La domenica del Papa – Discernere: saper distinguere il bene dal male
Francesco si sofferma sulla parabola del ricco mercante e individua tre azioni, tre verbi – cercare, trovare, comperare – che sono tre insegnamenti
In poco più di cento parole l’evangelista Matteo ci offre tre definizioni del Regno dei cieli: una rete gettata in mare che raccoglie ogni genere di pesce; un tesoro nascosto in un campo; e, infine, una perla di grande valore. Sotteso a queste parabole c’è un verbo: discernere. Chi trova il tesoro nel campo e il mercante che vede la perla, per assicurarsi l’acquisto vendono i loro averi. Così i pescatori, riempita la rete, la tirano a riva e dividono il pesce buono da quello cattivo. Saper distinguere il bene dal male, saper discernere.
Un fil rouge, lega questa pagina del primo Vangelo e l’Antico Testamento, il Libro dei Re, Salomone che raccoglie giovanissimo l’eredità di Davide, suo padre, nel governare il popolo. Non solo offre a Dio un sacrificio, mille olocausti, ma gli chiede di aiutarlo in questo compito. Non domanda una lunga vita, né ricchezze, né l’eliminazione dei nemici, ma chiede al Signore che gli conceda “un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male”. Un “cuore docile”, la capacità di discernere, la sapienza, l’arte di sapersi orientare nella vita, di saper governare.
Nelle parole che pronuncia prima dell’angelus, papa Francesco si sofferma sulla parabola del ricco mercante e individua tre azioni, tre verbi – cercare, trovare, comperare – che sono tre insegnamenti. Innanzitutto, cercare. Il mercante non sta fermo, si mette in ricerca: “è un invito per noi a non chiuderci nell’abitudinarietà, nella mediocrità di chi si accontenta, ma a ravvivare il desiderio, perché il desiderio di cercare, di andare avanti non si spenga; a coltivare sogni di bene, a cercare la novità del Signore, perché il Signore non è ripetitivo, sempre porta le novità dello Spirito, sempre fa nuove le realtà della vita.”
Il secondo verbo, gesto, del mercante è trovare. Ha occhio, sa riconoscere, sa “discernere per trovare la perla”, anche nell’affascinante confusione dei bazar ricchi di cose, dice il Papa. L’insegnamento per noi: “ogni giorno, a casa, per strada, al lavoro, in vacanza, abbiamo la possibilità di scorgere del bene. È importante – afferma Francesco – saper trovare ciò che conta: allenarci a riconoscere le gemme preziose della vita e a distinguerle dalle cianfrusaglie. Non sprechiamo il tempo e la libertà per cose da niente, passatempi che ci lasciano vuoti dentro, mentre la vita ci offre ogni giorno la perla preziosa dell’incontro con Dio e con gli altri”. Discernere per trovare la perla di grande valore.
Infine, la terza azione: compra la perla. Capito il “suo immenso valore, vende tutto, sacrifica ogni bene pur di averla”. Commenta Francesco: “cambia radicalmente l’inventario del suo magazzino”; è la sua “unica ricchezza, il senso del suo presente e del suo futuro”. Gesù “è la perla preziosa della vita, da cercare, trovare e far propria. Vale la pena investire tutto su di Lui perché, quando si incontra Cristo, la vita cambia”.
Angelus in questa ultima domenica di luglio, prima del viaggio a Lisbona per incontrare i giovani della Gmg che affida a Maria “stella luminosa del cammino cristiano”.
Angelus nel quale rinnova l’appello per la pace in Ucraina “dove la guerra distrugge tutto, anche il grano. Questo è una grave offesa a Dio perché il grano è dono suo per sfamare l’umanità, e il grido dei milioni di fratelli e sorelle che soffrono la fame sale fino al cielo”. Ecco allora l’appello: “ai miei fratelli, le autorità della Federazione Russa, affinché sia ripristinata l’iniziativa del Mar Nero e il grano possa essere trasportato in sicurezza”. L’accordo, la Black Sea Grain Initiative, ha permesso finora l’esportazione di oltre 32 milioni di tonnellate di cereali e prodotti alimentari in 45 paesi, con oltre mille navi partite dai porti dell’Ucraina. Il 18 luglio scorso il presidente Putin non ha rinnovato l’accordo.
Dal papa un pensiero per il Libano, a 3 anni dall’esplosione nel porto di Beirut, perché la “complessa situazione” del paese “possa trovare una soluzione degna della storia e dei valori di quel popolo”. E un nuovo appello nella Giornata Onu contro la tratta, un “crimine che fa delle persone una merce”; realtà “terribile” che riguarda bambini, donne, lavoratori, persone sfruttate che “vivono in condizioni disumane e soffrono l’indifferenza e lo scarto da parte della società”.