Catechesi

Una lectio divina sui Dieci comandamenti: ‘Non rubare’

“Non rubare” non è solo una proibizione, ma un invito a non privare il prossimo di qualcosa o di qualcuno a cui è legato per tutta la vita

27 Apr 2022

di Mario Di Serio

Proseguono gli appuntamenti di ascolto, riflessione e preghiera nel seminario di Taranto sui Dieci comandamenti, sempre attuali, e che investono ogni ambito della vita nelle dimensioni laica e religiosa.

Don Giovanni Agrusta parroco della ‘Sacro Cuore di Gesù’ a Statte, ha posto l’accento sulla dimensione non solo prettamente spirituale ma anche morale del settimo comandamento: “non rubare” richiamando la dimensione globale nella vita privata, professionale e familiare.

 

“C’è un solo peccato: il furto. Se uccidi un uomo gli rubi la vita, rubi il diritto di sua moglie ad avere un marito, derubi i suoi figli del padre. Se dici una bugia a qualcuno gli rubi il diritto alla verità. Se imbrogli rubi il diritto alla realtà”. Questa la riflessione laica, citando una celeberrima battuta del film “il cacciatore di aquiloni”, che al tempo stesso sembra abbracciare e sintetizzare il senso di tutte le tentazioni diaboliche, dal desiderio della donna e roba degli altri, alla falsa testimonianza all’ uccidere un uomo una donna oppure un pensiero…

La dimensione biblica del settimo comandamento trova tre riflessioni fondamentali nei libri nell’Esodo dell’Antico testamento: “non ruberai” è la citazione più netta nel Pentateuco; “non ruberete né userete inganno o menzogna a danno del prossimo”, più articolata la citazione del Levitico che implica quello che oggi indicheremmo nella truffa, peculato, furto; “quando si troverà un uomo che abbia rapito qualcuno dei suoi fratelli tra gli Israeliti, l’abbia sfruttato come schiavo o l’abbia venduto, quel ladro sarà messo a morte…”, ancora più profonda la versione nel Deuteronomio, dove se apparentemente potrebbe riguardare un tempo in cui la schiavitù era visibile, è invece oggi quanto mai attuale, dove il traffico di essere umani, la prostituzione, la piaga dello sfruttamento e del lavoro nero sono ancora più presenti del passato, ma inesorabilmente ecclissati da omertà, silenzio e sofferenza.

L’adorazione a Gesù con l’esposizione del Santissimo unito a suoni e canti di lode e il sacramento della confessione, al servizio don Luciano Maticheccia e don Ciro Savino, rispettivamente parroci delle chiese San Girolamo Emiliani e Madonna del Rosario a Statte, hanno contornato momenti in cui i fedeli hanno potuto ricevere lo Spirito Santo nel tempo della Pasqua cristiana.

Prossimo appuntamento martedì 24 maggio con la riflessione sull’ottavo comandamento: “Non dire falsa testimonianza”

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