Ex Ilva: si faranno i forni elettrici
Sul piano si tratta… aspettando i privati
Il confronto tra governo e sindacati a Palazzo Chigi ha delineato una prospettiva del nuovo piano industriale per l’Ex Ilva di Taranto, destinato a completarsi nel 2027. Esso prevede sia la ripresa della produzione nei primi due altoforni, 1 e 2, attualmente fermi e la costruzione di due forni elettrici, nell’ambito dei programmi di transizione ecologica. Non è previsto, nel piano industriale, il rifacimento dell’Afo 5, la cui rimessa in marcia richiederebbe comunque anni, mentre sono anche esclusi esuberi.
La pianificazione prevede, quindi, la costruzione di due forni elettrici, con l’avvio dei lavori nel 2025, e l’entrata in funzione nel 2027, mirando a produrre 4 milioni di tonnellate di acciaio annue, per un totale di 6 milioni di tonnellate l’anno nel sito tarantino. Tuttavia, l’autorizzazione del piano contempla una produzione potenziale di 8 milioni di tonnellate. Mentre oggi gli impianti viaggiano a ritmo ridottissimo, producendo circa 1,6 milioni di tonnellate.
Per garantire la continuità produttiva saranno destinati oltre 150 milioni di euro già stanziati dai commissari, con la possibilità di ulteriori 150 milioni, accanto ai 320 milioni del prestito ponte, per il quale si attende entro un mese e mezzo, l’ok dall’Ue, per un totale di 620 milioni di euro entro il 2025.
I commissari assicurano la stabilità occupazionale per tutti i dipendenti.
Prossimo appuntamento fissato per il 7 maggio nella sede di Confindustria a Roma.
I potenziali acquirenti
Nella seconda metà di maggio sono state programmate visite presso gli stabilimenti ex Ilva di società che hanno manifestato interesse per l’acquisto. Lo ha detto – secondo quanto si apprende da fonti sindacali – il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, durante l’incontro tra governo e sindacati a palazzo Chigi.
“Noi non abbiamo nessuna volontà – ha detto il segretrio generale della Uilm Rocco Palombella – di negoziare un ulteriore accordo, quello del 2018 definisce la difesa occupazionale di migliaia di lavoratori oggi in amministrazione straordinaria. Se l’ispirazione del piano è presentarla all’Ue per ricevere il via libera al finanziamento ponte è una cosa che devono fare loro e di cui devono prendersi la responsabilità”. Per Fernando Uliano, segretario generale della Fim: “ci è stata prospettata un’operazione rispetto a Afo 4 a renderlo capace di produrre quanto più possibile e cerca di rimettere in sesto Afo 1 e Afo 2, ma rispetto ad un piano industriale che si occupa di arrivare ad un obiettivo di 6 milioni di tonnellate e che dia prospettive, abbiamo chiesto un ulteriore approfondimento”.
Al tavolo erano presenti i sindacati Fiom-Cgil, Uilm-Uil, Ugl metalmeccanici e Usb. Per il governo, oltre a Urso, il ministro del Lavoro e delle politiche sociali, il ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Calderone, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, in videocollegamento, e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano.