Nelle sale del Crac Puglia in mostra le opere di Michael Goldberg a 100 anni dalla morte
Sabato 25 novembre alle ore 18, nello spazio museale del Crac Puglia (Centro di ricerca arte contemporanea) della Fondazione Rocco Spani avrà luogo l’inaugurazione della mostra “Michael Goldberg. Opere 1957-2007”, a cura del critico e storico dell’arte Alberto Zanchetta, docente di Arte contemporanea all’Accademia di Belle arti di Venezia. La mostra è promossa ed organizzata dal Crac Puglia con il contributo di critici, collezionisti e amici, per celebrare – senza retorica e senza scopo di lucro – il centenario della nascita, un omaggio a un artista che per tanti anni ha profuso impegno e assidua ricerca.
Michael Goldberg è considerato un pittore espressionista astratto di seconda generazione. Ma la sua attività si è allargata anche alla organizzazione cura di mostre e rassegne e alla scrittura. È stato anche docente in varie università americane: Berkele, Yale, Minnesota. Si mette in luce soprattutto per le sue tele gestuali e piene di azione, ma ha attraversato diverse fasi che includevano opere monocromatiche di rosso e poi nero, bande di bianco su nero, immagini calligrafiche e bande luminose di colore che accennano a forme architettoniche. Sempre allineato con l’Espressionismo astratto, che descrisse nel 2001 come “ancora la principale sfida visiva del nostro tempo”, negli ultimi anni di vita di attività,si scrollò di dosso la definizione, sostenendo che le etichette hanno sempre un tempo.
La mostra raccoglie una significativa campionatura di disegni e pitture (ventitré tra carte e tele), realizzati dall’artista durante la sua permanenza in Italia e soprattutto nella sua residenza toscana, sino all’estate del 2007.
In occasione della mostra, che è patrocinata dal Comune, dalla Regione, e si avvale della collaborazione do istituzioni territoriali e nazionali, è stata realizzata, per le edizioni Crac Puglia, una pubblicazione contenente una prefazione sul valore educativo dell’arte a firma di Giovanna Tagliaferro, direttore della Fondazione, un saggio critico di Alberto Zanchetta, apparato iconografico e note biografiche sull’artista.
Durante il periodo della mostra, si terranno visite guidate, incontri d’esperienza e laboratori didattici per le scuole del territorio.
Chi volesse scavare nella sua pittura spessa, viscosa e vorticosa, imperlata di sgocciolature e colori raschiati, – scrive in catalogo il curatore Alberto Zanchetta – si imbatterà assai di frequente in forme ad arco, timpani e rosoni, elementi architettonici che si possono far risalire al decennio del Sessanta, allorquando Klaus Kertess gli aveva affibbiato il neologismo di architecting paint. Goldberg non ha mai rinnegato il proprio passato, al contrario, era solito trarre ispirazione dai suoi stessi quadri, cercava di perfezionarne le intenzioni/intuizioni, raggiungendo esiti sempre più solidi e duraturi. In particolare, nei quadri dei primi anni Duemila, la materia pittorica finiva per raggrumarsi a guisa di ciottolo, in tutto simile a un sampietrino. Nel suo percorso – che era degno di un instancabile pellegrino – l’artista aveva attraversato un tragitto tanto estenuante quanto frustrante, costellato pur tuttavia di inesauribili sorprese e scoperte. Interrogandosi sull’essenza stessa della pittura, temeva di vederla scivolare tra le mani, macerandosi all’idea di rincorrere un qualcosa di inafferrabile”.