Articolare la diversità per ricomporre i frammenti: il prof. Bonini alla Settimana della fede

La seconda serata della 53ª Settimana della fede in corso nella Concattedrale ha visto come protagonista il prof. Francesco Bonini, rettore della Libera Università Maria SS. Assunta (Lumsa).
Grande studioso dei temi della politica, il prof. Bonini fa parte dell’International Commission for the History of Representative & Parliamentary Institutions, del direttivo dell’Associazione italiana degli storici delle istituzioni politiche e del comitato scientifico di diverse riviste, collane e centri di ricerca.
In un mondo ‘sbussolato’, che non ha bisogno di orientamenti, risuonano in modo vigoroso le parole di papa Francesco: “Armiamo la nostra gente con la cultura del dialogo e dell’incontro”, pronunciate alcuni anni or sono ritirando il premio Carlo Magno, assegnato in Germania a personalità che si sono distinte per la loro azione a favore della pace e dell’integrazione europea.
“Di fronte al discorso dominante che si nutre di parole di guerra e di odio – ha detto – siamo chiamati a ridare significato alle parole, dicendo contenuti alternativi. Il primo passo di questa dissonanza culturale è avviare processi di incontro, capaci di raccogliere le differenze senza aver paura di guardare alla realtà nella sua interezza”. Facendo riferimento al testo di ‘Fratelli tutti’, l’enciclica dedicata alla fraternità e all’amicizia sociale, il prof. Bonini ha richiamato alla memoria l’immagine del poliedro che, a differenza della sfera, “rappresenta una società in cui le differenze convivono integrandosi, arricchendosi e illuminandosi a vicenda, benché ciò comporti discussioni e diffidenze” (Fratelli tutti, 215). In un simile contesto, la politica non si ferma alla gestione del potere ma scopre la rinuncia come forma concordata di spazi in modo da permettere a tutte le parti di risaltare. La pace diventa possibile come composizione dei diversi. Quest’ultimo richiamo non poteva passare inosservato proprio nel giorno anniversario della nascita di don Tonino Bello, profeta del nostro tempo e della nostra terra, che amava riferirsi alla convivialità delle differenze come cifra del dialogo e della pace.
“L’ultimo passo – ha proseguito il professore – è quello di diventare manager della diversità, saper cioè articolare la diversità per ricomporre i frammenti. Questa azione è fondamentale per il futuro della democrazia che nella sua debolezza ha bisogno di valori alti e di cultura per non convertirsi in forme di totalitarismo”. A tal riguardo, il prof. Bonini ha indicato nella ‘Centesimus annus’ di San Giovanni Paolo II (n. 46) il testo di riferimento per comprendere i risvolti più pericolosi di questo fenomeno che può presentarsi in forma chiara e diretta o, come sta accadendo in questi anni, in modo subdolo, mascherato.
“Occorre voltare pagina – ha concluso il prof. Bonini – aprendo processi e scommettendo sulla nostra responsabilità personale e comunitaria. Voltare pagina per continuare a scrivere senza cancellare le tracce del percorso compiuto”.
Le foto sono a cura di G. Leva
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