Papa Francesco ai nuovi cardinali: “Evangelizzatori ed evangelizzati, non funzionari”
“Evangelizzatori ed evangelizzati, e non funzionari!”. Con questo invito, dal sagrato di piazza San Pietro, papa Francesco ha sintetizzato il compito delle 21 nuove porpore – tutti presenti in piazza tranne il card. Louis Pascual Dri, assente per motivi di salute – da lui create nel suo nono Concistoro.
Alla vigilia del Sinodo, prima di consegnare la berretta, l’anello e il titolo o la diaconia a ciascun neocardinale, Bergoglio nell’omelia ha chiesto al collegio cardinalizio di “assomigliare a un’orchestra sinfonica, che rappresenta la sinfonicità e la sinodalità della Chiesa”. Con le 21 nuove porpore il collegio cardinalizio è composto di 242 cardinali, di cui 137 elettori e 105 non elettori. 142 i cardinali creati da Francesco dall’inizio del pontificato.
“Riscoprire con stupore il dono di aver ricevuto il Vangelo nelle nostre lingue. Ripensare con gratitudine al dono di essere stati evangelizzati e di essere stati tratti da popoli che, ciascuno a suo tempo, hanno ricevuto il Kerygma, l’annuncio del mistero di salvezza, e accogliendolo sono stati battezzati nello Spirito Santo e sono entrati a far parte della Chiesa. La Chiesa Madre, che parla in tutte le lingue, che è una ed è cattolica”. È il primo invito del papa nell’omelia del Concistoro, in cui Francesco – sulla scorta del brano evangelico della Pentecoste – ha affermato che, “prima di essere apostoli, prima di essere sacerdoti, vescovi, cardinali, siamo ‘Parti, Medi, Elamiti’ eccetera eccetera. E questo dovrebbe risvegliare in noi lo stupore e la riconoscenza per aver ricevuto la grazia del Vangelo nei nostri rispettivi popoli di origine”. Per Francesco, questa lezione è “molto importante e da non dimenticare”: “Perché lì, nella storia del nostro popolo, direi nella carne del nostro popolo, lo Spirito Santo ha operato il prodigio della comunicazione del mistero di Gesù Cristo morto e risorto. Ed è arrivato a noi nelle nostre lingue, sulle labbra e nei gesti dei nostri nonni e dei nostri genitori, dei catechisti, dei sacerdoti, dei religiosi… Ognuno di noi può ricordare voci e volti concreti”.
“La fede viene trasmessa in dialetto, dalle mamme e dalle nonne: “non dimenticatevi questo, la fede viene trasmessa in dialetto, cioè, dalle mamme e dalle nonne”, ha ribadito il papa, secondo il quale “siamo evangelizzatori nella misura in cui conserviamo nel cuore lo stupore e la gratitudine di essere stati evangelizzati. Anzi, di essere evangelizzati, perché in realtà si tratta di un dono sempre attuale, che chiede di essere continuamente rinnovato nella memoria e nella fede”.
“La Chiesa non vive di rendita, e tanto meno di un patrimonio archeologico, per quanto prezioso e nobile”, il monito di Francesco: “La Chiesa, e ogni battezzato, vive dell’oggi di Dio, per l’azione dello Spirito Santo”. La Pentecoste – come il Battesimo di ciascuno di noi – “non è un fatto del passato, è un atto creativo che Dio rinnova continuamente”. ”Anche l’atto che stiamo compiendo qui adesso, ha senso se lo viviamo in questa prospettiva di fede”, ha proseguito Francesco riferendosi alla creazione dei 21 nuovi cardinali: “E oggi, alla luce della Parola, possiamo cogliere questa realtà: voi neocardinali siete venuti da diverse parti del mondo e lo stesso Spirito che fecondò l’evangelizzazione dei vostri popoli, ora rinnova in voi la vostra vocazione e missione nella Chiesa e per la Chiesa”. L’immagine scelta dal papa è quella dell’orchestra: “il collegio cardinalizio è chiamato ad assomigliare a un’orchestra sinfonica, che rappresenta la sinfonicità e la sinodalità della Chiesa”. “Dico anche la ‘sinodalità, non solo perché siamo alla vigilia della prima assemblea del Sinodo che ha proprio questo tema, ma perché mi pare che la metafora dell’orchestra possa illuminare bene il carattere sinodale della Chiesa”, ha precisato Francesco: “Una sinfonia vive della sapiente composizione dei timbri dei diversi strumenti: ognuno dà il suo apporto, a volte da solo, a volte unito a qualcun altro, a volte con tutto l’insieme”. “La diversità è necessaria, è indispensabile. Ma ogni suono deve concorrere al disegno comune”, la raccomandazione del papa che suona in chiave sinodale: “E per questo è fondamentale l’ascolto reciproco: ogni musicista deve ascoltare gli altri. Se uno ascoltasse solo sé stesso, per quanto sublime possa essere il suo suono, non gioverà alla sinfonia; e lo stesso avverrebbe se una sezione dell’orchestra non ascoltasse le altre, ma suonasse come se fosse da sola, come se fosse il tutto”. “E il direttore dell’orchestra è al servizio di questa specie di miracolo che ogni volta è l’esecuzione di una sinfonia”, ha spiegato Francesco: “Deve ascoltare più di tutti gli altri, e nello stesso tempo il suo compito è aiutare ciascuno e tutta l’orchestra a sviluppare al massimo la fedeltà creativa, fedeltà all’opera che si sta eseguendo, ma creativa, capace di dare un’anima a quello spartito, di farlo risuonare nel qui e ora in maniera unica”.
“Ci fa bene rispecchiarci nell’immagine dell’orchestra, per imparare sempre meglio ad essere Chiesa sinfonica e sinodale”, la proposta ai membri del collegio cardinalizio, “nella consolante fiducia che abbiamo come maestro lo Spirito Santo: maestro interiore di ognuno e maestro del camminare insieme. Lui crea la varietà e l’unità, lui è la stessa armonia”. “San Basilio cerca una sintesi quando dice: ‘ipse harmonia est”, ha aggiunto il pontefice.