Venerdì 16, la reliquia del beato Livatino al carcere e nel pomeriggio alla Santa Famiglia
Dopo l’accoglienza al seminario di Poggio Galeso, venerdì 16, in mattinata, la reliquia del beato Rosario Livatino sarà in visita alla casa circondariale per un incontro con i detenuti, opportunamente preparati all’evento dal cappellano don Francesco Mitidieri. Nel pomeriggio, alle ore 17, ci si sposterà alla parrocchia Santa Famiglia (quartiere Salinella), dove alle ore 17.30 ci sarà la “Via Crucis sulla legalità”; alle ore 18.30, santa messa presieduta da don Gero Manganello, responsabile della peregrinatio, con la partecipazione della vicaria Taranto Sud, assieme all’amministratore parrocchiale don Alessandro Solare. Infine alle ore 19.30, incontro sulla legalità coordinato da don Antonio Panico, con la partecipazione dell’arcivescovo mons. Ciro Miniero, delle istituzioni del territorio, dell’associazione “Noi&Voi”, dell’Unione giuristi cattolici, dell’ordine degli avvocati, degli studenti di giurisprudenza e delle forze dell’ordine.
Rosario Angelo Livatino nasce a Canicattì, in provincia di Agrigento, il 3 ottobre 1952, unico figlio di Vincenzo, funzionario dell’esattoria comunale di Canicattì, e di Rosalia Corbo. Negli anni del liceo studia intensamente e s’impegna nell’Azione Cattolica. Si laurea in giurisprudenza a Palermo nel 1975 e a soli ventisei anni, nell’estate del 1978, fa il suo ingresso in Magistratura. Dopo il tirocinio al Tribunale di Caltanissetta, il 29 settembre 1979 entra alla Procura della Repubblica di Agrigento come Pubblico Ministero. Per la profonda conoscenza del fenomeno mafioso e la capacità di ricreare trame, stabilire importanti nessi all’interno della complessa macchina investigativa, gli vengono affidate delle inchieste molto delicate. E lui, infaticabile e determinato, firma sentenze su sentenze, entrando così nel mirino di Cosa Nostra. Il 21 settembre 1990 mentre sta percorrendo, come fa tutti i giorni, la statale 640 per recarsi al Tribunale di Agrigento, viene raggiunto da un commando di quattro sicari e barbaramente trucidato. L’Italia scopre nel suo sacrificio l’eroismo di un giovane servitore dello Stato che ha vissuto tutta la propria vita alla luce del Vangelo. La cerimonia di beatificazione si è svolta nella cattedrale di San Gerlando, ad Agrigento, il 9 maggio 2021.
Rifacendosi ad alcuni passi evangelici, Livatino osservava che “la giustizia è necessaria, ma non è sufficiente e può e deve essere superata dalla legge della carità che è la legge dell’amore, verso il prossimo e verso Dio, in quanto il prossimo è immagine di Dio, quindi in modo non riconducibile alla mera solidarietà umana; forse può in esso rinvenirsi un possibile ulteriore significato: la legge, pur nella sua oggettiva identità e nella sua autonoma finalizzazione, è fatta per l’uomo e non l’uomo per la legge, per cui la stessa interpretazione e la stessa applicazione della legge vanno operate col suo spirito e non in quei termini formali”.
Livatino, che prima di entrare in tribunale andava a pregare nella vicina chiesa di San Giuseppe, inoltre affermava: “Il compito del magistrato è quello di decidere. Orbene, decidere è scegliere e, a volte, tra numerose cose, strade o soluzioni. E scegliere è una delle cose più difficili che l’uomo sia chiamato a fare. Ed è proprio in questo scegliere, decidere, decidere per ordinare, che il magistrato credente può trovare un rapporto con Dio. Un rapporto diretto, perché il rendere giustizia è realizzazione di sé, è preghiera, è dedizione di sé a Dio. Un rapporto indiretto per il tramite dell’amore verso la persona giudicata”.