A Taranto per la pesca sostenibile
‘Puglia FishLifeStyle’ e ‘Il pescatore ecologico’ sono i due stimolanti progetti presentati a Taranto dall’Agenzia regionale per la protezione ambientale (affiancata da partner d’eccellenza) con l’obiettivo di favorire il rapporto fra operatore ittico e consumatore. Questo, nel rispetto delle caratteristiche qualitative del prodotto, della sostenibilità ambientale e delle potenzialità operative delle pratiche di pesca tradizionali e di quelle tecnologicamente avanzate.
Sono stati studiati e valutati i dati delle maggiori marinerie pugliesi (flotta, pescato dichiarato, tecniche di pesca e varietà biologica delle specie pescate), incrociati con le abitudini di acquisto dei consumatori.
Il dato più evidente è che, al contrario di quanto avveniva con le passate generazioni, i pugliesi non conoscono e non consumano il pesce locale (saraghi, menole, ricciole, triglie di scoglio) prediligendo pesce a trancio o specie di largo consumo, spesso allevato, come spigole e orate. Tornare a preferire il pescato locale, spesso scartato direttamente in barca seppure non più vivo, diventa un buon proposito per un consumo ittico consapevole e sostenibile, a partire dalle famiglie ma soprattutto nei ristoranti e nelle mense scolastiche.
‘Puglia FishLifeStyle’ è realizzato in partenariato tra Arpa Puglia, Ciheam Bari, la struttura Health Marketplace della direzione amministrativa del gabinetto del presidente della Regione Puglia, la struttura di “Progetto Attuazione politiche europee per gli affari marittimi, la pesca e l’acquacoltura” della Regione Puglia.
Il pescatore ecologico
Il secondo progetto, il ‘Pescatore ecologico’, realizzato in partenariato tra Arpa Puglia e Regione Puglia – Struttura di progetto attuazione politiche europee per gli affari marittimi, la pesca e l’acquacoltura, ha prodotto dati tecnico-scientifici sulla distribuzione sui fondali delle zone marino-costiere pugliesi dei rifiuti marini (marine litter), del riccio di mare (Paracentrotus lividus) e delle oloturie (Holothuroidea), utili alla valutazione comparativa delle diverse aree indagate in tutto il territorio regionale per eventuali misure di gestione.
I dati scientifici hanno confermato chiaramente il depauperamento della risorsa biologica delle due specie: basti pensare che in 30 anni si è passati dal censimento di qualche decina di esemplare ogni metro quadro sino ad un rilievo attuale di massimo di 16 esemplari di riccio di mare in 100 mq di fondale.
Tutto ciò fa riflettere su quanto pesano le mode nell’alimentazione, quanto la pesca abusiva (si tenga conto dei numerosi sequestri per traffico illecito di ricci e oloturie anche nella nostra provincia), quanto conta il climate change, l’aumento della temperatura del mare e l’introduzione di nuove specie predatrici.
Soltanto unadeguata ed attenta politica di tutela, affiancata a vigilanza e controllo, potranno permettere agli istituti scientifici di valutare ciascun contributo al fine di fornire sistemi e criteri per gestire e limitare il rischio per queste specie.