Don Andrea, nuovo assistente regionale Agesci, ci spiega la vitalità del movimento
Don Andrea Mortato, parroco del SS. Crocifisso di Taranto, è il nuovo assistente ecclesiastico regionale dell’Agesci, l’associazione che in Italia persegue gli ideali dello scoutismo ideato da Baden Powell. Lo ha nominato la Conferenza episcopale pugliese col nulla osta dell’arcivescovo Filippo Santoro. Con don Andrea abbiamo scambiato alcune battute a proposito del suo nuovo incarico.
Questa scelta compiuta dalla Conferenza episcopale pugliese non arriva a caso. Lei, infatti, proviene proprio dal mondo dello scoutismo.
Sì, sono nel mondo degli scout da quando avevo sette anni. Ho iniziato il mio percorso da bambino al Carmine, poi ho continuato da capo scout alla Madonna della Fiducia; come viceparroco, ero assistente del gruppo “Taranto 12”. Proprio in quel periodo sono stato scelto per partecipare a due grossi eventi internazionali, due raduni mondiali degli scout, i Jamburee, in Giappone nel 2013 e in Nord America nel 2019. Poi, tornato dall’America, son venuto qui in parrocchia, ma già al ritorno dal Giappone, il comitato regionale mi aveva chiesto una collaborazione per tutta la fascia d’età 11-14 anni. Adesso, durante l’estate, mi è arrivata questa richiesta dall’arcivescovo e dall’assistente regionale uscente.
La realtà degli scout a Taranto e Puglia è sempre stata importante, con i suoi 143 gruppi e oltre 11.200 aderenti.
Sicuramente è un movimento che oggi attira ancora tantissimi giorni. Un’idea antica, poiché il fondatore Baden Powell non è certo un uomo che vive i nostri giorni, ma che continua a coinvolgere in un modo sempre nuovo le generazioni anche attuali.
Qual è la forza dello scoutismo?
La bellezza di vivere un percorso che ti aiuta a riscoprire te stesso; che alimenta la capacità di ritrovare te stesso in un cammino che non nasce come un cammino puramente cristiano, ma sicuramente con una ricerca di Dio fonte di ogni nostra attività. In Italia, a differenza di quanto avviane in altri paesi, vi è una caratterizzazione cattolica del movimento, presente già nella denominazione dell’associazione: Associazione guide scouts cattolici italiani.
Come mai lo scoutismo in Italia ha questa connotazione e quanto questa consente ai ragazzi di oggi di percepire i valori ella fede?
Sicuramente quella proposta dall’Agesci è una modalità diversa di vivere un percorso di fede. Non possiamo dire che tutti i nostri ragazzi sono dei ferventi cristiani, così come anche tanti dei nostri capi, perché c’è un’esperienza di fede vissuta all’interno di quello che papa Francesco inserirebbe nell’enciclica “Laudato si’”: nel rapporto rapporto con il creato e la bellezza di quanto ci è intorno. Il vivere il contatto con la natura, che è il perno dello scoutismo e forse la chiave per poter scorgere quella presenza di Dio che tante volte, in un cammino di fede vissuto nelle nostre città, dove siano circondati solo da palazzi a abbiamo spesso la difficoltà di alzare gli occhi verso un tramonto, verso un’alba o verso un cielo stellato, diventa difficile. Invece nei nostri campi il contatto con il creato diventa lo splendore del “buonanotte”, forse la chiave giusta per poter scoprire quel Dio che è presente in ogni cosa intorno a noi.
Questo incarico comporterà un ulteriore impegno per lei.
Sicuramente sì. Io però ho premesso, dando il mio consenso a rendermi disponibile, che sicuramente la mia priorità è la parrocchia, la comunità che servo, ma sicuramente svolgerò in pieno questo servizio che mi è chiesto. Ho la fortuna, in questo senso, di avere, per quest’anno, la provvidenziale presenza in parrocchia di don Marco Morrone. Io ho potuto dire il mio sì avendo la certezza della presenza accanto a me di una persona che sicuramente mi consentirà di potermi allontanare quando sarà necessario.