Incidente sul lavoro

Esplosione centrale idroelettrica nel bolognese, Deandri (Anmil): “Scommettere sulla sicurezza e smuovere le coscienze di tutti”

foto Ansa-Sir
11 Apr 2024

di Gigliola Alfaro

Tre morti, quattro dispersi e diversi feriti: sono le vittime dell’esplosione alla centrale idroelettrica dell’Enel Green Power di Bargi sul lago di Suviana, una delle più potenti dell’Emilia Romagna, avvenuta il 9 aprile. Subito, appresa la notizia, l’arcivescovo di Bologna, card. Matteo Zuppi, impegnato a Roma, e la Chiesa di Bologna hanno espresso “vicinanza e cordoglio” alle famiglie delle vittime, alla comunità di Camugnano, e hanno assicurato preghiere per i morti, per i feriti e per i dispersi. L’arcivescovo ha reso presente la sua vicinanza anche attraverso le telefonate che il vicario generale per la Sinodalità, mons. Stefano Ottani, ha fatto a Marco Masinara, sindaco di Camugnano, e a don Emanuele Benuzzi, parroco di Castel di Casio, esprimendo la partecipazione e offrendo e la disponibilità per qualsiasi tipo di bisogno, sostegno e necessità.

L’ennesimo gravissimo si aggiunge alla drammatica lista di infortuni lavorativi, un fenomeno che non accenna a diminuire, come rilevato dagli Open Data Inail, i cui dati evidenziano che in Italia nei soli primi 2 mesi del 2024 le denunce d’infortunio sono state 92.711, aumentando del 7,2% rispetto allo stesso periodo del 2023. Allo stesso modo, le denunce dei casi mortali, sempre nel periodo gennaio-febbraio, sono passate da 87 nel 2023 a 105 nel 2024 (+20,6%). Anche in Emilia Romagna la situazione risulta analoga rispetto al quadro nazionale: nel bimestre gennaio-febbraio 2024 gli infortuni registrati risultano essere 11.820, ovvero ben 577 rispetto all’anno scorso, mentre i mortali sono passati da 8 a 9. Questi numeri, tra l’altro, ricorda l’Anmil (Associazione fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro), sono inferiori rispetto alla realtà, poiché non contano circa 2 milioni di lavoratori che mancano all’appello dell’Istituto in quanto assicurati con altri enti, oltre a tutto il lavoro sommerso. Abbiamo sentito il vice presidente nazionale dell’Anmil, Emidio Deandri, sulla tragedia nel Bolognese.

foto Ansa-Sir

Una nuova tragedia ieri a Suviana…

Sì, un’enorme tragedia ieri a Suviana e neppure l’unica. Ieri, infatti, oltre a Vincenzo Franchina, Mario Pisani e Pavel Petronel Tanase, morti sul colpo nell’esplosione, i dispersi e i feriti alla centrale idroelettrica, un operaio è morto folgorato mentre era al lavoro in un cantiere stradale sulla Taranto Avetrana, non lontano dalla periferia del capoluogo jonico. Tra l’altro, colpisce per quanto riguarda l’incidente nel Bolognese è che si tratta della centrale più grande in Emilia-Romagna caratterizzata dall’innovazione per il settore energetico. E oramai sono residue le speranze di trovare in vita i dispersi.Quanto accaduto alla centrale è un dramma che colpisce le vittime e le loro famiglie, direttamente, ma anche tutta la collettività. Continuiamo a parlare di messa in sicurezza, di creare nuove figure come Rspp e Aspp, ispettori, ma la cultura della sicurezza deve partire da tutti quanti noi, anche noi dell’Anmil dobbiamo continuare a dare il nostro contributo. Queste tragedie affliggono il cuore non solo di chi le vive in prima persona, ma anche di tutti i lavoratori e le lavoratrici e di tutti noi. Mi ha colpito che tra le vittime ci sia un operario di oltre 70 anni: vuol dire che noi davvero siamo lontani dal rispetto della vita umana. Pensare di far lavorare una persona di oltre 70 anni è un’assurdità. Bisogna rivedere le normative sulle pensioni, rivedere tutto il parametro lavorativo.

Come accennava prima, tra l’altro, la centrale idroelettrica si distingue per l’innovazione…

Assolutamente, in un luogo come quello non ci aspetteremmo tragedie come quella che è avvenuta. Eppure, è successo, come anche capita che muoiano operai in cantieri cadendo dall’alto, altri restano schiacciati. Come sempre, per l’incidente a Suviana aspettiamo che la magistratura faccia chiarezza di quello che è avvenuto, ma abbiamo l’amaro in bocca perché contiamo nuove vittime sul lavoro e qui è ancora peggio perché in un sistema innovativo, come la centrale che doveva produrre energia elettrica alternativa e rispondente, quindi, a una logica di nuovi stili di vita più sani, non dovrebbe succedere un incidente di questa portata e con tanti lavoratori che hanno perso la vita. Come sempre noi, come Anmil, saremo al fianco delle famiglie delle vittime e ci costituiremo parte civile nel processo.

I dati Inail rispetto ai primi mesi dell’anno non sono confortanti…

Ogni giorno contiamo purtroppo tre o quattro morti al giorno, non riusciamo a stroncare questo trend. Di fronte a questi lunghi elenchi di incidenti mortali, siamo convinti che la svolta possa venire se tutti i soggetti interessati, dai politici agli imprenditori, ai lavoratori, alle parti sociali, alle associazioni di settore, si mettono insieme per capire come uscire da quest’impasse e fare qualcosa di buono per tutti. Non dimentichiamo, poi, che questi tragici incidenti hanno pesanti costi per tutta la collettività. Se pensiamo che le morti sul lavoro e gli infortuni in generale pesano dal 3 al 6% sul Pil, se si abbassassero del 15-20% questi incidenti e le morti sul lavoro avremmo effetti più positivi di una manovra finanziaria, con risvolti positivi su tutta la Nazione.
Occorre scommettere tutti insieme sulla sicurezza. E non bastano neppure più solo i controlli: bisogna smuovere le coscienze di tutti. E quando vediamo le statistiche degli infortuni e dei morti non restare solo ai numeri che sono asettici, ma pensare che dietro ci sono volti e per questo impegnarci davvero perché non succeda più.

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