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Etiopia, Arici (Gma): “La popolazione inizia a stoccare grano nei magazzini”

foto Sir/Marco Calvarese
09 Giu 2022

In Etiopia la gente dei villaggi sta mettendo da parte scorte di grano nei magazzini per affrontare le prossime settimane. Oltre all’inflazione altissima che ha toccato il picco del 35%, il prezzo del pane è aumentato e sono iniziate le distribuzioni di cibo anche nelle strutture cattoliche, per supportare la popolazione in grave difficoltà a causa di siccità e carestia e per gli effetti del conflitto tra Ucraina e Russia, con il grano bloccato nei porti. Il Paese africano produce solo una minima parte di grano per i livelli di sussistenza ma per le distribuzioni umanitarie del World food programme (Wfp), come per altri Paesi, ci si avvale del grano ucraino. L’Etiopia, insieme alla Nigeria, al Sud Sudan e allo Yemen, ad Afghanistan e Somalia, è infatti tra i Paesi in condizioni di “massima allerta” per le penuria di cibo causata da choc climatici e conflitti, come rilevato oggi nel rapporto della Fao e del World food programme. E ha anche il record non invidiabile di circa 400.000 persone – su 750.000 – che nella regione del Tigray “rischiano la fame e la morte”.  “Sono stata in Etiopia a maggio e ho riscontrato un livello di preoccupazione elevatissimo – racconta Laura Arici, coordinatrice del Gruppo missioni Africa (Gma), con sede a Montagnano (Padova), che da 50 anni opera nel sud dell’Etiopia con progetti di promozione della donna e microfinanza -. La popolazione è in balia di tutte queste situazioni. La sensazione è che gli etiopi stiano già pagando il prezzo della guerra in Ucraina, mentre noi per ora abbiamo solo paura”. “Nel sud dell’Etiopia a causa della siccità sono già saltati due raccolti – dice -. Parlando con i capi villaggio usciva sempre la parola ‘carestia’ anche se apparentemente non si vede la siccità. Il fatto che siano iniziate distribuzioni di cibo da parte di Ong, anche nelle strutture cattoliche, è indicativo”.  Tra gli etiopi che vivono nella zona rurale del Wolaita, a Soddo, è diffuso soprattutto “un grande senso di precarietà. Non si riesce a capire la direzione di ciò che sta avvenendo dal punto di vista sociale ed economico”.

foto: GMA – Gruppo missioni Africa

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