Povertà alimentare, ActionAid: in Puglia, quasi 500mila in deprivazione alimentare
foto Opera San Francesco
17 Ott 2023
Sei milioni di persone nel nostro Paese, il 12% dei residenti con almeno 16 anni di età (dati 2021), è in una condizione di povertà alimentare. Nelle regioni del Sud il valore si attesta ben oltre la media nazionale, al 20,7% (per un totale di quasi 2 milioni 400 mila persone) mentre guardando al solo indice di deprivazione alimentare materiale, in Puglia le persone che si trovano in questa condizionesono 486.910, pari al 12,40% della popolazione. A rivelarlo il quarto rapporto sulla povertà alimentare di ActionAid, “Frammenti da ricomporre. Numeri, strategie e approcci in cerca di una politica”, quest’anno realizzato in collaborazione con Percorsi di Secondo Welfare che a partire dall’analisi dei dati afferenti a diverse indagini campionarie Istat, tra cui quella sulle condizioni di vita (EU-SILC), restituisce una fotografia dettagliata della povertà alimentare nel nostro Paese a partire dalla sua intensità, diffusione, distribuzione regionale e specificità dell’impatto sui diversi gruppi socio-demografici (minori, donne, stranieri).
Fra il 2019 e il 2021, nonostante la pandemia, l’andamento degli indici di deprivazione alimentare materiale e sociale è stato sostanzialmente stabile e in diminuzione. La possibile ragione è da ricercare nelle misure ordinarie e straordinarie di sostegno al reddito che almeno in parte hanno mitigato l’impatto della crisi e impedito un aumento della povertà alimentare.
La deprivazione alimentare materiale o sociale – misurata come l’impossibilità di fare un pasto completo con carne, pollo, pesce o equivalente vegetariano almeno una volta ogni due giorni e con l’impossibilità di uscire con amici o parenti per mangiare o bere qualcosa almeno una volta al mese – risulta più diffusa fra i disoccupati (28,3%), le persone inabili al lavoro (22,3%), coloro con istruzione uguale o inferiore alla licenza media (17,4%), giovani tra i 19 e i 35 anni (12,3%) e adulti tra i 50 e i 64 anni di età (12,7%), stranieri (23,1%), chi vive in una casa in affitto (22,6%) e le persone che vivono nelle aree metropolitane (13,3%).
Guardando alla composizione del nucleo famigliare sono le famiglie monogenitoriali (16,7%) e quelle con 5 o più membri (16,4%) a registrare i tassi più elevati. La diffusione regionale è maggiore al Sud (20,7%) e nelle Isole (14,2%), dove in totale il fenomeno riguarda 3,1 milioni di persone, mentre si registra al Nord Est l’incidenza più bassa, pari al 5,8%.
Guardando ai minori under16, nel 2021, 200mila bambini e ragazzi (il 2,5% della popolazione di questa fascia d’età) non è stata in grado di consumare adeguata frutta e verdura e di fare un pasto completo – contenente carne, pollo, pesce o un equivalente vegetariano – almeno una volta al giorno.
Crisi economica e aiuto alimentare
Secondo quanto reso noto dal Ministero delle Politiche Sociali e del Lavoro, il numero di chi riceve aiuti FEAD (Fondo di Aiuti Europei agli Indigenti) sotto forma di generi di prima necessità è cresciuto notevolmente negli ultimi anni passando dai 2,1 milioni nel 2019 a quasi 3 milioni nel 2021, e registrando un lieve calo nel 2022, per un totale di oltre 2,8 milioni di persone.
In Puglia l’incremento registrato è significativo (+67,8 mila) portando il totale dei beneficiari FEAD a 208.598 persone. La città metropolitana di Bari registra un aumento di quasi 13mila persone portando il totale dei beneficiari a 55.720 (4,6% della popolazione residente).
L’incremento, in linea con il trend di crescita della condizione di povertà assoluta, può essere interpretato come un ulteriore peggioramento delle condizioni di vita di soggetti già in situazione di forte vulnerabilità. Tuttavia, utilizzare questo numero come indicatore per determinare quanti soffrano la povertà alimentare non è corretto perché esistono ostacoli significativi, come lo stigma associato alla povertà, che impediscono alle famiglie in difficoltà economica di accedere all’assistenza fornita dagli Enti del Terzo Settore. La conferma arriva anche dai dati EU-SICL: nel 2021, le famiglie che dichiarano di aver almeno una volta richiesto l’aiuto di qualcuno ammontano al 6,8% di quelle residenti in Italia, ma solo il 15% di queste si è rivolto alla rete di distribuzione di pacchi alimentari.
Le misure di contrasto alla povertà alimentare
Nonostante il carattere multidimensionale della povertà alimentare, che accanto ad aspetti materiali come la sufficiente quantità e qualità e adeguatezza nutrizionale coinvolge anche quelli immateriali come le relazioni sociali e la cultura, continua a essere diffusa e a prevalere una risposta orientata al bisogno.
Il paradosso più evidente è che 6 persone su 10 in condizione di deprivazione alimentare materiale o sociale non sono considerate a rischio povertà secondo le soglie di reddito prestabilite; utilizzando invece l’indicatore di povertà basato sulla percezione, scopriamo che ben 7 su 10 tra quelli in condizione di deprivazione alimentare si ritrovano anche tra quelli che dichiarano di arrivare a fine mese con difficoltà o grande difficoltà, segno che l’impiego di soglie di reddito standardizzate come criterio di accesso all’aiuto è una scelta inadeguata perché esclude quanti vivono in condizione di deprivazione alimentare ma non sono considerati poveri.
“In periodi di recessione, che causano l’aumento della povertà e riducono fortemente il potere d’acquisto delle famiglie, misure di protezione sociale e in particolare quelle di sostegno al reddito sono fondamentali per evitare che la povertà alimentare cresca” dichiara Roberto Sensi, Responsabile Programma Povertà alimentare ActionAid Italia. “Dobbiamo cambiare la visione che abbiamo del fenomeno per adottare un vero approccio multidimensionale che ruoti attorno al diritto cibo e non all’aiuto, che coinvolga la comunità e non solo i singoli individui adottando, inoltre, sistemi di rilevazione della povertà alimentare più efficaci e a livello territoriale”.