Vecchi e nuovi media: il ruolo del giornale diocesano
Un luogo decisamente molto particolare e suggestivo la sala “della Colonna” all’interno della cripta della cattedrale dove mercoledì 21 febbraio l’associazione Mogli dei medici (presidente Mariangela Tarantino), l’Associazione italiana maestri cattolici (presidente Maria Antonietta Spinelli) e il Serra club (presidente Maria Cristina Scapati) si sono riuniti per ascoltare mons. Emanuele Ferro, direttore del settimanale diocesano di Taranto, Nuovo Dialogo, e parroco della cattedrale intitolata a San Cataldo. Tema della conversazione “Vecchi e nuovi media: il ruolo dei giornali diocesani”.
“Niente di ciò che fa parte dell’umano, deve inquietarci perché a seconda dell’orientamento del cuore, ogni cosa nelle mani dell’uomo diventa opportunità o pericolo” è stato l’incipit di don Emanuele che ha voluto iniziare citando il messaggio di papa Francesco nella giornata delle comunicazioni sociali. Un messaggio centrato sull’evoluzione della comunicazione attraverso l’intelligenza artificiale che costituisce un indiscutibile salto qualitativo all’interno delle profonde modificazioni che l’uso delle tecnologie ha prodotto all’interno della comunicazione interpersonale e di gruppo. È ormai un fatto che il nuovo aeropago in cui si trasmettono idee ed emozioni è costituito dalle piattaforme digitali e in esso dobbiamo operare sapendo che la ricchezza del cristianesimo è nel portare all’interno dei mondi nuovi la forza e la vitalità della Buona Novella. In un mondo sempre più ricco di tecnica e povero di umanità dobbiamo ricordare all’uomo che lo smisurato potere delle macchine di memorizzare e valorizzare i dati deve sempre essere soggetto alla critica responsabile e consapevole di ciascuno di noi. Ogni cultura ha bisogno di essere profondamente incisa di una umanità nuova per portare frutti maturi, anche quella dell’intelligenza artificiale. Occorre un sano potere di critica e la capacità di confrontare le notizie per evitare di essere fagocitati dalle fake news che con l’ia sono diventate ancora più difficili da controllare.
In questo scenario si inserisce il ruolo dei media diocesani, ormai ampiamente utilizzati da diocesi e parrocchie. Oggi il giornale diocesano offre una informazione variegata e accende i riflettori sulla comunità locale, sulle piccole realtà ricche di impegno e capacità spesso non valorizzate. In città come Taranto, priva ormai di quasi tutte le testate locali che raccontavano il territorio, la presenza del giornale diocesano è un elemento fondamentale per tener viva nella comunità la coscienza della propria identità e delle sfaccettature che la compongono. A fronte della sensazionalità e drammaticità con cui si diffondono nel web notizie spesso non verificate, il giornale diocesano racconta con pacatezza i fatti e cerca di valorizzare le buone pratiche che ci sono e sono diffuse, ma non giungono in prima pagina perché il bene e il bello sono spesso troppo silenziosi. La nostra informazione non può essere separata dalla relazione esistenziale: implica il corpo, lo stare nella realtà; chiede di mettere in relazione non solo dati, ma esperienze; esige il volto, lo sguardo, la compassione oltre che la condivisione. Non fermiamoci alla cultura dei like quanto mai effimera. “Il nostro posto è nel divenire – diceva Romano Guardini oltre un secolo fa -. Noi dobbiamo inserirvici, rimanendo tuttavia sensibili, con un cuore incorruttibile, a tutto ciò che di distruttivo e di non umano è in esso”.