Ecclesia

La Chiesa di Taranto rilancia l’allarme: solo un pianeta “pulito” ha futuro

Proprio voi a Taranto avete vissuto e state vivendo sulla vostra pelle le conseguenze di questo modo di pensare la produzione e il consumo ancora ai nostri tempi, e proprio qui a Taranto le indicazioni della Chiesa italiana, in questa prospettiva, sono chiarissime e tutte in linea con le indicazioni che Papa Francesco

18 Mar 2022

di Silvano Trevisani

“Il pianeta che vogliamo” è stato disegnato chiaramente nell’ultima giornata di studio della Settimana della fede, che stasera sarà chiusa dalla concelebrazione presieduta dall’arcivescovo Filippo Santoro: un pianeta “pulito”, giusto, in cui l’ecologia integrale disciplini il rapporto tra le persone, tra tutti gli abitanti del pianeta. Riprendendo le mosse dai documenti conclusivi della Settimana sociale dei cattolici tenutasi a Taranto nel settembre scorso, la discussione svoltasi nella Concattedrale ha fornito indicazioni sul “come” si sta procedendo e su “cosa” bisogna fare. C’è tanto da fare, evidentemente, ma la strada imboccata è quella giusta perché dimostra una crescente consapevolezza da parte della gente, che l’unica direzione da percorrere è quella che cerca di evitare la catastrofe climatica, innestata da comportamenti egoistici e prevaricanti, dei quali il mondo sta vivendo proprio in questi giorni un tragico esempio, con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

LeonardoBecchetti

È toccato al professor Leonardo Becchetti, ordinario di economia politica alla Facoltà di Economia dell’Università di Roma “Tor Vergata” che, tra gli altri incarichi, oltre alle consulenze ministeriali, è presidente del comitato scientifico di Next (Nuova economia per tutti) e membro del comitato preparatorio delle Settimane sociali dei cattolici italiani, aprire l’incontro, in streaming, sottolineando come l’obiettivo per evitare la catastrofe climatica è chiaro e stabilito: azzerare entro il 2050 le emissioni nette di anidride carbonica sapendo che esse provengono da alcune grandi fonti (industria, agricoltura e allevamento, mobilità e trasporti, riscaldamento/raffreddamento degli edifici e fonti di produzione di energia). “Il collo di bottiglia su cui intervenire con massima urgenza – ha detto Becchetti – è proprio questo perché, se anche usiamo tutti macchine elettriche, che pur sempre rappresentano un passo in avanti, restiamo comunque col problema delle emissioni se la produzione di energia elettrica avviene utilizzando fonti fossili. Dobbiamo inoltre portare avanti la rivoluzione dell’economia circolare che significa disallineare la produzione di valore economico dalla distruzione di risorse naturali, cosa indispensabile su un pianeta di 7,8 miliardi di persone con una vita media di 73 anni (un totale di più di 320 miliardi di anni di vita potenziali in più rispetto alla situazione dell’anno 0 quando eravamo 230 milioni e vivevamo in media 23 anni)”.

LeonardoBecchetti

Proprio voi a Taranto, ha aggiunto l’oratore, avete vissuto e state vivendo sulla vostra pelle le conseguenze di questo modo di pensare la produzione e il consumo ancora ai nostri tempi, e proprio qui a Taranto le indicazioni della Chiesa italiana, in questa prospettiva, sono chiarissime e tutte in linea con le indicazioni che Papa Francesco ci ha fornito riccamente attraverso vari strumenti, a cominciare dalla Laudato si’.

È necessaria una vera rivoluzione del modo di considerare lo sfruttamento della Terra a fini consumistici. Se una rivoluzione finanziaria, che privilegi aziende non inquinanti è stata avviata, quello a cui ora bisogna lavorare è la realizzazione di una rivoluzione sui consumi. Le tecnologie e gli strumenti per realizzarla ci sono tutti. Le piattaforme online di consumo responsabile (come ad esempio quella di www.gioosto.com) ci sono e consentono ai cittadini di votare col portafoglio senza costi di ricerca e istantaneamente. “Nel percorso delle Settimane Sociali – ha detto – abbiamo lavorato su questo fronte promuovendo le agorà digitali (liste whatsapp di partecipanti che restano comunità a distanza lavorando sul tema del bene comune) e lanciando l’appello alla costruzione di comunità energetiche in ogni parrocchia. Nel lavoro sui territori con NeXt, l’associazione di terzo livello che ha al suo interno 45 associazioni e reti della società civile promuoviamo sul campo questa trasformazione lavorando nelle scuole, università e promuovendo hub per l’innovazione. Con la Scuola di Economia Civile portiamo avanti il percorso di formazione e ricerca sulla costruzione del nuovo paradigma economico a quattro mani. È tutto pronto. L’unica cosa che manca è l’impegno e l’attivismo dei cittadini”.

Alla relazione di Bettelli hanno fatto seguito le relazioni di due professionisti, l’ingegnere Carlo Zizzi, che sta portando avanti a Marina Franca una prima esperienza di intervento di efficientamento energetico che sta interessando un intero quartiere e il dottor Dario De Lisi, titolare di un’azienda agricola innovativa.

Se gli inquilini hanno commissionato l’efficientamento utilizzando anche finanziamenti pubblici, per un giusto obiettivo di risparmio ecologico hanno scoperto che, ad esempio, un progetto del genere ha reso possibile l’impiego lavorativo di operai che al momento erano senza lavoro, e che le imprese, fino a ieri concorrenti, hanno iniziato a collaborare fattivamente tra loro.

Noi che lavoriamo nel settore dell’agricoltura constatiamo quali siano gli effetti nefasti dello sfruttamento nefasto della Terra: eventi atmosferici estremi ingovernabili, lunghi periodi di siccità, piogge improvvise torrenziali che possono spesso diventare distruttive, grandinate abbondanti, trombe d’aria. La guerra poi non sta aiutando i mercati e le aziende, rischiamo di rendere il sistema insostenibile. Il Covid e ancor più la guerra hanno evidenziato come l’Italia, che pure è paese di produzione d’eccellenza, non sia autonomo, non solo dal punto di vista energetico ma anche proprio dal punto di vista alimentare. Molta materia prima non viene da “campi” italiani ma lo spazio per cambiar le cose c’è. L’agricoltura non vive momenti esaltanti, per lo scompenso tra costi e ricavi, occorre un riequilibro a cui oggi si deve pensare.

 

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