Ivano Fortuna, da Taranto portando le sue emozioni in tutto il mondo
“Mutazioni”, il suo secondo album
Polistrumentista, artista poliedrico, Ivano Fortuna, tarantino, ha pubblicato il suo secondo lavoro, “Mutazioni”, distribuito dalla Virgin per Universal Music Italia con edizioni Artistema, prodotto dall’artista con la partecipazione di numerosi musicisti della scena nazionale fra cui Roberto Ciotti (postumo), Mario Rosini, Mirko Signorile, Juan Carlos Albelo Zamora, Roman Gomez, Valter Vincenti, Pierpaolo Ranieri e Daniele Chiantese e Paolo Romano, che si aggiungono alla band che lo accompagna nei concerti composta dagli amici Luciano Zanoni, Matteo Di Francesco, Egidio Marchitelli e Mimmo Catanzariti. «È un album denso di collaborazioni scaturite da anni di concerti e musica – spiega – Con la velocità e i meccanismi delle nuove produzioni musicali, non hai il tempo di cesellare le intuizioni che, inevitabilmente, si sovrappongono. Una tendenza che rischia di “mutare” la musica e dove si muovono grandi investimenti».
Alcuni cenni biografici dell’artista.«Parto da Taranto – racconta – e arrivo ad Amelia dove vivo, lavoro e scrivo. In molte occasioni ho portato in giro anche la lingua dialettale tarantina con lo spettacolo “Uèzete”, tratto dall’omonimo album vincitore di un Premio alla cultura con il patrocinio della Presidenza della Repubblica Italiana e della Regione Puglia».
Ivano Fortuna si definisce “cittadino del mondo”, avendo fatto concerti in Africa, India, Stati Uniti, Canada, Malesia e Thailandia ed in molti paesi europei, suonando e collaborando con artisti del calibro di Tony Scott, Roberto Ciotti, Tony Esposito, Mauro Pagani, Amit Chatterjee, David Jackson, Renzo Arbore, Sergio Bardotti, Gigi Cifarelli, Sergio Laccone e con rinomate orchestre sinfoniche come quelle dell’Accademia di Santa Cecilia, di Mantova, Padova, la Deutsche Staatsphilharmonie Rheinland-Pfalz e l’ensemble Variances di Thierry Pècou.
Fra le collaborazioni avute, lo ha segnato maggiormente quella con Tony Scott, che ha saputo indicargli una via quando rischiava di perdersi. «Con lui nacque subito un feeling speciale che ci legò indissolubilmente. – racconta – Mi ha insegnato l’importanza di mantenere uno spirito giovane e di impegnarmi con tutte le mie forze in quello che poi è diventato non solo il mio lavoro, ma il mio ossigeno Non saprei stare senza musica, senza studiarla e crearne». Anche Roberto Ciotti è stato importante nella sua carriera artistica,regalandogli la visione concreta di come si rimane uomini e artisti liberi; egli deve molto anche a Gabin Dabirè, Amit Chatterjee con il quale ha condiviso note e spiritualità, Gigi Cifarelli, “la dolcezza fatta musica” e poi ancora Sergio Laccone, Walter Lupi, Andrea Apostoli e i Dunia, che fondò e che lo introdussero nel mondo della musica etnica e world.
Fra i musicisti che continuano a stupirlo figura Peter Gabriel: «Artista immenso da cui mi piacerebbe apprendere – dice – Non ho avuto occasione di conoscerlo, però anni fa partecipai ad una produzione francese che ricevette i suoi complimenti: il fatto che avesse ascoltato e ne fosse rimasto colpito, per me fu una grande soddisfazione».
Complessivamente quarant’anni di musica ed esperienze.«Mi sento – conclude – come un nobile combattente, amante della sottile bellezza, divertito, ma forte e coraggioso, pronto a donare musiche e testi come inni d’amore tra cielo e terra, fra palco e platea. Insomma, un artigiano del suono, annuso atmosfere e regolo lo scorrere del tempo sospeso, provando a darmi al pubblico, possibilmente come una pioggia che scuote con fulmini e tuoni provocando momenti di magia».