Si torna a scuola. E il Ministero ha diffuso le nuove regole che cercheranno di normalizzare l’avvio di uno dei più grandi movimenti del Paese. In particolare sono state rese note le misure di prevenzione che dovranno essere attuate all’inizio dell’anno scolastico, perché per quanto l’attenzione generale sia forse un po’ scemata, il “pericolo Covid” resta dietro l’angolo. Ed è saggio immaginare misure di cautela per quegli ambienti come gli istituti scolastici dove si ammasseranno moltissimi bambini e giovani che non hanno il ciclo vaccinale completo. Ci saranno poi anche i docenti non vaccinati, così come quel personale scolastico che ha saltato il vaccino: tutti a scuola, comunque.
Stop alla regola della quarantena per chi ha avuto contatti con positivi, mentre è previsto che rimarranno a casa, solo gli studenti con sintomi da Covid.
Non solo: scompaiono le mascherine. Si tornerà a guardarsi in faccia senza il velo protettivo o limitante – guardatela dalla parte che volete – della mascherina chirurgica o Ffp2 (a dire la verità resta l’obbligo per gli studenti fragili, a loro tutela, proprio per indossare la Ffp2).
La scelta del rientro a scuola senza mascherine è stata spiegata così dal ministro della Salute Speranza: alla partenza dell’anno scolastico: “sicuramente no” alle mascherine. Ma attenzione: “Poi si valuterà il quadro epidemiologico passo dopo passo”. Come a dire: lo spauracchio rimane. “L’auspicio – ha aggiunto Speranza in un’intervista a una radio – è che si possa utilizzare il tema della raccomandazione e della responsabilità individuale rispetto all’obbligo. Sarei un po’ più cauto nel dire no mascherina. No obbligo, non significa però no mascherina, questo vale per uno stadio, per una serata al cinema o al teatro. Dire che non c’è l’obbligo significa assumere sempre un elemento di responsabilità individuale”.
Quindi, in buona sostanza e cercando di tradurre: studenti e docenti potranno fare a meno delle mascherine – nessuno li obbliga – però se dovessero avvertire la possibilità di qualche rischio, allora corrano a fare un passo indietro per riprendere l’ormai abituale dispositivo di tutela individuale che ha segnato questi anni di pandemia.
Ma qual è il messaggio che sta cercando di passare?
La scuola torna alla normalità. E con la scuola il Paese guarda avanti cercando di trovare un equilibrio nuovo. Un modo di convivere con un’emergenza che ha segnato tutti e nello stesso tempo un modo per ricordare a ciascuno che bisogna avere fiducia nelle precauzioni messe in atto finora, nella campagna vaccinale, nella capacità avuta dall’Italia di rialzarsi nonostante i colpi di una pandemia sfuggente e insidiosa che ha messo a repentaglio la vita quotidiana. Nel nostro caso in particolare dei più giovani, gli studenti.
Insieme alla ricerca della normalità resta l’attenzione vigile. Ad esempio l’invito alla quarta dose di vaccino per gli over 60 e i fragili, sempre suggerita dal ministro Speranza. Invito che vale per tutti ma che ha ricadute evidenti anche per il mondo della scuola, dove ad esempio il corpo docenti è sensibilmente su d’età. E poi l’importanza di areare gli ambienti, le discussioni sulle finestre aperte (con la variabile, e i problemi sollevati ad esempio dai presidi, del riscaldamento degli istituti, minati dalla crisi energetica).
Insomma: si riparte cercando slancio. Ma con la consapevolezza che dietro l’angolo le preoccupazioni restano. E sotto tutte le parole e decisioni pare di leggere un invito forte alla responsabilità di ciascuno – docenti, famiglie e allievi – a fare la propria parte. Si riparte cercando coesione e impegno comune. Non vale solo per la scuola.