Scalo Grottaglie: l’aeroporto non decolla e per Leonardo nuove nubi all’orizzonte
Intanto Melucci scrive al ministro per chiedere una conferenza dei servizi
Grottaglie e il suo scalo aereo continuano a incrociare, a quanto pare, destini incerti. Da un lato c’è l’azienda, la Leonardo, che realizza le fusoliere per Boeing, ma che non riesce né a stabilizzare la produzione né a diversificarla. Dall’altro c’è il scalo vero e proprio: l’aeroporto che ormai da mezzo secolo non ha collegamenti, tranne piccole parentesi insignificanti, e voli non di linea. Ci sarebbero poi i programmi per i voli suborbitali, ma stralciamo questo argomento non ritenendolo per ora sufficientemente interessante.
Aeroporto Marcello Arlotta
Cominciamo proprio dall’aeroporto che, come è noto a chi si occupa di queste cose, è interessato a lavori di rifacimento della stazione, finanziati con 9 milioni di euro, ma che non può contare su una riapertura a un traffico regolare. Interviene proprio oggi sulla questione Rinaldo Melucci, in qualità di presidente della Provincia, con una lettera al ministro dei Trasporti Silvani. Che nei giorni scorsi è stato a Taranto per dare il suo imprimatur all’inaugurazione del cantiere per l’officina/deposito della BRT. Melucci chiede a Salvini un immediato incontro a Roma finalizzato all’avvio di una Conferenza di servizi per dare finalmente attuazione alla “continuità territoriale” dell’aeroporto “Marcello Arlotta” di Taranto-Grottaglie. Il fine ultimo è rendere attivo lo scalo con l’attivazione dei voli di linea, esigenza avvertita da tutta la comunità ionica.
“L’inoperatività, a riguardo, del gestore Aeroporti di Puglia – scrive Melucci – penalizza fortemente questo territorio e il suo sviluppo sociale, industriale e turistico, in contrasto con le regole sulla mobilità passeggeri che, secondo l’art. 82 L. 289 del 27.12.2002, in conformità alle disposizioni di cui al regolamento (CEE) n. 2408/92 del Consiglio del 23 luglio 1992, indicano lo scalo di Taranto tra quelli di “continuità territoriale” ”.
Melucci ha, inoltre, ricordato che la Regione Puglia di recente ha richiesto la delega alla Conferenza dei servizi solo per l’Aeroporto “G. Lisa” di Foggia, considerato aeroporto regionale, e non ha fatto cosa analoga per il “M. Arlotta” valutato scalo nazionale per la sua importanza a livello strategico.
La Regione, vuole dire Melucci, continua a snobbare lo scalo di Grottaglie, e questo anche dopo le promesse fatte dal presidente Emiliano al sindaco di Grottaglie in campagna elettorale e, più recentemente, in occasione della presentazione dei lavori in quel Municipio.
Ricordiamo che l’aeroporto Marcello Arlotta di Grottaglie era scalo dei voli Ati e che nel 1973 venne temporaneamente chiuso solo per i lavori di allungamento della pista, per consentire l’atterraggio di aerei di linea più grandi. Ma, temporaneamente trasferiti a Brindisi, i collegamenti non tornarono mai più a Grottaglie. Furono fatti alcuni tentativi di riapertura, in particolare nel 1986, con la minuscola compagnia privata Alinord, che però venne ostacolata in tutti i nodi e dovette arrendersi.
Leonardo
Sul fronte industriale, nell’area aeroportuale venne realizzato, con i soldi della 181, lo stabilimento Atitech, a partecipazione pubblica, per la “cura” degli aerei Mcdonnel Douglas, ma dopo un unico intervento, l’attività cessò e venne riconsegnata allo Stato. Che inventò lo stabilimento Alenia, poi Leonardo. Accadde che la Boeing, con voglia di espandersi ma con costi di manodopera enormi, decise di chiudere alcuni stabilimenti negli USA, licenziando 3.000 dipendenti, e distribuendo le lavorazioni in vari Stati, tra cui Italia e Giappone. Ma a patto che gli investimenti nazionali fossero finanziati dagli Stati. Così avvenne, e siccome vi era necessità di una pista molto più lunga, di circa 3.000 metri, per consentire l’atterraggio dei Dreamliner, si scelse Grottaglie per un preciso motivo: l’era l’unico sito disposto a farsi violentare, sprecando ettari di campagna e 5.000 ulivi.
A Grottaglie si fabbricano solo fusoliere in materiale plastico e, nonostante piani e promesse, non vi è sicurezza produttiva e nessuna diversificazione. Se domani il colosso americano decidesse di interrompere la produzione dei suoi discussi 787, lo stabilimento di Grottaglie non avrebbe futuro.
L’allarme produzione
Un messaggio di allarme a tutta la comunità a seguito delle notizie emerse sulla stampa riguardanti la profonda crisi che impatta Boeing, unica committente della Leonardo Aerostrutture, lo hanno lanciato i lavoratori metalmeccanici che hanno tenuto un’assemblea all’esterno dello stabilimento con le segreterie di Fim-Fiom-Uilm. Presenti i rappresentanti delle istituzioni locali e regionali (non quelli dell’azienda) che hanno solidarizzato con le legittime preoccupazioni dei dipendenti impegnandosi a sollecitare l’azienda (che vede il MEF come azionista di maggioranza) sul mantenimento degli impegni presi riguardo alla solidità di prospettive dello stabilimento.
Le preoccupazioni sono alimentate dall’uscita di un nuovo piano produttivo “Z60” inviato dalla Boeing che prevederebbe una riduzione delle consegne al cliente generando un aggravio dell’insaturazione del sito. I sindacati perciò sollecitano un incontro alle istituzioni amministrative.
“Sarebbe utile e opportuno che tale confronto, tra la Regione Puglia e le organizzazioni sindacali, avvenisse anche alla presenza della Leonardo Spa (come mai avvenuto in passato, nonostante le nostre continue sollecitazioni)”. Scopo: “mettere a fattor comune, tra tutte le parti coinvolte, lo stato dei contratti di programma messi a disposizione nei confronti della società e le reali ricadute su tutti i lavoratori del perimetro Leonardo”. “Resta inteso che, se la Leonardo dovesse continuare a sottrarsi al confronto con le scriventi, decideremo con i lavoratori le azioni sindacali da intraprendere”.