Inaugurato il Mudit, museo che raccoglie e propone la memoria dei tarantini illustri
Col taglio del nastro da parte de sindaco Rinaldo Melucci e la benedizione dell’arcivescovo Filippo Santoro è stata inaugurato il Mudit, il Museo degli illustri tarantini, allestito nel tratto della Masseria Solito sopravvissuto alla cementificazione selvaggia del suolo cittadino, in via Platea. A circa dodici anni dall’avvio della campagna, condotta da un gruppo di intellettuali, riunitisi poi attorno al Centro studi Cesare Giulio Viola e soprattutto dal quotidiano cittadino “Corriere del giorno” che impedì la demolizione e avviò una battaglia a sostegno della salvaguardia della masseria, l’idea di dedicare il ristrutturato fabbricato alla memoria dei tarantini illustri, diventa ora una realtà.
Il Mudit, che è stato visitato da tanti operatori culturali, rappresentanti politici e semplici cittadini, vuole diventare un punto di riferimento per attività e incontro, disponendo di una sala attrezzate per visionare le schede realizzate con il contributo di tanti studiosi volontari, di una sala biblioteca munita di computer, una piccola sala conferenza e un bar. Il Mudit sarà gestito dalla Cooperativa Museion, che gestisce tante altre strutture analoghe, che si è aggiudicata il bando insieme con la ditta che ha eseguito i lavori di ristrutturazione.
Rivolgendosi al numeroso pubblico presente, l’arcivescovo Filippo Santoro ha sottolineato l’importanza di un progetto che valorizza la vita delle persone che hanno dato lustro e hanno approfondito la riflessione sulle circostanze storiche in cui Taranto vive. “L’aspetto più significativo – ha detto – è proprio quello di coltivare la memoria e di mantenerla come un’eredità preziosa per i nostri posteri. Io, inoltre, sono stato interpellato dal Centro di cultura proprio perché c’è una sezione che riguarda i religiosi illustri della nostra città, che quindi riconosce il valore della fede, della vita cristiana, della cultura, della tradizione cristiana, di tutto quel complesso che dà significato, luce all’esistenza. Perciò è molto importante un luogo come questo”. “La cultura – ha aggiunto – non è qualcosa di impalpabile, ma che si deve poter vivere e toccare, nei libri nei documenti ma anche in luoghi come questi che sono segni di un passato, di una ricchezza della tradizione che tocca e sostiene le ragioni della speranza in questo tempo difficile che stiamo vivendo. Ma luoghi come questo dimostrano che non siamo spesi nel nulla. La vita a Taranto ha retto anche grazie al ruolo della cultura, e anche questi momenti difficili noi riusciremo a sostenerli”.
Il sindaco Melucci ha affermato, da parte sua:
“Vorremmo che questo museo fosse qualcosa di vivo, che trasmette ai giovani di questa comunità un senso rinnovato di appartenenza alla città e alle cose grandi che prima di noi sono state fatte. Poiché siamo stati una città che ha fatto grandi cose e che ora sta recuperando il suo smalto grazie anche a tanti soggetti e istituzioni. Verrebbe da dire: tenete stretta questa struttura perché sia viatico per una comunità migliore. Un luogo della città, per la città che vuole raccontare una comunità diversa, più coraggiosa specie ai nostri giovani”.
Dopo gli interventi dell’assessore alla Cultura, Fabiano Marti, e del presidente del centro Viola, Enrico Viola, vi è stato un intervento musicale degli allievi del Conservatorio Paisiello. In serata, concerto organizzato dall’Orchestra della Magna Grecia.