ha dichiarati beati il 18 agosto 2024 a Uvira-Repubblica Democratica del Congo. I nuovi beati martiri saveriani sono il fratello religioso Vittorio Faccin, i padri Giovanni Didonè e Luigi Carrara e l’ abbè Albert Jaoubert, sacerdote della diocesi. Questi nostri testimoni ed eroi potevano fuggire alla avanzata dei ribelli ma sono rimasti per difendere e proteggere i loro cristiani.
Padre JeanMarie Ishara ha raccontato l’esperienza fatta a Uvira durante la solenne beatificazione dei martiri e il padre Angelo Berton ha sottolineato le virtù dei nuovi beati, di cui sono stati compagni di studio e di gioventù.
Durante la celebrazione eucaristica il nostro pastore ha sottolineato l’importanza e la gratitudine di avere i missionari saveriani in diocesi, che con la loro vita ci ricordano l’unica missione della Chiesa lasciata da Gesù: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo»(Mt 28, 18-20). Mons. Miniero ha poi sottolineato come sia difficile oggi fare missione o meglio sentirsi-essere missione, cioè in stato permanente di missione. “Eppure come Chiesa – ha detto – siamo partiti dal comando di Gesù di andare: spostarsi e uscire dalla propria terra, non per fare propaganda, ma per comunicare il mistero dell’amore del Padre, che si rivela nel Figlio e con la forza dello Spirito si rende presente nel mondo per fare di tutto il genere umano una grande famiglia”. San Guido Maria Conforti ce lo ha lasciato col motto: “Fare del mondo una unica famiglia di tutte le razze e culture”.
“I martiri del Congo – ha continuato – lo hanno testimoniato rimanendo accanto ai cristiani mentre potevano fuggire. Oggi noi purtroppo siamo portati a essere come un club di persone che si riuniscono e si trovano bene assieme piuttosto che uscire, essere Chiesa della missione, e andare a bussare alle case con il pericolo di ricevere una porta in faccia. Essere Chiesa di Cristo e chiesa della Missione ci costa molto. Quando però ci discostiamo dalle nostre radici (andate e…) e le dimentichiamo, perdiamo la forza di ciò che siamo: Chiesa di Dio, comunità, famiglia di Dio, inviata. Bisogna alla fine rinnovare sempre l’entusiasmo e rigenerarci nella fede”.
“Il Saverio nelle sue lettere – ha evidenziato l’arcivescovo – ci ricorda che tante popolazioni avevano il desiderio di conoscere Gesù, ascoltare la buona notizia del Vangelo, ma non c’erano annunciatori e missionari. Così anche oggi e non solo in terre lontane, ma anche tra di noi, nelle nostre terre, tanti non conoscono sufficientemente il Vangelo perché non c’è chi lo predica, lo testimonia e faccia fare esperienza dei valori del Vangelo e allora tutto diventa solo ritualismo, norme esterne e ciò non aiuta a vivere la potenza del Vangelo”.
“San Francesco Saverio, sant’Ignazio, san Guido Maria Conforti e i beati martiri del Congo – ha concluso mons. Miniero – ci stiano vicino e ci facciano vivere lo stile missionario, lo stile della fraternità: darsi ovunque siamo senza limiti senza se o senza ma, senza paracadute, senza tante resistenze”.