Agli Angeli Custodi arriva il saio di fra Giuseppe Ghezzi

“Fra Giuseppe… passa ancora” è titolo della tappa tarantina della peregrinatio del saio del venerabile fra Giuseppe Michele Ghezzi che domenica 2 marzo giungerà nella chiesa degli Angeli Custodi, ai Tamburi su iniziativa della famiglia francescana nel 70° anniversario del Pio Transito. L’accoglienza della reliquia sarà alle ore 9.30; seguirà alle ore 10 la santa messa presieduta da fra Giancarlo Greco, vice postulatore; alle ore 17.15, santo rosario con i pensieri spirituali di fra Giuseppe Ghezzi; alle ore 18, santa messa presieduta dal parroco don Alessandro Argentiero e a conclusione, l’atto di affidamento degli ammalati a fra Giuseppe.
Note biografiche
Michele Ghezzi nacque a Lecce il 19 agosto 1872 da una famiglia nobile. A sedici anni fu colpito da una grave malattia, da cui fu guarito per intercessione della Madonna di Pompei. Quindi si sentì spinto a vivere la carità verso i più poveri, col fondamentale appoggio, anche di natura economica, di sua madre. Quando entrambi i genitori morirono, Michele, che già era terziario francescano, chiese di essere ammesso tra i frati minori riformati (uniti, nel 1897, all’Ordine dei frati minori). Inizialmente fu respinto a causa della sua fragile salute e dell’età avanzata secondo i criteri dell’epoca. Il suo vescovo voleva che diventasse sacerdote diocesano, ma lui voleva restare un semplice fratello laico. Alla fine egli entrò in convento il 2 agosto 1906, poco prima di compiere 34 anni, professando i primi voti religiosi l’8 settembre 1909, col nome di fra Giuseppe. Il frate divenne noto come il “Conte con la bisaccia” per le sue instancabili questue, affrontate tra prove fisiche (gli fu amputato il mignolo di un piede) e consolazioni. Attraversò le due guerre mondiali, offrendo le sue sofferenze per i morti sui campi di battaglia. Dal Natale 1954 le sue condizioni di salute si aggravarono: la gente iniziò a visitarlo, per ricambiare l’amore che aveva avuto per loro. Fra Giuseppe morì quindi il 9 febbraio 1955, nella sua cella del convento di Sant’Antonio a Lecce. Fu dichiarato Venerabile col decreto promulgato il 18 novembre 2000. I suoi resti mortali riposano nella chiesa parrocchiale di Sant’Antonio a Fulgenzio, a Lecce.
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