Francesco ad Ajaccio: “Pace per tutte le terre che si affacciano sul Mediterraneo”
“Quando la pietà popolare riesce a comunicare la fede cristiana e i valori culturali di un popolo, unendo i cuori e amalgamando una comunità, allora ne nasce un frutto importante che ricade sull’intera società, e anche sulle relazioni tra le istituzioni civili e politiche e la Chiesa”: ne è convinto papa Francesco, che ad Ajaccio ha ricevuto un’accoglienza trionfale, con centinaia di migliaia di persone che lo hanno seguito e acclamato festosamente durante il lungo tragitto che dall’aeroporto lo ha portato nel cuore della capitale della Corsica, primo pontefice a visitare l’‘ile de beautè’ al centro di quel mare ‘unico al mondo’ che è il Mediterraneo. E proprio da quel mare il Santo padre ha lanciato un ennesimo appello alla pace: “Pace per la Palestina, per Israele, per il Libano, per la Siria, per tutto il Medio Oriente! Pace nel Myanmar martoriato. E la Santa Madre di Dio ottenga la sospirata pace per il popolo ucraino e il popolo russo”.
Tra gli incontri, oltre a quello con il presidente Macron prima di ripartire per Roma, anche quello con una vecchina ultracentenaria, la più anziana dell’isola, con un cartello dove era scritta con chiarezza la sua età: 108 anni. Attraverso quella che prima si chiamava religiosità popolare, e che San Paolo VI ha ribattezzato pietà popolare, “la fede non rimane un fatto privato, che si esaurisce nel sacrario della coscienza, ma – se intende essere pienamente fedele a sé stessa – comporta un impegno e una testimonianza verso tutti, per la crescita umana, il progresso sociale e la cura del creato, nel segno della carità”, ha ricordato Francesco nel suo primo discorso, a conclusione del congresso sulla religiosità popolare nel Mediterraneo.
“La pietà popolare, le processioni e le rogazioni, le attività caritative delle confraternite, la preghiera comunitaria del santo Rosario e altre forme di devozione possono alimentare questa cittadinanza costruttiva dei cristiani”, l’omaggio del Papa: “Allo stesso tempo, sul terreno comune di questa audacia nel fare il bene, i credenti possono ritrovarsi in un cammino condiviso anche con le istituzioni laiche, civili e politiche, per lavorare insieme al servizio di ogni persona, a partire dagli ultimi, per una crescita umana integrale e la custodia di questa ‘ile de beauté’”. Pietà popolare, dunque, come ponte tra la cultura cattolica e la cultura laica, il tema al centro del viaggio apostolico di Francesco, che ha citato la “sana laicità” auspicata da Benedetto XVI per esortare a sviluppare “un concetto di laicità non statico e ingessato, ma evolutivo e dinamico, capace di adattarsi a situazioni diverse o impreviste, e di promuovere una costante collaborazione tra autorità civili ed ecclesiastiche per il bene dell’intera collettività, rimanendo ciascuno nei limiti delle proprie competenze e del proprio spazio”.
Sana laicità, infatti, “significa liberare la religione dal peso della politica e arricchire quest’ultima con gli apporti della religione, mantenendo tra loro una necessaria distanza, una chiara distinzione e la necessaria collaborazione tra le due. Una tale laicità sana garantisce alla politica di operare senza strumentalizzare la religione, e alla religione di vivere liberamente senza appesantirsi con la politica dettata dall’interesse, e qualche volta poco conforme, o addirittura contraria, alle credenze religiose. Per questo la sana laicità è necessaria, anzi indispensabile a entrambe”. “In questo modo si potranno liberare più energie e più sinergie, senza pregiudizi e senza opposizioni di principio, in un dialogo aperto, franco e fecondo”, ha commentato il Papa. “La pietà popolare, che qui in Corsica è molto radicata, fa emergere i valori della fede e, allo stesso tempo, esprime il volto, la storia e la cultura dei popoli”, ha sintetizzato Francesco incoraggiando il dialogo costante, ma senza confusione, tra il mondo religioso e quello laico, ma al tempo stesso mettendo in guardia da alcuni pericoli insiti nella religiosità popolare, primo fra tutti quello che quest’ultima venga “strumentalizzata da aggregazioni che intendono rafforzare la propria identità in modo polemico, alimentando i particolarismi, le contrapposizioni, gli atteggiamenti escludenti” . No, allora, ai “giudizi ideologici” che puntano a contrapporre cultura cristiana e cultura laica, sì invece alla capacità di “riconoscere una reciproca apertura tra questi due orizzonti: i credenti si aprono con sempre maggiore serenità alla possibilità di vivere la propria fede senza imporla, come lievito nella pasta del mondo e degli ambienti in cui vivono; i non credenti o quanti si sono allontanati dalla pratica religiosa non sono estranei alla ricerca della verità, della giustizia e della solidarietà, e spesso, pur non appartenendo ad alcuna religione, portano nel cuore una sete più grande, una domanda di senso che li conduce a interrogare il mistero della vita e a cercare valori fondamentali per il bene comune”. È in questa cornice, per Bergoglio, “che possiamo cogliere la bellezza e l’importanza della pietà popolare”.