Caso Catania, l’unica vittima è la società etnea
Le tappe di un fallimento preannunciato: perché la classifica è cambiata. E non c’è spazio per le recriminazioni
“Trattandosi di vicenda di particolare interesse sociale, si comunica che in data odierna il Tribunale di Catania – sezione fallimentare – ha disposto la cessazione dell’esercizio provvisorio del ramo caratteristico di azienda calcistico della Calcio Catania s.p.a.” Così il dottor Francesco Mannino dava comunicazione della morte di una realtà sportiva blasonata: mandati in frantumi 76 anni di storia. Al comunicato del presidente del Tribunale etneo, emanato nei giorni scorsi, sono seguite le reazioni interne al mondo del pallone. Il sentimento dominante è lo stupore; ma le difficoltà della società erano già note.
La caduta ha avuto inizio nel 2015 con lo scandalo “I treni del goal”. Retrocessione d’ufficio: dalla massima serie, il Catania è precipitato in serie C. Categoria ritrovata nel 2020, dopo la gestione Pulvirenti, grazie alla Sigi (Sport investiment group Italia) che rilevò il club rossazzurro con un’operazione costata 329mila euro. Si è arrivati al fallimento del 22 dicembre scorso. Quindi l’intervento del Tribunale fallimentare di Catania che nominò dei curatori fallimentari incaricati di vendere almeno il ramo sportivo della società. La situazione attuale si deve all’imprenditore Benedetto Mancini il quale si era aggiudicato la terza asta, senza versare infine per intero la somma fissata in mezzo milione di euro. La Federcalcio, con il comunicato ufficiale n° 214/A, ha deliberato “di revocare l’affiliazione alla fallita società Calcio Catania S.p.A, con svincolo del parco tesserati”.
Si deve invece alla Lega Pro la nuova classifica del raggruppamento in cui trovava la formazione siciliana collocazione – lo stesso del Taranto, serie C girone C. Così sono state recepite le modifiche all’articolo 53 comma 3 e 4 (Rinuncia a gara e ritiro od esclusione delle società dal Campionato) del regolamento della Figc, entrate in vigore il 1 luglio 2019: in caso di fallimento, tutte le gare disputate nel corso del campionato di competenza non hanno valore per la classifica. Ovvero anche quelle giocate durante il girone di ritorno. Ecco perché la classifica è cambiata. E a ben guardarla, nessuna squadra può dirsi penalizzata (neanche chi ha perso 6 punti preziosi), se non sul piano psicologico per il mancato raggiungimento di un obiettivo che avrebbe potuto far proprio con l’allargamento del torneo a un’altra formazione. Allo stesso modo il Taranto ha meritato la salvezza sul campo di gioco.