Tour de France tra ciclismo romantico e innovazione: il trionfo di Jonas Vingegaard
Li abbiamo visti sfrecciare a velocità esagerate – toccate punte superiori ai 100 km/h in discesa. Tanto che si potrebbe parlare di MotoGP, di gare da motociclismo, anziché di ciclismo su strada: i corridori che hanno affrontato il Tour de France non si sono risparmiati in alcuna tappa. Questo peraltro è il trend delle ultime stagioni. Sempre più bravi e preparati i ciclisti, professionali e maniacali su ogni dettaglio; sempre più veloci e performanti i mezzi con i quali fanno fatica. La vittoria della Grande Boucle è andata al danese Jonas Vingegaard. Che ha centrato l’obiettivo per la seconda volta, secondo anno consecutivo.
Vingegaard vs Pogacar
La penultima tappa, ultima di montagna, ha regalato a Tadej Pogacar la soddisfazione del successo parziale. Ma lo sloveno è uscito senz’altro a pezzi dal Tour de France. A 7 minuti e ventinove secondi di distacco dal primo in classifica. Tour che avrebbe potuto anche vincere, se si fosse presentato al grande appuntamento con una preparazione adeguata: la caduta alla Liegi-Bastogne-Liegi, con conseguente frattura multipla dello scafoide, un incidente brutto, lo aveva costretto al cambio di programma. Allo sforzo supplementare per recuperare una parte dei tanti giorni di allenamento saltati. Ad ogni modo, il fuoriclasse arrivato secondo anche lo scorso anno, è stato in partita sino alla terza settimana, duellando con la maglia gialla Vingegaard. Lo spettacolo offerto da questi due marziani del ciclismo potrebbe rinnovarsi nel 2024. I loro duelli all’arma bianca, dal sapore antico, ci riportano agli anni di Bartali e Coppi. O ai più recenti, alle poche ma intense sfide tra Armstrong e Pantani in salita. Altri tempi. Finiti quando il Pirata arrivò davanti all’americano a Courchevel, il 16 luglio del 2000, conquistando la sua ultima vittoria.
Giulio Ciccone maglia a pois
Le aspettative sugli azzurri non potevano essere di certo elevate alla vigilia. L’unico che si è fatto onore, confermando il proprio valore, è stato Giulio Ciccone: il corridore abruzzese ha vinto la classifica degli scalatori. Il risultato mancava da oltre trent’anni all’Italia – l’ultimo a riuscirci, nel ’92, fu “El Diablo” Claudio Chiappucci. La maglia ha reso felice il portacolori della Lidl-Trek che la sognava sin da quando era bambino. Secondo sui Pirenei, nella frazione di Brecciarola, non è riuscito a vincere una tappa in tutto il Tour; ma poco importa.
L’ultimo atto della corsa a tappe più importante del mondo, 115 chilometri da Saint-Quentin-en-Yvelines, ci restituisce tutta le bellezza e il fascino della capitale Parigi, minacciati dagli episodi di violenza verificatesi nei giorni scorsi: dalle proteste di piazza più sanguinose che hanno messo a ferro e fuoco la città e il Paese, agli atti di criminalità che hanno colpito anche il portiere della nazionale italiana di calcio Gigio Donnarumma, e la sua compagna, vittime di una rapina. Ad aggiudicarsi lo sprint sugli Champs Elysées è stato Jordi Meeus. Una vittoria a sorpresa, quella conquistata dal velocista della Bora – hansgrohe, al fotofinish su Philpsen, Groenewegen e Pedersen. Una tappa portata a termine senza colpi di scena nel tradizionale ultimo giorno di scuola.