Il messaggio di papa Francesco letto nell’udienza generale di mercoledì 26 marzo

Quella di Gesù alla Samaritana “è come una dichiarazione d’amore”: a una donna “alla quale secondo gli schemi culturali non avrebbe dovuto neppure rivolgere la parola, regala la rivelazione più alta: le parla del Padre, che va adorato in spirito e verità”. Lo spiega il Papa, nel testo preparato per la catechesi dell’udienza di oggi, in cui osserva che “è proprio dall’esperienza di sentirsi amati che scaturisce la missione. E quale annuncio potrà mai aver portato se non la sua esperienza di essere capita, accolta, perdonata?”. “È un’immagine che dovrebbe farci riflettere sulla nostra ricerca di nuovi modi per evangelizzare”, l’invito di Francesco: “Proprio come una persona innamorata, la Samaritana dimentica la sua anfora ai piedi di Gesù. Il peso di quell’anfora sulla sua testa, ogni volta che tornava a casa, le ricordava la sua condizione, la sua vita travagliata. Ma adesso l’anfora è deposta ai piedi di Gesù. Il passato non è più un peso; lei è riconciliata”. “Ed è così anche per noi: per andare ad annunciare il Vangelo, abbiamo bisogno prima di deporre il peso della nostra storia ai piedi del Signore, consegnare a lui il peso del nostro passato”, l’indicazione di rotta del Papa: “Solo persone riconciliate possono portare il Vangelo”. “Non perdiamo la speranza! Anche se la nostra storia ci appare pesante, complicata, forse addirittura rovinata, abbiamo sempre la possibilità di consegnarla a Dio e di ricominciare il nostro cammino”, l’esortazione finale: “Dio è misericordia e ci attende sempre!”.
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