La domenica del Papa – Quaresima: silenzio e preghiera
La preghiera e “il dono di menti e di cuori che si dedichino concretamente alla pace”: lo chiede papa Francesco nelle parole che pronuncia all’angelus in questa prima domenica di Quaresima. Il primo pensiero è per il Sudan a dieci mesi dall’inizio del conflitto armato – la terza guerra civile – che vede contrapposti l’esercito sudanese e un gruppo paramilitare, che ha già provocato “una gravissima situazione umanitaria” e la fuga di quasi 7 milioni di sudanesi. “Chiedo di nuovo alle parti belligeranti di fermare questa guerra, che fa tanto male alla gente e al futuro del Paese”, così il papa che auspica “si trovino presto vie di pace per costruire l’avvenire del caro Sudan”.
Quindi il Mozambico, la provincia di Cabo Delgado, dove si susseguono violenze contro le persone e distruzioni, come l’incendio alla missione cattolica di Nostra Signora d’Africa di Mazeze: “preghiamo perché la pace torni in quella regione martoriata”. Ci sono altri conflitti che insanguinano il mondo, la Palestina, l’Ucraina: “la guerra è una sconfitta, sempre. Ovunque si combatte le popolazioni sono sfinite, sono stanche della guerra, che come sempre è inutile e inconcludente, e porterà solo morte, solo distruzione, e non porterà mai la soluzione dei problemi”.
Alle 15 mila persone presenti in piazza San Pietro – c’era anche una rappresentanza dei movimenti che hanno dato vita alla protesta dei trattori – Francesco si è soffermato sul passo del Vangelo di Marco, Gesù che rimane quaranta giorni nel deserto tentato da Satana. Quaranta sono i giorni e le notti che Noè trascorre nell’arca durante il diluvio; che Mosè passa sul monte Sinai, per accogliere la legge e in questo tempo digiuna. Quaranta sono gli anni che il popolo di Israele impiega per raggiungere dall’Egitto la terra promessa. Il profeta Elia impiega quaranta giorni per raggiungere il monte Oreb dove incontra Dio.
Questi quaranta giorni ci aiutino a mettere ordine nella nostra vita e nelle relazioni con Dio, con il creato e con gli altri; lo ricordava Benedetto XVI invitando a “non essere estranei, indifferenti alla sorte dei nostri fratelli” e a non cedere all’atteggiamento contrario, ovvero “l’indifferenza, il disinteresse, che nascono dall’egoismo, mascherato da una parvenza di rispetto per la sfera privata”. Ecco allora quel bisogno di “accorgersi” dell’altro, di vederlo come un nostro fratello e non un “nemico”, un “estraneo”.
“Singolare tempo di carità” la Quaresima per Giovanni Paolo II, per guardare ai tanti “esclusi dal banchetto quotidiano del consumismo”, ai “molti Lazzaro che bussano alle porte delle società, a coloro che “non partecipano ai vantaggi materiali apportati dal progresso”; situazioni di miseria che “non possono non scuotere la coscienza del cristiano, e richiamargli il dovere di farvi fronte con urgenza”.
Tempo di digiuno e di penitenza – e a ricordarcelo è anche il nome che diamo ai giorni prima della festa delle ceneri, cioè il carnevale, dal latino carnem levare, cioè togliere la carne dalle nostre tavole – tempo in cui siamo invitati “a entrare nel deserto”, ricorda papa Francesco, per vivere “nel silenzio, nel mondo interiore, in ascolto del cuore, in contatto con la verità”. Gesù nel deserto “stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano” afferma il vescovo di Roma, e spiega: le bestie simbolicamente sono “le passioni disordinate che dividono il cuore, tentando di possedere il cuore”. Tra queste la “bramosia della ricchezza”, “la vanità del piacere”, e “l’avidità della fama”. Bestie selvatiche che per Francesco “vanno ammansite e combattute altrimenti ci divorano la libertà”. E gli angeli sono “i messaggeri di Dio, che ci aiutano, ci fanno del bene”. La loro “caratteristica” è il servizio “esattamente il contrario del possesso, tipico delle passioni”.
Ecco allora l’immagine del deserto, ovvero entrare nel silenzio e nella preghiera, perché, dice Francesco, “mentre le tentazioni ci dilaniano, le buone ispirazioni divine ci unificano e ci fanno entrare nell’armonia”. Quaresima, tempo da dedicare al silenzio e alla preghiera, soprattutto nell’anno di preparazione al Giubileo, dedicato proprio alla preghiera, e quindi alla ricerca di “momenti specifici per raccogliersi alla presenza del Signore.