Festeggiamenti patronali

La devozione di Corato a san Cataldo e l’evento di Taranto ‘Terre Cataldiane’

28 Apr 2025

di Silvano Trevisani

Come ormai i nostri lettori sapranno, per l’inizio solenne della novena di San Cataldo, mercoledì 30 aprile si svolgerà a Taranto “Terre Cataldiane Vade Tarentum”, evento di fede e devozione che unisce i luoghi legati al santo. Voluta dal parroco della Cattedrale monsignor Emanuele Ferro, la manifestazione religiosa porterà in città le delegazioni di comunità italiane unite nella devozione del santo patrono. Le Terre Cataldiane si incontrano per vivere insieme una celebrazione intensa ed emozionante nel segno della comune venerazione, alla quale parteciperà il vescovo irlandese di Waterford e Lismore terra natale di san Cataldo, Alphonsus Cullinan. Ricordiamo che nell’ottobre scorso una delegazione tarantina, guidata da monsignor Ferro, si era recata in visita nella diocesi di Waterford Lismore, dove incontrò il vescovo Cullinan proprio per costruire una relazione tra Taranto e i luoghi di provenienza del nostro patrono. Ricordiamo, inoltre, che nel 2018 si era svolto a Taranto il primo raduno delle Terre Cataldiane.

In vista della cerimonia del 30 aprile abbiamo rivolto alcune domande ad Aldo Caringella, che guiderà la delegazione di Corato, grosso Comune dell’area metropolitana di Bari, presidente della Deputazione maggiore di San Cataldo.

Come nasce la devozione di Corato per san Cataldo?

Anche per Corato, come per Roccaromana, la venerazione per san Cataldo è legata al suo miracoloso intervento nell’epidemia di peste che colpì il territorio nel 1483. Si narra che un contadino, Quirico Trambotto, che arava i suoi campi fuori le mura, abbia avuto l’apparizione di un vescovo che impugnava il pastorale. Rivolto al contadino gli predisse che la peste sarebbe cessata se si innalzava una chiesa nel punto in cui i buoi, arando la terra l’indomani, sarebbero caduti di botto. Effettivamente, i buoi caddero a terra come annunciato e questo segnò l’inizio della fine dell’epidemia. Grati al vescovo, che si rivelò essere san Cataldo venerato a Taranto, lo vollero loro patrono, in sostituzione di san Cristoforo. Nel giro di pochi anni, edificarono una chiesa nel punto indicato e, nel 1507, il convento dei frati minori osservanti. Furono gli stessi religiosi, che sostenevano il suo culto, a costruire la nuova e più grande chiesa che venne completata nel 1629; Ma le alterne vicende legate alle soppressioni religiose compromisero il suo destino e oggi il complesso ospita il municipio.

Il culto di san Cataldo dovette, quindi, “migrare”.

In un certo senso è così: il culto di san Cataldo si trasferì nella Chiesa matrice di santa Maria Maggiore. Qui si svolgono ancora oggi le funzioni religiose legate alla devozione del santo.

Quando hanno luogo i festeggiamenti patronali?

Sono tre le feste che celebrano San Cataldo: le prime due sono quelle istituzionalmente riconosciute e, di conseguenza, vengono celebrate più o meno in tutti i paesi in cui si venera il nostro patrono. E cioè: l’8 marzo, giorno della sua morte e il 10 maggio, giorno del rinvenimento delle ossa e della conseguente traslazione nella Cattedrale di Taranto. La terza, invece, ha una dimensione prettamente locale: si svolge nella terza domenica del mese di agosto e si compone delle fondamentali celebrazioni religiose, quali la Messa Solenne e le processioni, e di eventi culturali festeggiamenti civili.

Parli di “processioni” al plurale. Perché?

Perché sono ben tre le processioni che portano per la città due diversi simulacri seguono, oramai da anni, questa scansione: il sabato viene portata in processione la statua lignea nella cosiddetta “màchene de San Catàlle” allestita in piazza Pebliscito, vero e proprio tempio allestito, con drappi, fiori, luminarie. La domenica viene portato in processione il busto argenteo che in serata viene ricondotto in Chiesa Matrice; lo stesso avviene per la statua lignea il lunedì.

É ancora sentito il culto a Corato, nei confronti di un santo che può apparire lontano rispetto ai tempi tumultuosi che viviamo?

Sì certo. Il culto di San Cataldo è ancora oggi molto vivo e sentito: numerose sono le persone che prendono parte ai momenti religiosi a lui dedicati, molte sono quelle che vivono con particolare spirito le processioni, e ancor di più le persone che si recano per rendere omaggio al Santo. Sono particolarmente numerosi i turisti, e i concittadini emigrati che tornano in città, soprattutto da Grenoble e da Torino, dove ci sono vere e proprie comunità che ne hanno portato il culto. La loro partecipazione è favorita dal fatto che i festeggiamenti principali si svolgono in piena estate, ad agosto, quando possono approfittare dalle pausa estiva.

Ci sarà, quindi una vostra delegazione a Taranto, il 30 aprile.

Sì, certamente saremo presenti. Come lo eravamo stati nel primo incontro delle Terre Cataldiane, nel 2018. Un incontro bellissimo che ricordiamo ancora con tanto piacere.

Ricordiamo che la manifestazione del 30 aprile prevede l’incontro alle ore 16 a piazzale Democrito delle delegazioni che si imbarcheranno sulla motonave Clodia per un giro turistico nel mari di San Cataldo. Alle 17 è previsto lo sbarco al Castello aragonese e alle 17,30 l’incontro, a Palazzo di città, con le autorità militari, civili e religiose delle Terre Cataldiane. Alle 19 il corteo dei partecipanti prenderà le mosse dalla cappella di san Leonardo nel Castello per raggiungere la basilica Cattedrale con le reliquie e il simulacro argenteo del santo. Alle 19,30 avrà luogo la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Cullinan. Assisterà alla celebrazione l’arcivescovo di Taranto, Ciro Miniero.

A seguire il convivio per tutti i partecipanti nel Centro San Gaetano.

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