Sarà inaugurata domenica 8, ‘L’occhio del mare’, personale di Arturo Camerino
Festa grande domenica 8 ottobre a partire dalle 18:30 alla galleria d’arte L’impronta di via Cavallotti: la ripresa delle attività associative, dopo la pausa estiva, coincide con l’inaugurazione della personale di pittura di Arturo Camerino, direttore artistico e anima dell’associazione.
Vincitore di numerosi riconoscimenti nella sua ormai lunga carriera, è conosciuto ai più per i suoi fondali marini: uno specchio fra l’onirico e il surreale della società odierna, dove il tempo non è più lineare e dove lo spazio trova nuove dimensioni. Non a caso “L’occhio del mare” è il titolo di questa coinvolgente personale che resterà aperta fino al 15 ottobre.
Arturo, perché hai scelto proprio gli abissi marini per dare vita al tuo personale mondo immaginario?
Ho sempre amato il mare e l’ho sempre avvicinato con rispetto, ma con il passare del tempo mi sono accorto che questo rispetto lo abbiamo in pochi, tant’è che oggi il mare è diventato una discarica in cui si trova di tutto, dalle microplastiche alle carcasse di auto rubate. Ho voluto richiamare l’attenzione su un problema che mi sembra sottovalutato, perché nessuno può vedere quello che si nasconde realmente nelle profondità marine. Una parte della mostra è dedicata agli occhi dei pesci: sfogliando delle riviste, ho notato che i fotografi subacquei spesso si concentrano sui dettagli, i particolari, facendone risaltare così la bellezza. Una delle mie passioni sono i pesci pappagallo, ne esistono decine di specie, tutte dai colori vivacissimi. Puntare l’attenzione sul fascino dei loro occhi per me è un altro modo per dire che tanta bellezza non può essere distrutta.
Altri quadri, invece, hanno per soggetto Venezia: come mai, da Taranto, questa trasferta nella città lagunare?
Sono molto legato a Venezia perché mio suocero era veneziano e ci sono stato spesso. Purtroppo, però, come il mare, anche Venezia è a rischio: a causa dei cambiamenti climatici che stanno peggiorando il fenomeno dell’acqua alta e a causa del turismo incontrollato. A fine luglio l’Unesco ha lanciato un grido d’allarme e ha proposto d’inserirla nell’elenco del patrimonio mondiale in pericolo, invitando le autorità italiane ad “aumentare gli sforzi per proteggerla”.
Nell’era del computer e dell’intelligenza artificiale intravedi ancora un futuro per tele e pennelli?
Il pennello esprime un sentimento, il computer resta freddo, schematico: la creazione nasce dalla propria espressività, dalla ricerca, dalla voglia di fare, non può nascere da un clic. Quest’estate, come faccio già da qualche anno, mi sono messo a dipingere in spiaggia, all’Arenile, e molti bambini, dapprima solo incuriositi, mi hanno chiesto di dipingere insieme: gli passavo il pennello e loro continuavano dove avevo lasciato. Alla fine è venuto fuori un quadro a più mani, un’esperienza bellissima. Come era stata bellissima l’esperienza che, con altri artisti de L’impronta, abbiamo vissuto l’anno scorso alla scuola Salvemini: durante la Settimana della Cultura abbiamo tenuto laboratori di pittura a ben duecento bambini. Se vogliamo contrastare l’abuso di videogiochi e dipendenze tecnologiche varie, diamo maggior spazio alla pittura nella scuola primaria, diamo i pennelli ai bambini, nemmeno matite o pennarelli, proprio i pennelli. E forse, un domani, qualcuno di loro diventerà un artista reale e non virtuale.
E de L’impronta, questa associazione che hai contribuito a fondare, cosa ci racconti?
L’impronta è nata nel 1998 e da allora sono innumerevoli le iniziative che ci hanno visto protagonisti: abbiamo ospitato tantissimi artisti non solo locali, ma anche di fama nazionale, creando una rete di scambio costante. Abbiamo sempre organizzato, e continuiamo a farlo, mostre monotematiche cui possono partecipare tutti, non solo i soci: un’occasione per avvicinare nuovi artisti, che magari non hanno un proprio spazio espositivo, e uno stimolo per approfondire argomenti diversi. Oggi è necessario andare oltre una natura morta o un paesaggio, il pubblico e la critica cercano contenuti, è necessario studiare, avere qualcosa da dire.
La chiusura forzata dovuta al covid purtroppo fa ancora sentire i suoi effetti: ho scoperto che alcuni artisti, non potendo partecipare alle mostre, che erano state bloccate, hanno smesso di dipingere e non hanno più ripreso. Ecco, mi piacerebbe che sapessero che le porte de L’impronta sono aperte anche per loro, sono aperte per chiunque abbia ancora voglia di mettersi in gioco.
Galleria d’arte L’impronta, via Cavallotti 57b, dall’8 al 15 ottobre, tutti i giorni dalle 10 alle 12 e dalle 18 alle 20:30.