“San Cataldo è vivo nei cuori ed accoglie i carismi dei fedeli”
L’appartenenza al Santo patrono raduna il popolo tarantino. A rendere appassionata e sentita la festa, la preghiera e l’adorazione dei fedeli carismatici
Il senso dell’appartenenza alla comunità cristiana ed il desiderio di ritornare a vivere insieme la preghiera, nella consapevolezza che la fede possa migliorare le sorti di una intera città, sono stati gli elementi che hanno contrassegnato la novena a San Cataldo, patrono della comunità tarantina, sempre vivo nel cuore dei fedeli.
Dopo la santa messa vespertina celebrata da don Francesco Fanelli, spazio all’introduzione di don Emanuele Ferro, parroco della ‘San Cataldo’, che ha aperto i festeggiamenti e le attività liturgiche al Santo patrono.
Teatro dell’evento, primo giorno di un nutrito programma che culminerà il 10 maggio, è stata la basilica Cattedrale nel borgo antico del capoluogo ionico: solenne l’esposizione delle reliquie del simulacro argenteo di San Cataldo riposte in un galeone realizzato dai maestri orafi Francesco Franchina e Isabella Dirella di Francavilla Fontana, che rievoca l’approdo a Taranto del Santo patrono. Una legenda divina testimonia che a San Cataldo, durante il suo soggiorno in Terra Santa, prostrato sul Santo Sepolcro, gli apparve Gesù che gli avrebbe suggerito di andare a Taranto rievangelizzando una città in preda al paganesimo. Quest’anno dopo due anni di pandemia finalmente il ritorno a vivere in presenza la festa del nostro Santo: “Il Popolo ha aspettato la ripresa ed il recupero delle tradizioni, delle liturgie, delle processioni, perché attraverso queste funzioni si giunge alla gioia del cuore – le parole di mons. Emanuele Tagliente, arcidiacono del capitolo metropolitano -. L’esposizione del galeone nel quale sono presenti le reliquie rievoca proprio la venuta del Santo nella nostra terra”.
Appassionata e sentita è stata l’invocazione dello Spirito Santo ad opera delle comunità carismatiche presenti: “Gesù ama”, “Gesù risorto”, Comunità “Maria”, “Servi di Cristo vivo”, Gruppo “Pescatori di uomini” e del “Rinnovamento nello Spirito Santo” che quest’anno celebra il giubileo d’oro con i suoi 50 anni di opere e riconoscimento ecclesiale, con la corale diocesana che ha intonato canti e melodie emozionanti e penetranti: “Questi gruppi di preghiera corrispondono ad un’esigenza particolare: vedere la comunità non frammentata ma arricchita di tante espressioni dello Spirito, essi non costituiscono gruppi assestanti ma sono inseriti nella vita della chiesa, che rendono un servizio, ognuno secondo il proprio carisma come il canto, lo Spirito, la carità e del cammino battesimale.
Al termine della preghiera la danza, l’allegria e la gioia, sotto lo sguardo della statua del Santo patrono, che ha benedetto il suo popolo, hanno inondato di pace il cuore dei fedeli, ed un riferimento alla guerra in Ucraina: “L’uomo può distruggere, Dio ricostruisce”, queste le parole di don Marco Gerardo, parroco della chiesa del Carmine, che poco prima della benedizione finale, ha voluto confermare ai presenti l’importanza di credere e sperare nella pace attraverso un continuo atto di affidamento al Signore, non confidando solo nell’uomo.
Mario Di Serio