Cozza presidio Slow Food. Carriero: “A maggio prossimo il 30% del prodotto sarà sostenibile”
Dieci anni fa esatti il sequestro dell’area a caldo dell’ex Ilva da parte del gip Patrizia Todisco per il disastro ambientale causato dalla fabbrica. Una vicenda che squarciò il velo su tante questioni su cui si dibatteva, compreso l’inquinamento del mar Piccolo, già gravemente compromesso dalla presenza dell’Arsenale Militare. “Da quegli anni ad oggi la produzione di cozze si è ridotta del 30-40%, pensare che la cozza tarantina non aveva rivali – spiega Luciano Carriero, mitilicoltore che oggi ha un nuovo centro ittico e sta investendo sulla cozza ‘sostenibile’ – ancora dovevamo produrla ed era già venduta. Siamo arrivati in passato a produrre a Taranto 500mila quintali di cozze, secondi solo alla Spagna. Una città che produceva poco meno di una nazione intera. Era un’altra epoca, non c’erano tutti i controlli sanitari che oggi vengono giustamente imposti anche dall’Europa. La grande industria ci ha devastato. Dovrebbero premiarci solo perché resistiamo, per quante ne abbiamo passate”. Oggi però è tempo di guardare con più fiducia al futuro. Dallo scorso autunno la cozza tarantina è presidio Slow Food e Carriero è tra coloro che stanno investendo in sostenibilità. “Adesso funziona così: nel primo seno di mar Piccolo si coltiva il seme, dopo 6-7 mesi, entro il 28 febbraio di ogni anno, avviene lo spostamento nel secondo seno. Per diventare adulta la cozza ci mette 18 mesi. Tutto sotto vincolo sanitario, sotto controllo. Per i problemi ambientali che abbiamo a Taranto ormai la cozza tarantina è la più sicura in assoluto. Siamo 24 cooperative a lavorare al presidio della cozza Slow Food. Al disciplinare hanno aderito circa 300 famiglie su 600”. Le regole sancite per far parte del presidio sono principalmente due: non utilizzare alcun tipo di plastica, con le retine inquinanti sostituite da quelle in canapa e poi, essere in regola con le concessioni demaniali, garantendo tracciabilità del prodotto e contratti in regola. La prima cozza “sostenibile” al 100% la potremo assaggiare solo a maggio 2023 ma – precisa Carriero- “già spiegare il progetto e quello che stiamo facendo ha aperto i mercati ed aiutato la richiesta da tutta Italia. La produzione si attesterà intorno ai 30mila quintali l’anno. Taranto produce in totale un centomila quintali”. Adesso bisognerà convincere gli altri mitilicoltori, più scettici o poco propensi a mettersi in regola. Intanto negli scorsi giorni l’assessore allo Sviluppo Economico e vice sindaco Fabrizio Manzulli, è tornato a parlare di questo progetto per raccontare di un primo importante traguardo. “Grazie al lavoro dei mitilicoltori e al supporto di Federcanapa, dopo 100 giorni in mare le nuove retine totalmente biodegradabili, realizzate a partire dalla fibra vegetale, hanno superato a pieni voti tutti i test – ha spiegato dopo un sopralluogo in mar Piccolo – e il loro uso di questo prodotto sta garantendo anche una migliore crescita del prodotto, un risultato tutt’altro che trascurabile». L’obbiettivo è quello di avviare un percorso di economia circolare che parta dalla coltivazione della canapa, che come è noto è anche molto utile per la bonifica dei terreni, per giungere alla produzione di questi supporti fondamentali per la coltivazione della nostra cozza nera tarantina. «Attualmente sono attive sul nostro territorio due differenti sperimentazioni – ha concluso Manzulli – che stanno ottenendo entrambe ottimi risultati: oltre la canapa, c’è anche un lavoro del Cnr sull’utilizzo dell’agave».