Dalla confraternita dell’Addolorata stimoli di rinascita e di solidarietà
L’arrivo della Settimana Santa rappresenta per Taranto, quest’anno anche simbolicamente, il momento della svolta. Sale l’attesa per i riti tradizionali che, dopo due anni di vuoto, tornano con il loro bagaglio di pietà popolare e di identità. Anche le cosiddette “gare” sono archiviare, con un segno di novità, poiché quest’anno si è registrato un fatto nuovo: la statua dell’Addolorata, dell’omonima processione, è stata assegnata dopo una sola offerta, per assecondare la richiesta di una famiglia, Musciacchio, di poter compiere un gesto devozionale di ringraziamento. Dei riti ormai imminenti abbiamo parlato con Giancarlo Roberti, commissario arcivescovile della Confraternita dell’Addolorata e di San Domenico, cui spetta, tra l’altro, l’organizzazione proprio della processione dell’Addolorata.
L’aggiudicazione delle poste del Giovedì Santo è stata caratterizzato da un gesto che potremmo definire solidaristico significativo, che forse vi ha privato di un po’ di risorse.
Per quello che riguarda l’aggiudicazione della statua dell’Addolorata, anche se la cifra alla quale la statua è stata aggiudicata è stata bassa, se confrontata alla cifra di molto superiore con cui fu assegnata l’ultima volta, nel 2019, noi l’accettiamo di buon grado. Si dimostra così che quella che popolarmente si chiama “gara”, ma che per noi è l’assemblea straordinaria per l’aggiudicazione dei simboli, è un evento particolare, bello sia quando l’offerta sale, perché vi concorrono più squadre che ambiscono all’onore di portare in processione la statua, sia quando, come quest’anno, non ci sono stati rilanci e una sola squadra si è aggiudicata il simbolo con un’offerta bassa. E ci tengo a riaffermare che le offerte vengono presentate liberamente da parte di tutti i confratelli che lo vogliono, non c’è una base di partenza ma una totale libertà. Noi ci affidiamo sempre alla Provvidenza divina e alla Vergine Addolorata e per noi va bene lo stesso: con le offerte ricevute per tutte le poste e i simboli cercheremo di portare avanti le nostre attività. Come abbiamo sempre cercato di fare.
In questi due anni, però, anche la Confraternita ha dovuto “stringere la cinghia”.
Le risorse sono state naturalmente ridotte, ma nonostante tutto abbiamo incrementato il nostro sostegno ai poveri della Città vecchia e ai confratelli in difficoltà. Con le risorse del 2019 abbiamo quadruplicato il numero delle famiglie assistite, passate da 50 a 200, aumentando il sosteno con il centro Sant’Anna che con il C.A.S.A. (Centro Addolorata sostegno alimentare). Anche nei due anni di chiusura, molti confratelli hanno comunque contribuito con piccole dazioni o donando dei generi alimentari. È quella che appunto chiamiamo Provvidenza.
In questi anni è calata l’attenzione dei confratelli? Ad esempio: sono diminuite le nuove adesioni?
No. La confraternita dell’Addolorata ha avuto, in questi due anni, un buon numero di novizi che si sono iscritti al sodalizio. Negli ultimi tre anni, coincisi con il mio mandato di commissario, abbiamo fatto oltre cento iscrizioni tra confratelli e consorelle, con una media di 30/35 per anno, un buon numero in linea con gli altri anni. Attualmente siamo poco più di 1.500 attivi. Ne abbiamo perso qualcuno per strada, purtroppo, durante il covid, tra cui anche la mastra dei novizi Angela Mendicino, morta proprio per il virus: una perdita per noi molto pesante. Avremmo avuto tanto bisogno di lei in vista del ritorno alla normalità.
Questo “ritorno alla normalità” riporta entusiasmo dopo due anni di covid, ma quanto ne avete risentito nelle vostre attività?
La confraternita anche in questi due anni di buio ha cercato di fare tutto quello che era possibile. Ricordiamo tutti che nel 2020 vi è stato il lockdown e che le città erano vuote. Abbiamo celebrato con le Chiese chiuse, col celebrante c’erano solo pochi collaboratori. Abbiamo scoperto le dirette streaming perché abbiamo voluto, nonostante tutto, fare arrivare alla gente, nelle case dei confratelli, ma anche a tutta la città, il messaggio cristiano, dimostrare che c’eravamo, come confraternita e come Chiesa. Nel 2021 le disposizioni sono state un po’ meno rigide e siamo ritornati a fare le Via Crucis in presenza e le funzioni, seppure con il contingentamento. C’eravamo, non tantissimi per rispettare i protocolli, ma abbiamo ripreso, sia in Quaresima che a Natale, così come anche a settembre per la “festa grande” dell’Addolorata. Nel 2020 ci si limitò a portare la statua della Madonna al molo e a celebrare la Messa solenne in presenza dei fedeli, nel 2021 abbiamo portata a piazza Fontana, quest’anno ci auguriamo di poter tornare a fare la nostra processione della “festa grande”, oltre naturalmente all’imminente processione dell’Addolorata che aspettiamo con trepidazione.
…E anche con un po’ di timore? C’è da prevedere una grande folla per l’uscita della processione e il commissario prefettizio ha già invitato, con un’ordinanza, a fare molta attenzione.
Sì, l’ordinanza invita al buonsenso, dove si prevedono assembramenti, e a indossare la mascherina Ffp2 anche all’esterno. Mi auguro che le persone attuino queste disposizioni, ma non ci sono altre restrizioni, tutto è affidato al buonsenso e noi siamo scrupolosi e attenti alle raccomandazioni.
Un interesse particolare quest’anno ci sarà anche per il restauro della facciata di San Domenico.
Certamente. Monsignor Emanuele Ferro, parroco della Cattedrale e parroco anche della rettoria di San Domenico, oltre che padre spirituale della confraternita, ha voluto fermamente questo intervento di ripristino, dopo tantissimi anni, forse per la prima volta, della facciata per restituirla al suo antico splendore. È un chiaro segno di rinascita anche questo che, con il ritorno per strada delle nostre processioni, dà un segno di speranza a tutta la comunità e non solo.