Monsignor Savino, vicepresidente Cei: la politica per il cristiano è arte mistica
Monsignor Francesco Savino, vicepresidente della Conferenza episcopale italiana, è intervenuto al convegno “Servono ancora i cristiani in politica?”. Del convegno, svoltosi nella sala Resta della Cittadella delle imprese, per iniziativa di Gianni Liviano, ci siamo già occupati. Ora riportiamo di seguito l’intervista che l’arcivescovo di Cassano allo Jonio ci ha concesso.
I cristiani in politica sono ancora utili e in questo momento che il papa lancia continui appelli alla pace, non ci si dovrebbe aspettare qualcosa di più?
Non è una questione di utilità. Se interroghiamo la storia, riscontriamo tutto un pensiero di contesto democratico cito Dossetti, La Pira, o anche Lazzati: essi esprimono un pensiero politico e indubbiamente anche un agire politico dei cattolici. Il problema è che questo impegno in politica non va assolutamente vissuto con delle nostalgie verso quello che era il partito dei cattolici. I politici cattolici nella storia sono come l’anima del corpo: un principio di energia. Piuttosto: il problema è che in politica non bisogna adeguarsi alle solite logiche mondane. La politica, diceva un grande teologo, Johann Baptist Metz, la politica è “mistica arte”, quindi è servizio, un’alta forma di carità. Ci vuole, a mio avviso, una presenza dei cristiani in politica, mettendo insieme Vangelo, quindi fedeltà alla sacra scrittura, e fedeltà alla storia. Dobbiamo recuperare anche tutta l’esperienza del Concilio, mi riferisco alla costituzione “Gaudium et spes”: il cristiano gioisce con il mondo, soffre con il mondo, marcando una differenza, perché in certe posizioni non si può cedere assolutamente alle solite lobby di potere.
C’è una questione morale che sta attraversando la politica. I cristiani non ne sono esenti.
La questione morale attiene ai singoli cittadini, ma certamente chi svolge attività politica è chiamato ad esprimere ancora di più quella che è la propria responsabilità etica della propria presenza. Qui cito un autore che penso vada recuperato: Enrico Berlinguer. Egli diceva che la questione morale si pone quando i partiti, o i movimenti e le associazioni, occupano tutte le istituzioni. Rispetto a certe questioni, la politica non deve cedere assolutamente alle lusinghe del potere. Qui è in gioco una responsabilità individuale. Io dico che il cattolico in politica deve essere una stella polare perché deve sentirsi maggiormente responsabilizzato dal fatto che ha una fede, che crede, crede in Cristo e nel suo Vangelo. E il Vangelo non può esser tradito neppure in politica.
E con la guerra come la mettiamo? La politica non si sta mostrando all’altezza e le parole di Papa Francesco cadono nel vuoto.
Il problema della guerra è che ubbidisce sempre a logiche di riposizionamento geopolitico. È di fatto una questione di potere. E quando facciamo prevalere il potere, sia a livello personale, sia a livello istituzionale, sia a livello di “gruppi” succede che essa ci distrugge, ci logore, ci induce a compromettere anche le coscienze, i nostri valori e, in questo caso, anche la tradizione del pensiero cattolico democratico. Occorre uscire da questo guado.