La fraternità per umanizzare la democrazia
Le proposte emerse dal quinto incontro del corso di formazione organizzato dall’ufficio diocesano per la Cultura
L’ufficio diocesano Cultura ha recentemente proposto il quinto incontro del corso di formazione intitolato: “L’umanesimo europeo per la fraternità dei popoli”.
L’appuntamento sul tema “La fraternità per umanizzare la democrazia”, si è svolto venerdì 5 aprile, nella parrocchia S. Roberto Bellarmino. Gli incontri sono curati da don Antonio Rubino, vicario episcopale per la Cultura, e sono guidati dal prof. Lino Prenna, docente universitario.
Fede, democrazia e fraternità
Come ha ricordato il prof. Prenna in apertura: “Partendo dalla precisazione del rapporto tra fede e democrazia, il papa analizza il legame tra il senso della fede e il significato della democrazia: c’è una distanza abissale. La fede è enunciazione di una verità. La democrazia è esercizio di una opinione”. La fraternità si inserisce in questo discorso come una categoria politica, figlia della Rivoluzione francese. La democrazia, invece, è il sistema migliore per promuovere l’umanizzazione della società.
Una lettura politica della parabola
del buon samaritano: la prossimità
Il relatore ha proseguito ricordando l’assenza di una definizione chiara della fraternità negli scritti di papa Francesco. Infatti, ha affermato: “Il papa è allergico alle argomentazioni teoriche; uno dei quattro principi che devono presiedere alla costruzione della società è che la realtà è superiore all’idea; non contano le teorizzazioni. In base a questo principio, il papa spiega il concetto di fraternità attraverso la parabola del buon samaritano”. E, leggendo il paragrafo 66 dell’enciclica “Fratelli tutti”, ha aggiunto che la parabola “è un testo che ci invita a far risorgere la nostra vocazione di cittadini del nostro Paese e del mondo intero, costruttori di un nuovo legame sociale”.
Due sono le tipologie dei personaggi presenti nella parabola: quelli che si fanno carico del dolore e quelli che vanno oltre con indifferenza. C’è una distinzione chiara: chi si fa prossimo e chi si allontana. Alla luce di ciò, il prof. Prenna è giunto a dire: “La prossimità serve a definire la fraternità. Non è vicinanza fisica, temporale, etnica, religiosa. Ma è il contrario, ecco il paradosso del Vangelo: il samaritano è uno straniero, un pagano; l’unico che si occupa di quell’uomo è uno straniero; gli uomini di chiesa passano oltre, lo straniero rimane”.
Ospitare, accogliere, assistere, curare e amare
Se la fraternità è sinonimo di prossimità, anche altre parole sono utili per comprendere il significato profondo di questo essere fratelli. Proseguendo nella sua esposizione, il relatore ha citato i temi dell’ospitalità e dell’accoglienza: “Storicamente la fraternità del samaritano è stata esercitata nell’ospitalità e nell’accoglienza dell’altro”. Subito dopo quelli dell’assistenza e della cura, per concludere su quello dell’amore: “La forma compiuta della fraternità è, in assoluto, l’amore. Come afferma il papa al numero 92 dell’enciclica: La statura spirituale di un’esistenza umana è definita dall’amore, che in ultima analisi è «il criterio per la decisione definitiva sul valore o il disvalore di una vita umana». L’amore si estende al di là di ogni frontiera ed è alla base di ciò che chiamiamo fraternità e amicizia sociale. Ritorna la valenza politica della parabola del buon samaritano. Papa Francesco definirà l’amicizia sociale come amore politico”.
Fraternità, libertà e uguaglianza
Le riflessioni si sono spostate, dunque, sulle modalità attraverso le quali la fraternità umanizza la democrazia. Il prof. Prenna ha spiegato che “Francesco recupera la definizione integrale di democrazia (basata su libertà, uguaglianza e fraternità) e dice che, mentre le democrazie moderne hanno sviluppato i diritti di libertà e richiamato i doveri di uguaglianza, hanno trascurato del tutto la fraternità. La democrazia deve completarsi con la fraternità, la quale ha qualcosa di positivo da offrire alla libertà e all’uguaglianza”.
La destinazione universale dei beni
Le ultime battute del relatore sono servite a chiarire il concetto di “destinazione universale dei beni”. Offrendo un’analisi acuta, ecco quanto ha riferito: “In passato, a partire dall’enciclica sociale “Rerum Novarum”, la difesa della proprietà privata è stata quasi un assoluto: l’affermazione del diritto di ciascuno di avere qualcosa di suo, di proprio; nella proprietà, infatti, ciascuno avrebbe potuto realizzare se stesso. Ma già Leone XIII parla della funzione sociale della proprietà: il possesso delle cose non è mai esclusivo, non è mai soltanto per me, in qualche modo è per tutti”.
E ancora, arrivando al pensero di papa Francesco, il relatore ha aggiunto: “Papa Francesco non mette al primo posto il diritto di proprietà, ma la destinazione universale dei beni. La terra è di tutti e il diritto alla proprietà privata rimane come esito di una giustizia distributiva”. E, citando Antonio Rosmini, ha proseguito: “La giustizia materiale è dare a tutti la stessa quantità. La giustizia formale è dare secondo i bisogni di ciascuno. Chi ha poco deve avere di più e chi ha molto non deve avere niente, così si realizza l’uguaglianza”.
Il prossimo incontro
Il prof. Prenna ha concluso annunciando che il prossimo incontro del corso di formazione tratterà il tema: “Globalizzazione economica e giustizia sociale”. L’appuntamento è per il 16 maggio, con inizio alle ore 18 e ingresso da via San Roberto Bellarmino.
Per qualunque informazione si rimanda al sito dell’ufficio di pastorale della Cultura: http://cultura.diocesi.taranto.it/