Se si uccidono sette volontari e si parla di “incidente”…!
“Oh scusate! È stato un incidente!” Può bastare questa risposta dopo un bombardamento che ha ucciso a Gaza sette operatori umanitari? Cioè persone che da tutto il mondo sono arrivate a lavorare per alleviare le sofferenze di un popolo vittima di uno stillicidio continuo, che finora ha portato alla morte di decine di migliaia di persone. Soprattutto donne e bambini inermi? Quella risposta non può bastare, come non possono bastare le inchieste che lo stesso esercito israeliano, che ha causato quei morti, dovrebbe condurre per far luce sui propri misfatti. O sulle uccisioni di decine di medici e infermieri. Inchieste inutili che non portano a nulla, come quelle aperte sull’uccisione di decine di persone che stavano solo recandosi a procurarsi il cibo per sé e per i propri cari. È vero che Israele è stato vittima di un feroce attacco terroristico il 7 ottobre scorso da parte di Hamas, ma è anche vero quell’atto è solo uno dei tanti episodi che si susseguono da oltre 70 anni e che, stando così le cose, lascia immaginare che le ritorsioni non finiranno mai. Vi sono, poi, strategie segrete, che non vengono certo svelate, che coprono atti e decisioni spesso inquietanti, che coprono interessi e tattiche che le gente non potrà mai sapere ma che hanno unico scopo: convincerci che le guerre sono giuste. No, le guerre possono essere giustificate ma non sono mai giuste. La morte di un uomo non vale la sua libertà, a meno che non sia lui stesso a sceglierla liberamente.
Quello che sta accadendo a Gaza è intollerabile. Ha il tenore di una decimazione, se non vogliamo chiamarlo genocidio, perché sono molti gli israeliani che, da quando si è aperto il conflitto, sostengono che i palestinesi devono andare via e lasciare per sempre quella regione a Israele. E di fatto stanno attuando questa strategia in Cisgiordania, dove vive gran parte della popolazione palestinese, e dove gli israeliani continuano a creare insediamenti in casa d’altri con la mira di impossessarsi, a poco a poco, di tutto il territorio. Gli israeliani ortodossi, gli integralisti, che ora guidano il governo e che con gli integralisti di tutte le altre religioni condividono l’intolleranza, la giustificazione della propria violenza, l’idea della propria superiorità, giustificano apertamente questo loro comportamento con i fondamenti della rivelazione: è stato Dio stesso ad affidare loro quella terra e hanno diritto a prendersela in ogni modo.
In questo caso, come in molti casi di integralismo, si strumentalizza la fede per scopi politici e materiali. Lo fanno i terroristi islamici nei confronti dei fedeli delle altre religioni, gli integralisti induisti che a loro volta perseguitano le minoranze islamiche, gli integralisti israeliani nei confronti dei palestinesi che, a detta di molti loro capi “sono un popolo inesistente”, e così via. Intanto gli Stati dell’Occidente evoluto sostengono che la soluzione è nei due stati sovrani separati, ma non hanno fatto mai niente, per decenni, perché questa decisione, sancita dall’Onu, venisse rispettata. Ecco che qualsiasi risposta oggi è segnata dall’impotenza. Anche di fronte all’uccisione di volontari che si limitavano a garantire il cibo a un milione e mezzo di palestinesi che stanno letteralmente morendo di fame e che – questo va chiarito una volta per tutte – se non ci fosse l’ostinato impegno di tante istituzioni che si occupano di loro, sarebbero già morti.