Mons. Angelo Massafra, la ‘sua’ Albania e le radici sanmarzanesi
“Era da tempo che volevo invitare in Albania i sacerdoti originari di San Marzano, un po’ per respirare aria di casa, un po’ perché loro potessero constatare il grande desiderio di rinascita del popolo albanese, che guido da 26 anni, dopo la lunga persecuzione nel regime comunista”.
Così esordisce mons. Angelo Massafra, arcivescovo di Scutari-Pult, a proposito dell’esperienza vissuta dal 24 al 27 luglio, da noi incontrato lunedì mattina, 7 agosto, poco prima di recarsi a Lizzano per la celebrazione conclusiva della festa patronale di San Gaetano.
La comitiva tarantina era composta da padre Angelo De Padova (francescano minore, per diversi anni missionario in Albania), don Giovanni Chiloiro, don Francesco Imperiale, don Francesco Fanelli, don Damiano Nigro e don Graziano Lupoli; avrebbe dovuto esserci anche il parroco di San Marzano, don Cosimo Rodia, impossibilitato per la malattia della mamma, poi deceduta).
“È stata anche l’occasione per rinsaldare i legami con la comunità di San Marzano, molto amata in Albania, che ha saputo mantenere la lingua e le tradizioni arbereshe” – aggiunge l’arcivescovo.
Prima tappa della permanenza è stata il villaggio di Ashta, vicino Scutari, nella chiesa intitolata alla Madonna del Rosario, fatta costruire grazie a padre Angelo De Padova, dove i sacerdoti hanno concelebrato, riunendosi attorno al vecchio altare della parrocchia di San Carlo Borromeo, donato assieme alle formelle della Via Crucis. “Si è trattato quasi di un ritorno a casa, vissuto con grande emozione, anche per aver potuto camminare sulla pavimentazione copia conforme di quella della parrocchia sammarzanese”, commenta mons. Massafra.
Altro momento particolarmente coinvolgente è stata la visita al monastero delle clarisse di Scutari, che in passato ospitava il terribile carcere di regime e le stanze dove si praticava la tortura, che mons. Massafra chiama ‘la piccola Auschwitz. “I sacerdoti sono apparsi molto scossi dai racconti delle religiose, che hanno sottolineato l’eroica prova di coraggio di tanti connazionali che hanno preferito la morte al rinnegamento della fede in Cristo – dice –. Quelle mura, testimoni di così tanta sofferenza, oggi simboleggiano la vittoria del Bene su quegli anni di orrori”.
L’arcivescovo parla di Scutari quale città martire, dove le persecuzioni comuniste verso i cristiani hanno avuto dell’indescrivibile. “In tutta l’Albania la paura delle spie del regime è ormai nel dna degli abitanti – spiega –. Si racconta che in quegli anni, quando si riunivano tre persone, una di loro era sicuramente una spia e che perciò bisognava essere molto attenti nel parlare. Perfino qualche anziano sacerdote, un tempo, quando m’incontrava in un luogo pubblico, aveva l’abitudine di voltarsi in continuazione per il timore che qualcuno lo ascoltasse per poi denunciarlo”.
Nella città albanese la comitiva ha potuto anche ammirare nella sua particolare bellezza la cattedrale intitolata a Santo Stefano e la casa delle suore di Madre Teresa, impegnate, secondo il loro carisma, nell’aiuto agli ultimi.
Nella terza giornata i sacerdoti sammarzanesi hanno vissuto, assieme a mons. Massafra, una rilassante gita nelle località montane della diocesi, di una così grande bellezza da far pensare a una “Svizzera albanese”; particolare impressione hanno suscitato anche i laghi artificiali, da dove si ricava energia pulita. “La mia gente si sta proficuamente impegnando per la rinascita del territorio, soprattutto dal unto di vista turistico. I risultati miglioreranno ulteriormente quando si migliorerà la percorribilità delle strade” – riferisce mons. Massafra.
L’ultima giornata è stata caratterizzata dalla concelebrazione svoltasi in Curia, a Lezha, dove hanno sede i padri rogazionisti, dei quali padre Antonio Leuci, originario di Guagnano in provincia di Lecce, ha illustrato l’opera in favore della gioventù.
Quindi, il momento della partenza, con l’invito a testimoniare nelle proprie parrocchie la gioia di vivere e la bellezza della fede, mai pensando che nulla cambierà mai.
“Conto di incontrare quanto prima possibile l’arcivescovo mons. Ciro Miniero per uno scambio di idee e per proporgli la possibilità di inviare in Albania, nei mesi estivi, un sacerdote diocesano perché possa fare esperienza di missione, utile al rinnovamento della propria fede – conclude mons. Massafra, che nei giorni scorsi, prima del viaggio in Italia, si è incontrato con gli scout della concattedrale “Gran Madre di Dio” per illustrare il clima di grande fervore di opere e di evangelizzazione che si vive in Albania.