Terremoto in Marocco, direttore della Caritas di Rabat: “Abbiamo bisogno di tende, arriverà il freddo”
Il racconto di padre Oscar Arturo Garçia Padilla che ha raggiunto le zone più colpite dal terremoto, anche se ci sono villaggi che non sono ancora raggiungibili in macchina
Nei piccoli villaggi vicini all’epicentro del sisma, le case si sono sbriciolate. La gente dorme fuori. È senza elettricità. Alcuni villaggi sono addirittura impossibili da raggiungere perché le strade non sono praticabili. Ci si può arrivare solo con le mote o addirittura a piedi. C’è bisogno di gruppi elettrogeni ma soprattutto di tende capaci di accogliere le persone più fragili, gli anziani e i bambini, in vista del freddo che sta arrivando e che in montagna è particolarmente intenso. È un racconto serrato quello di padre Oscar Arturo Garçia Padilla, direttore della Caritas di Rabat, per un “punto” sulla situazione a tre giorni dalla terribile scossa di venerdì scorso. Il religioso è arrivato ieri a Marrakech con il cardinale Cristóbal López Romero, arcivescovo di Rabat, che ha presieduto una messa come segno di solidarietà della Chiesa del Marocco alla popolazione colpita dal sisma. “Abbiamo avuto una riunione con la Caritas Marrakech – racconta padre Padilla – per capire cosa fare e identificare i bisogni. Siamo nella fase di individuare le necessità e focalizzare cosa fare e come muoverci.
A Marrakesh, la Caritas locale si sta attivando per aiutare soprattutto le persone della Medina dove i danni del terremoto sono stati più forti “ma c’è tutta la situazione fuori dalla città, nei villaggi di montagna che presenta problemi gravissimi”.
Padre Garcia Padilla racconta di essere andato in una città a 45 chilometri a sud est di Marrakech vicino all’epicentro del sisma. È una città di circa 20 mila abitanti. “Abbiamo visto danni evidenti sugli edifici. La gente ha paura. Dorme fuori dalle case. Si vedono tende dappertutto ma quello che più colpisce, è uno stato di evidente caos”. La piccola delegazione della Chiesa cattolica locale ha quindi deciso di proseguire il “viaggio” di ricognizione raggiungendo un piccolo villaggio sulla montagna che si trova proprio a pochi chilometri dall’epicentro del sisma. “Abbiamo trovato una piccola comunità di 70 persone che ha perso tutto”, racconta il sacerdote. “Dormono fuori e quando chiedi di cosa hanno bisogno, la prima cosa che rispondono è di gruppi elettrogeni per avere l’elettricità e poter anche comunicare con l’esterno, potendo ricaricare i telefoni. Hanno bisogno di tende capaci di accogliere le persone più fragili e anziane ma abbiamo visto anche dei bambini che hanno riportato delle ferite che seppur lievi non sono state disinfettate. Occorrono quindi anche dei Kits di primo aiuto”. La Caritas ha quindi deciso per il momento di inviare già da oggi due macchine cariche di aiuti. “Il progetto – dice padre Padilla – è di rimanere e cercare di raggiungere i villaggi più isolati che a seguito del terremoto non sono raggiungibili con la macchina. Le strade non sono praticabili. Si può andare solo con moto o addirittura solo a piedi. Anche se l’aiuto che possiamo dare è poco, volgiamo mostrare a queste persone che sono nostri fratelli e che li abbiamo nel cuore”.
La lista delle necessità è lunga: cibo, acqua, carburante, gruppi elettrogeni. “Ma quello che più mi preoccupa – confida padre Oscar – è recuperare più tende possibili, perché sta arrivando il freddo e i villaggi più colpiti si trovano in montagna. I bambini e gli anziani hanno e avranno bisogno di luoghi in cui proteggersi. “Non abbiamo tante tende al momento. Ce ne servono di forti per proteggere le persone. Questa situazione di emergenza purtroppo durerà ancora per lungo tempo e le case sono totalmente distrutte”.
Sale purtroppo il bilancio delle vittime. Secondo il ministero dell’interno il numero dei morti è aumentato a quota 2.497. I feriti sono almeno 2.476. Tra le aree più colpite ci sono le province di Al Haouz con 1.452 vittime, Taroudant con 764 e Chichaoua con 202. Seguono le province di Ouarzazate con 38 morti, Marrakech (18), Azilal (11) e la prefettura di Agadir (5). Nella grande Casablanca si contano 3 vittime. Si segnalano decessi anche nelle province di Youssofia e Tinghir.